MONDO

Carovana Chiapas

El Sur Resiste. Carovana contro le grandi opere nel sud del Messico

La carovana El Sur Resiste sta attraversando gli Stati del sud/sudest messicano in protesta contro il Corredor Interoceánico e il Tren Maya, due progetti che minacciano la terra, l’acqua e l’aria di queste terre e quindi la sopravvivenza di chi le abita

Dal 25 aprile al 5 maggio una carovana di circa 200 persone sta attraversando gli Stati del sud/sudest messicano interessati dai due megaprogetti di punta del presidente Andres Manuel López Obrador: il Corredor Interoceánico e il Tren Maya. Nelle varie tappe incontrerà le comunità e le organizzazioni in resistenza, che in modi diversi si oppongono alla sottrazione di terre, alla devastazione di modi di vita, al saccheggio di risorse. L’attuale governo, che ha iniziato il proprio mandato nel 2018, sta pianificando una riconfigurazione territoriale del sud del Messico, venduta come parte della cosiddetta quarta trasformazione (4T), ovvero il supposto abbandono del neoliberalismo da parte della politica messicana. Ma come denunciano le comunità in resistenza si tratta di propaganda e queste grandi opere proseguono nel solco del neocolonialismo estrattivista. L’EZLN inscrive questi processi nella “quarta guerra mondiale”, quella che il capitalismo globale muove ai danni dell’intera umanità e degli ecosistemi che abita.

I due progetti

Il Tren Maya è una linea ferroviaria che dovrebbe collegare lo Stato del Chiapas e la penisola dello Yucatan. Nei piani del governo sarà destinato prevalentemente a trasportare merci e, in parte residuale, passeggeri, soprattutto turisti attratti dalla cosiddetta Riviera Maya (Cancun, Merida, Tulum…).

Il treno sarà un’infrastruttura fondamentale non solo per i resort e per gli speculatori immobiliari, ma anche per le numerose aziende di carattere estrattivo che negli ultimi anni sono state installate nella penisola. Qui è florido il settore dell’agroindustria, in particolare con i campi transgenici della Monsanto, degli allevamenti intensivi, come il caso di Sitilpech, delle industrie forestali e del settore dell’energia, sia rinnovabile sia fossile.

Invece, il Corredor Interoceánico si configura come piattaforma logistica di collegamento tra oceano Atlantico e oceano Pacifico, un “canale secco” che si propone come alternativa al canale di Panama perché permetterebbe di ridurre i tempi di trasporto dagli USA delle merci. Oltre a una linea del treno, verrebbero costruiti un gasdotto, autostrade, parchi industriali e nuovi parchi eolici.

Quella del Corredor Interoceánico o Transístmico non è una storia nuova: lo stretto lembo di terra che separa oceano Atlantico e Pacifico è nelle mire di tutti i conquistadores che da 500 anni a questa parte colonizzano il Centroamerica.

Gli Stati Uniti in questi megaprogetti, che finanziano, vedono anche l’opportunità del controllo militare delle rotte migratorie. La militarizzazione dei cantieri, così come la domanda di mano d’opera a basso costo del nuovi parchi industriali, creeranno una barriera per le migrazioni centroamericane verso gli Stati Uniti, più facile da controllare dei 3000 km della frontiera a nord che condividono con il Messico.

Inoltre, queste due grandi opere stanno minacciando tre elementi fondamentali per la vita: terra, acqua e aria.

Terra

La distruzione delle altre vite che resistono alle logiche capitalistiche passa primariamente per l’attacco ai modi di produzione locali. È così che tutti i megaprogetti in Messico prevedono l’esproprio e la privatizzazione delle terre comunitarie, ejidos, distribuite in tutto il territorio nazionale come previsto dalla Costituzione risultata dalla rivoluzione.

Ad esempio, sul tracciato del Corredor Interoceánico per costruire i parchi industriali è prevista la sottrazione di fino a 15,7 mila ettari.

