ITALIA

Deputati di maggioranza: «I vertici di Anpal vanno rimossi»

Una conferenza stampa alla Camera dei Deputati con i delegati Clap di Anpal Servizi e con i parlamentari Stefano Fassina, Chiara Gribaudo e Nicola Fratoianni per chiedere la stabilizzazione immediata di precari e precarie dell’agenzia nazionale del lavoro

Unanime giudizio e unanime fermezza oggi alla Camera. Gli interventi della conferenza stampa sulla questione relativi alla stabilizzazione di precarie e precarie di Anpal-Servizi vanno tutti nella medesima direzione: «Il Presidente e il consiglio direttivo dell’azienda hanno delle responsabilità gravissime e vanno rimossi». Ad affermarlo con decisione i parlamentari Stefano Fassina (Liberi e Uguali), Chiara Gribaudo (Partito Democratico) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), le cui relazioni sono state precedentemente introdotte dall’avvocato Alessandro Brunetti e dai delegati di Clap (Camere del Lavoro Autonomo e Precario) Francesco Raparelli e Cristian Sica. «La vicenda è vergognosa e imbarazzante», hanno rincarato i deputati. «È inammissibile che alcuni impiegati Anpal non possano godere di tutele e diritti costituzionali a causa dello Stato (Anpal–servizi è società in house totalmente controllata dall’Agenzia delle Politiche Attive del Lavoro, ndr)».

 

Si tratta di una problematica in atto ormai da tempo. Ben 654 dipendenti della società guidata da Domenico Parisi, che tra l’altro si occupa di misure di sostegno al lavoro e di contrastare la precarietà, attendono da anni di essere stabilizzati.

 

Nonostante l’approvazione, avvenuta quasi un anno esatto fa, della legge 128/2019 che sanciva nero su bianco la necessità di risolvere la questione, nessun provvedimento è stato intrapreso da Anpal-Servizi.  «Ma il fatto grave è anche che vengano ridotte le libertà sindacali», fanno notare Francesco Raparelli e Cristian Sica, delegati del sindacato indipendente Clap che è da tempo in dialogo con precari e precarie della società e ha portato avanti numerose lotte e vertenze. «Anche se siamo la prima organizzazione per numero di iscritti, il consiglio direttivo di Anpal-Servizi non ci riconosce come interlocutore legittimo. Si tratta di una forte limitazione della partecipazione democratica sul luogo di lavoro».

Nel suo intervento, l’avvocato di Clap Alessandro Brunetti spiega anche come l’atteggiamento dell’agenzia costituisca una sorta di distorsione legale: «Il timore – ha detto oggi alla conferenza stampa presso la Camera dei Deputati – è che Anpal-Servizi stia cercando di applicare un’interpretazione in tutto e per tutto inattuale dell’art.19 dello Statuto dei Lavoratori, per cui solo i sindacati firmatari del contratto collettivo potrebbero trattare con le aziende. Si tratta, però, di un’impostazione già fortemente rigettata dalla decisione della Corte Costituzionale del 2013 in merito all’esclusione della Fiom dalla rappresentanza sindacale in Fiat».

 

In pratica, il datore di lavoro si starebbe scegliendo in autonomia il proprio interlocutore, al di là di quanto quest’ultimo risulti numericamente rappresentativo fra i lavoratori.

 

«È una condotta profondamente anti-sindacale che intendiamo portare all’attenzione della magistratura», concludono le Clap, annunciando dunque di aver anche intrapreso un’azione legale nei confronti del consiglio direttivo di Anpal-Servizi.

Ma, da parte del sindacato e anche dei deputati intervenuti nella conferenza stampa di oggi, l’intenzione è chiaramente quella di riuscire a risolvere il problema con maggiore speditezza e per vie politiche. «Il fatto che si debba arrivare a un procedimento giudiziario per godere di diritti costituzionali è inaccettabile», concordano Fassina, Gribaudo e Fratoianni. «Considerando tra l’altro che siamo nel pieno di un’emergenza pandemica, non possiamo permetterci di sprecare soldi pubblici in questo modo. Occorre stabilizzare i dipendenti precari subito e ritornare al più presto a mettere in campo politiche del lavoro incisive». Dal canto loro, le Clap fanno comunque sapere che non si limiteranno alla sola azione giudiziaria: mercoledì 11 novembre, infatti, è stato indetto un nuovo presidio presso il Ministero del Lavoro per ottenere un incontro con la Ministra Catalfo e far pressione affinché la situazione si sblocchi, una volta per tutte.