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Dall’assemblea nazionale popolare alle piazze: continua la protesta in Colombia

Dal 17 al 20 luglio si è tenuta a Cali la tre giorni dell’assemblea nazionale e popolare. Il 20 luglio, nell’anniversario dell’Indipendenza della Colombia dalla colonia spagnola, manifestazioni in tutto il paese contro il governo Duque, cortei e forti repressioni in diverse città

Delegazioni provenienti da diversi territori, appartenenti a diversi processi sociali del paese, si sono riunite dal 17 al 20 luglio a Cali, la capitale della Resistenza, per una tre giorni di assemblee. Tre giorni di incontri, che cominciano con il riconoscimento delle differenze e delle similitudini tra tutte le soggettività del popolo in lotta, tre giorni di condivisione della parola e di incontro. Diversi tavoli di lavoro e di riflessioni hanno accolto centinaia di persone che fraternamente hanno condiviso l’assemblea, motivate da questo meravigliosa speranza collettiva che ci fa sognare di cambiare tutto.

La diversità e la molteplicità di colori sono gli ingredienti principali di questa assemblea, Non ci sono distinzioni né preferenze, qui c’è spazio per tutti e tutte. Nell’assemblea si vive una sperimentazione del paese che ci meritiamo. Tutte le vite valgono, danno il loro apporto e si intrecciano per creare spazi sicuri, critici e potenti per ricostruire questo paese, a partire dall’amore, dalla giustizia e dalla pace. Avanza l’assemblea nazionale popolare nella Capitale della Resistenza, e con lei avanzano i popoli in lotta, determinati, liberi e con dignità.

Nella plenaria finale le voci dei popoli e delle comunità in mobilitazione hanno cominciato a definire gli orizzonti popolari della lotta e il cammino che questa primavera popolare potrà intraprendere.

Il 19 luglio, una giornata di assemblea controcorrente. Perché il governo nazionale e alcuni governi locali hanno alzato barriere e fermato le delegazioni, e hanno scritto e detto calunnie contro l’assemblea popolare, con narrazioni stigmatizzanti nei confronti dell’assemblea e delle mobilitazioni del giorno successivo, il 20 luglio.

Questo perché il partito politico al potere in Colombia vive della guerra e gode della morte del proprio popolo e dell’annichilimento della libertà; nonostante questo, migliaia di persone continuano a tessere relazioni e lottare assieme. Durante l’assemblea sono state fermate due persone sospettate di provocare disarmonia nella manifestazione e di essere poliziotti infiltrati.

Il 20 luglio, nell’anniversario dell’Indipendenza della Colombia, duecentoundici anni dopo la liberazione dalla Corona di Spagna, migliaia di persone sono tornate ancora in piazza in tante città del paese.

Non è la prima volta e sappiamo che non sarà l’ultima volta che le forze armate, i mezzi di comunicazione di massa e i poteri politici di questo paese formano una temibile allenaza per segnalare il popolo come “il nemico” e giustificare così l’uso genocida delle forze dello Stato contro i cittadini. Uccidere il proprio popolo è un antico ed orribile vizio dell’oligarchia al potere in Colombia.

In diverse città del paese abbiamo assistito allo stesso modello repressivo, con la forza pubblica che risponde allo stesso ordine, attaccare le mobilitazioni, senza rispettare le decisioni politiche dei Comuni delle varie città, né le organizzazioni per i diritti umani, né madri, bambini, persone anziane, non gli importa la vita né la cultura, né di calpestare i sogni di cambiamento e di giustizia di intere generazioni.

A Cali il 20 luglio ci sono stati ancora una volta attacchi violenti contro manifestazioni pacifiche e contro i punti di resistenza. Le aggressioni dell’Esmad e di altri corpi speciali delle forze repressive sono continuate fino a notte a Puerto Resistencia e nella zona de La Loma. La fame, il saccheggio perpetuo e l’assassinio di tanti esseri amati sono diventati la ragione della rivolta di questi tempi, e la gioventù abbandonata i nuovi comuneros. Non fermeranno questa primavera, perché la sollevazione popolare avanza come parte della vita stessa.

Il 20 luglio a Cali ci sono stati cortei da diversi punti di resistenza verso la Loma de la Dignidad, completamente pacifici, senza una vetrina rotta né un solo momento di tensione. La gente in corteo è arrivata fino alla Loma de la Dignidad dove è stato commemorato l’anniversario dei duecentoundici anni di indipendenza con un grido di resistenza, con arte e cultura, in pace, con musica, poesie, pentole comunitarie e speranza. Partecipavano in pace donne, bambini, cani e gatti, nonne, nonni, piccoli commercianti, abitanti dei quartieri di Libertadores e di altre zone limitroge, uniti nella gioia che ti dà la dignità.

Attorno alle quattro di pomeriggio all’unisono in diverse città del paese i governi hanno attaccato, con nuova tecnologia repressiva, con nuove leggi assassine: diciamo i governi perché tutti hanno dato l’ordine, il governo nazionale, quallo regionale e quello locale, tutti con le mani macchiate di sangue.

Gli attacchi sono continuati per ore, contro i manifestanti anche a Paso Del Aguante, alla Biblioteca Comunitaria Nicolás Guerrero, a Puerto Resistencia e alla Loma de la Dignidad. A fine giornata ci sono stati a Cali 30 arresti, diversi feriti e una persona assassinata.

Immagine di copertina e nell’articolo: Medios Libres Cali