Il Tren Maya passerebbe nella selva, disboscando migliaia di ettari di uno dei polmoni verdi dell’America Latina, secondo solo alla foresta amazzonica. Ettari di terra acquisiti attraverso l’esproprio degli ejidos dei popoli Maya, che esistono e resistono ai 500 anni di conquista, mantenendo le proprie lingue, i propri modi di vita, le proprie culture.

Acqua

Nel sud/sudest messicano sono presenti ⅔ delle riserve d’acqua di tutto il Paese.

Per gli stati di Oaxaca e di Veracruz le stime del governo prevedono che la domanda d’acqua dei nuovi parchi industriali del Corredor Interoceánico sarà di 324 milioni di metri cubi l’anno, pari al doppio di tutta l’acqua consumata annualmente dalla popolazione dell’Istmo.

Invece, intere aree della penisola dello Yucatán sono caratterizzate da formazioni carsiche. Per costruirvi sopra sarà necessario alterarle permanentemente con ripercussioni a catena su intere regioni di selva e costiere.

I 324 milioni di metri cubi d’acqua annui verranno presi da acque superficiali o sotterranee? Ci sarà acqua sufficiente nella regione per far fronte a questa domanda? Altrimenti, chi avrà priorità nell’accesso, le attività industriali o quelle domestiche della popolazione locale?

Le comunità locali non possono rispondere a queste domande perché il governo e gli appaltatori non garantiscono il diritto a un’informazione completa e accessibile ai popoli interessati.

Aria ed energia

Attualmente nell’Istmo di Tehuantepec esistono 29 parchi eolici e ne sono in programma altri 8, molti di proprietà di aziende statunitensi. Il 75% di queste energia verrà utilizzata per industrie minerarie, cementerie o agroindustriali. Allo stesso tempo, le comunità locali denunciano l’insostenibilità delle tariffe della luce, tra le più alte del Messico e in diecimila persone si sono organizzate per autoriduzioni permanenti. Mentre i parchi eolici si usano per pulire i bilanci delle grandi aziende energetiche con energia pulita che compensa l’energia fossile, nell’Istmo si progetta il passaggio di un nuovo gasdotto, per commercializzare il gas estratto con la tecnica del fracking negli Stati Uniti.

La Carovana si pone l’obiettivo di articolare i percorsi di autonomia e resistenza del sud/sudest messicano, far risuonare le voci delle comunità in lotta, visibilizzare i processi di riconfigurazione territoriale e gli impatti delle grandi opere a livello locale e globale.

Accompagnano la carovana anche alcune delegazioni internazionali, da diverse geografie tra cui quelle che i compagni e le compagne zapatiste hanno chiamato Europa Insumisa. La solidarietà internazionale si dà dunque su diversi livelli, anzitutto attraverso l’interazione e  la partecipazione diretta nelle azioni che caratterizzano queste settimane, ma anche attraverso ricerche, inchieste e denunce del coinvolgimento delle aziende dei propri Paesi in questo processo di devastazione. Alcune imprese coinvolte nelle vecchie e nuove opere di estrattivismo energetico sono italiane: ENI nella nuova raffineria Dos Bocas nella costa di Tabasco ed ENEL negli sterminati parchi eolici nello stato di Oaxaca. Così come tra le appaltatrici del Tren Maya appaiono imprese francesi, spagnole e tedesche, come ad esempio Deutsche Bahn e Alstom. La lotta per la vita contro le grandi opere di morte ha bisogno di articolarsi a livello mondiale.

La Carovana EL SUR RESISTE! si concluderà negli incontri internazionali “contro il capitalismo corporativo mondiale e patriarcale” del 6 e 7 maggio nel CIDECI, San Cristóbal de las Casas, Chiapas.

Qui aggiornamenti giornalieri dalla carovana.

Per approfondire:

NON CI SARÀ PAESAGGIO DOPO LA TRASFORMAZIONE / NO HABRÁ PAISAJE DESPUÉS DE LA TRANSFORMACIÓN

Parte I: Layú Bee (Italiano) /(Originale)

Parte II: La corsa all’Istmo di Tehuantepec (Italiano) /(Originale)

Parte III: Guidixi Rucaalú (Italiano) /(Originale)

INCHIESTA sulle responsabilità delle imprese europee

Tutte le immagini dalla Carovana