ROMA

Dal Pigneto: percorsi partecipativi dal basso per un’alternativa a questa città negata

Il 6 gennaio la giornata è iniziata molto presto al Pigneto. La befana in bici, con un corteo di adulti e bambini a piedi e su due ruote, ha attraversato le vie del quartiere contro la crisi e il sistema di governo palesato dall’inchiesta Mafia Capitale, portando chili e chili di carbone nei luoghi simbolo dello sperpero del denaro pubblico, della speculazione e dell’abbandono.

Tra le tappe del corteo è stato segnalato lo stabile di via Fortebraccio 52, uno spazio abbandonato da quasi dieci anni di cui, come Hierba Mala, ci siamo riappropriati il 13 dicembre scorso, all’interno della giornata per il diritto alla città.

Questa volta, dopo l’esperienza dello stabile comunale di Via Anassimandro, abbiamo toccato uno spazio di proprietà privata, perché crediamo che tanto il pubblico quanto il privato, rispondendo alle medesime logiche di profitto, si muovono e trasformano lo spazio urbano senza alcuna responsabilità nei confronti della collettività. Ma chi decide nell’ambito delle città non sono solo le grandi proprietà che operano con azioni criminose, in totale autonomia e spesso agevolate dalle istituzioni; sono anche piccoli proprietari, mossi da logiche di profitto privato che, senza nessuna responsabilità o attenzione ai loro stessi territori, alimentano i processi di gentrification, vendendo al migliore offerente spazi colpevolmente lasciati per anni in abbandono.

Questi processi di trasformazione urbana che inizialmente operano una distruzione “creativa” dei territori – sostituzione dell’artigiano con il locale alla moda, sostituzione degli abitanti storici con il target più redditizio del momento – proseguono il loro percorso alterando il tessuto sociale nel profondo, producendo infine una modificazione del paradigma socio culturale collettivo. Le conseguenze di tutto ciò vengono superficialmente e impropriamente definite “degrado”, ma noi sappiamo che è tutta un’altra storia, che sono al contrario scelte calcolate e scellerate .

Per questo è necessario ridefinire il nostro diritto alle città smascherando tutte le azioni che fomentano processi come la gentrification, l’impoverimento dei servizi e degli spazi nei territori. Il diritto alle città muove i suoi passi da ogni luogo abbandonato, lasciato per qualsiasi ragione al disuso, doverosamente ri-preso e ri-vissuto come commons. Luoghi che devono essere usati per rompere la quotidianità dell’isolamento, per ridefinire le relazioni nei quartieri, per far emergere la necessità di una responsabilità diretta dei cittadini sui territori, e spezzare definitivamente il prestigio di cui gode la gestione privatistica degli interessi privati. Con l’occupazione dello stabile di Via Fortebraccio 52, non abbiamo scoperto solo una situazione di abbandono e degrado, ma soprattutto la presenza di una discarica di eternit mai bonificato.

La presenza di una discarica di eternit aggiunge un fattore di rischio in un quartiere come il Pigneto nel quale ne è già presente una quantità importante. La vicenda dell’amianto in Italia rappresenta una delle devastazioni più gravi in cui lo Stato è doppiamente colpevole, prima ritardando la chiusura degli stabilimenti di produzione una volta attestata la pericolosità del materiale, e in seguito disattendendo le speranze di risarcimento di molti familiari delle vittime da amianto con la sentenza del 19 Novembre 2014, che ha annullato la precedente sentenza e ha prescritto i reati.

La presenza in gran quantità di questo dannoso materiale ha fatto la differenza nella scelta se rimanere o no nello stabile, perché abbiamo avvertito innanzitutto la responsabilità di denunciare la pericolosità della discarica a cielo aperto presente all’interno del cortile.

La denuncia è stata inizialmente portata presso il comitato di quartiere e poi presso il V Municipio, questo ha fatto si che la proprietà sia stata costretta a impegnarsi per l’immediata risoluzione del problema, dopo averlo tenuto nascosto per anni.

Da questa prima settimana di gennaio dovrebbero partire i lavori di bonifica a spese della proprietà, nell’assemblea pubblica svoltasi il 22 dicembre il vicepresidente del Municipio ha dichiarato pubblicamente che se ciò non avvenisse nei tempi e nei modi concordati sarà premura della presidenza municipale inviare vigili urbani e Asl presso il palazzo per visionare situazione e procedere con la denuncia alla proprietà.

Il faro acceso sul destino dello stabile adesso coinvolge tutte e tutti coloro che vivono nel quartiere, infatti in questi giorni in molti ci hanno fermato e contattato per continuare ad essere informati, dichiarandosi disponibili a monitorare i passaggi necessari insieme a noi, vigilando sia sull’operato della proprietà che delle istituzioni locali.

Questa esperienza è l’ennesima prova che il pubblico e il privato sono insufficienti per tutelare lo spazio comune, ed incapaci di alimentare processi partecipativi dal basso.

Lo spazio che si crea dalla ri-attivazione dei beni comuni è l’unica alternativa per questa città negata.