ITALIA

DL. Immigrazione. Un altro passo avanti verso il razzismo di Stato

Con l’abolizione del permesso di soggiorno per “motivi umanitari” e il taglio dei fondi destinati all’accoglienza, la bozza del Decreto Legge elaborata dal ministero degli Interni, in attesa di passare al vaglio del Consiglio dei Ministri, segna un’ulteriore stretta sull’immigrazione.

La scorsa settimane alcune agenzie di stampa hanno pubblicato la bozza del DL. Immigrazione scritta dal Ministero dell’Interno. Commentare questo annuncio può essere controproducente, si può correre il rischio di favorire indirettamente la normalizzazione dell’attacco razzista che le forze di governo, in una cornice di compatibilità (solo apparentemente posta in discussione) con il sistema europeo e di continuità con il governo precedente, stanno portando avanti. Tuttavia è un rischio che bisogna correre per moltiplicare le voci di dissenso e di indignazione e per riempire di senso la nostra pratica politica quotidiana. In questa fase, occorre dare spazio all’attivismo dei molti che in forme singolari e collettive si stanno ponendo la questione del “che fare?” al di fuori dei social network. Che fare contro la “bestia” salviniana e contro il processo di demolizione dei diritti universali. Che fare per rispondere all’attacco alla mobilità intesa come libertà di movimento e mobilità sociale. Che fare quando il governo stesso nega alle persone più vulnerabili le risorse essenziali per sopravvivere.

Le testate mainstream hanno già passato al vaglio in termini fintamente neutrali la proposta di legge, ne hanno sottolineato le novità, i costi, il possibile riassetto delle politiche migratorie. Quindi sarebbe ridondante analizzare esclusivamente in termini tecnici la proposta che a breve passerà al vaglio del Consiglio dei Ministri. Al contrario, bisogna provare a inserire questa ennesima provocazione nella pericolosa situazione politica italiana che continuamente “gioca” con il diritto alla vita di migliaia di persone, senza distinguere tra migranti e stanziali.

Sicuramente la novità più rilevante di questo nuovo passaggio del vice premier sta nel fatto che il governo sembrerebbe intenzionato a legiferare immediatamente, senza perdere tempo. Prima che la piena di consenso imploda, prima che i timidi scambi del Movimento 5 stelle con una qualsivoglia “ipotesi di sinistra istituzionale” vadano più a fondo, anzi l’intento è proprio quello di alimentare l’ondata di acclamazione e bruciare ogni possibile alleanza al di fuori dello schema giallo-verde.

 

Il cambiamento più eclatante, in una situazione già feroce di guerra contro i poveri e le figure di marginalità sociale, è l’abolizione del permesso di soggiorno per “motivi umanitari”.

 

Secondo il ministro dell’Interno si tratta di uno strumento “abusato”, presente esclusivamente nella legislazione italiana e senza corrispondenti giuridici negli altri paesi europei. La protezione umanitaria, però, non è un’anomalia italiana ma un dispositivo di governance delle migrazioni che si è inserito nella fase transitoria della distruzione del diritto d’asilo. Il permesso di soggiorno per “motivi umanitari” ha svolto la funzione storica di alimentare la tendenza allo svuotamento dei diritti universali sostituiti con diritti meritori, selettivi, se non propriamente legati alla razza, al genere, al reddito e non ultimo al «potenziale di conflitto e/o supposta pericolosità sociale».

Il decreto è estremamente pericoloso perché tende a eliminare dei diritti acquisiti, da considerarsi già deboli e insufficienti di fronte alle istanze continuamente poste da chi con caparbietà e determinazione continua a raggiungere l’Europa. La riduzione a zero di uno delle poche vie di regolarizzazione della permanenza in Italia è da considerarsi criminale e va letta come ennesima tanica di benzina gettata su una questione sociale esplosiva e niente affatto pacificata.

Il Decreto Legge tende inoltre, nel quadro di un complessivo taglio dei fondi destinati all’accoglienza, a ridimensionare se non privare di senso il Sistema SPRAR, riservandolo ai soli titolari di protezione e ai minori non accompagnati. In altre parole la gran parte dei richiedenti asilo verrebbero esclusi dall’unico modello non emergenziale di accoglienza che guarda, seppure con molti problemi e inadeguatezze, all’integrazione e all’autonomia dei richiedenti asilo e dei rifugiati. E ancora nell’ambito delle procedure di richiesta di protezione, il Ministro propone di contrastare la reiterazione delle richieste di protezione e di istituire articolazioni territoriali delle Unità Dublino presso le prefetture con l’intento di “spostare” le persone contro la propria volontà in base a definizioni fittizie di “porti sicuri”, “paesi terzi sicuri”, oltre che paesi di supposto primo accesso. E infine sia lo status di rifugiato sia la cittadinanza dovrebbero diventare con questo Decreto Legge due concetti astratti, l’uno che vede ampliata la tipologia di reati che ne comportano il diniego o l’annullamento, l’altra che, sempre in nome della “sicurezza nazionale”, vedrebbe introdotte norme più severe per la concessione e addirittura la revoca.

La bozza del DL Immigrazione sembra essere l’ennesima provocazione politica e mediatica del Ministro dell’Interno. Il testo presenta palesi violazioni della dignità umana: dall’abolizione del permesso di soggiorno umanitario, alla possibilità di revocare della cittadinanza fino al trattenimento dei migranti in strutture «in disponibilità delle forze di pubblica sicurezza». Il progetto di riforma si inserisce nel solco delle ultime uscite del ministro Salvini: la gestione della nave Diciotti e il recente inseguimento dei migranti allontanantisi dal centro di Rocca di Papa sono solo i due casi più recenti di processo già avanzato di eversione razzista che mira al superamento dello stato di diritto e alla distruzione delle ultime forme di garanzia costituzionale.