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ROMA

Covid-19 e stato sociale, non siamo tuttə sulla stessa barca

Emporio Solidale nasce alla fine dell’estate 2020 e riesce a portare aiuto a oltre duecento persone. Una partecipata esperienza di mutualismo dal basso, che si sviluppa nel grande vuoto lasciato dalle istituzioni romane

Da quasi 80 anni, l’occidente non conosce conflitti bellici dentro i propri confini, né emergenze a carattere nazionale che potessero stabilire una privazione di diritti e libertà, una condizione di massa che mettesse a repentaglio la sopravvivenza.  Il secolo breve – con la miseria, la fame, la guerra, le epidemie – lo avevamo esclusivamente letto sui libri o visto nei film.

Poi a febbraio 2020, l’Europa occidentale, quindi l’Italia, quindi noi, ritrova paure che da almeno due generazioni erano scomparse all’orizzonte: una povertà indigente generalizzata e la morte. Lungi dal voler assecondare scenari apocalittici, dobbiamo però prendere in considerazione una serie di dati oggettivi che incidono anche sulle possibili prospettive.

 

Per la prima volta nella vita di una buona parte dell’umanità, l’esistenza ha assunto il carattere di totale imprevedibilità, di non linearità, di incalcolabilità dell’esito.

 

L’urto della sindemia sulle nostre vite è stato disorientante a livello psicologico e devastante sul piano economico e sociale. Per moltissime persone però questo urto in realtà ha solo acuito una precarietà già vissuta e subita da anni.

Ogni giorno i media ci inondano di numeri, quelli dei contagi, delle morti, dei tamponi, di dati, di analisi, di tentativi disperati di predire il futuro, decidere e agire per tornare indietro nel tempo e ritrovare la vita di prima, rassicurante e conosciuta, come se si potesse “guardare al futuro dallo specchietto retrovisore”.

Tutto si sta ridefinendo, dal concetto di responsabilità a quello di libertà, dal concetto di diritto a quello di dovere, da ciò che si ritiene educato a ciò che non lo è. Nell’affrontare l’insieme delle informazioni e novità comportamentali con le quali stiamo modellando il nostro nuovo esistente, ci potremmo sentire pietrificatə e immobilizzatə da paura e incertezza, oppure potremmo sentire l’esigenza di agire e determinare presente e futuro.

 

Sta quindi a ciascunə di noi decidere come navigare le acque nelle quali ci troviamo, con gli strumenti che abbiamo a bordo.

 

Emporio Solidale nasce alla fine dell’estate 2020, dopo quattro mesi in cui, insieme a Municipio Solidale, gli/le attivistə avevano consegnato centinaia di pacchi alimentari ogni settimana nell’VIII Municipio.

 

 

Emporio nasce in seguito alla presa di coscienza che questo tipo di assistenzialismo, soprattutto se protratto nel tempo, non risponde adeguatamente all’emergenza socio-economica e che la carità, cristianamente intesa, non è la modalità in cui crediamo sia necessario attivarsi.

Abitando e animando il territorio da anni, abbiamo deciso che il nostro percorso di solidarietà e mutualismo doveva porre l’attenzione su ciò che rende un quartiere un posto dove sentirsi parte di una comunità allargata e viva, un luogo in cui incrociare bisogni e disponibilità, che possa essere accessibile e accogliente: spazi, relazioni, scambio.

 

Chi conosce Roma sa quanti spazi liberi e abbandonati sono disseminati per la città e nella nostra riflessione questi potevano e possono avere la funzione di presidi solidali di prossimità.

 

Il tentativo da parte delle/gli attivistə di riappropriarsi di uno di questi luoghi abbandonati che si trova a Parco Schuster, davanti la basilica di S. Paolo, è stato interrotto dalle solerti forze dell’ordine e dalla miopia della politica istituzionale.

Con ostinazione abbiamo scelto di rimanere, poggiando un tavolino sul vialetto del parco davanti a quello spazio abbandonato, accanto al centro anziani chiuso per Covid, ogni giovedì pomeriggio, portando le cassette vuote da riempire di donazioni e quelle piene da distribuire alle persone che ne avevano fatto richiesta. Qui abbiamo conosciuto e ci siamo fattə conoscere da chi attraversa il parco.

È così che è nato Emporio Solidale, creando una piccola rete formata da singole persone, da associazioni e realtà sociali, (solo per citarne alcune L.O.A. Acrobax, Co.Mù., Scuola libera tutti, Associazione Maria Sophia APS), continuando a fare rete all’interno di Municipio Solidale con il quale continuiamo a collaborare.

 

Tutte soggettività che da subito hanno scelto, per attitudine, l’azione e non il mero funzionamento, mettendo a disposizione della comunità gli attrezzi acquisiti da anni di lotte e di attivismo.

 

Come Emporio Solidale abbiamo così sostenuto fino a 50 famiglie, (circa 200 persone), ogni settimana da settembre a oggi, condividendo cibo, prodotti per l’igiene personale e per la casa, abiti; attivando laboratori di autoproduzione e lo sportello solidale che aiuta chi ne ha bisogno, a districarsi nei meandri della burocrazia quotidiana e di emergenza, oltre che nella compilazione di domande e moduli.

 

 

Con la messa in campo delle pratiche solidali, abbiamo cominciato a toccare con mano altri numeri e percentuali rispetto a quelli dei bollettini quotidiani della Protezione Civile: i numeri della nuova povertà e della povertà assoluta (un milione di persone in più); quelli degli oltre 470 mila posti di lavoro persi in un anno (dove le donne sono le più colpite, raggiungendo il 90% del totale nell’esclusione dal mondo del lavoro); quelli della violenza domestica (con un aumento del 60% delle chiamate al 1522); quelli dei/lle ragazzə non raggiuntə dalla DaD (fino al 60% nelle periferie metropolitane durante il primo lockdown).

 

Questi numeri si chiamano Tiziana, Angela, Claudio, Sherin, Pia… sono individui, famiglie, sono occhi che hanno intrecciato i nostri e si sono lentamente e inesorabilmente trasformati in relazioni umane, in rapporti di fiducia.

 

La spesa sospesa, la pizza solidale, le sfide di generosità, i momenti laboratoriali, la consegna dei pacchi alimentari, la sistemazione dei magazzini, le assemblee a distanza, in presenza, miste… momenti in cui tuttə (attivistə e non) prendiamo fiato dalla solitudine opprimente, dal chiuso delle case in cui siamo statə confinatə.

Sono momenti di scambio reale, di inchiesta viva, in cui ci raccontiamo le nostre storie come quella di I., giovane, solare con gli occhi che sorridono, una grave patologia cardiologica, senza lavoro, una moglie e tre figli di cui uno appena nato. O quella di L., donna in cassa integrazione, madre single di un figlio preadolescente, sempre sorridente e che si dà tanto da fare per aiutare anche lei ogni volta che è possibile.

È la storia di E., pensionato che ha appena perso la sorella con la quale abitava e faceva quadrare i conti. Un uomo che ha il coraggio e la forza di superare la sua dolcissima timidezza e ogni settimana varcare il cancello per incontrarci, ricevere il pacco (che contiene cibo morbido perché mastica con difficoltà) e farsi una chiacchiera con noi.

 

È la storia di P., diabetica alla quale facciamo il pacco “povero di zuccheri” e che ci tiene aggiornatə sul suo fragile stato di salute.

 

Le loro storie sono le nostre, di compagnə che attraversano momenti di enorme fatica, di chi da mesi non lavora, di chi lavora a singhiozzo, di chi si sente in colpa perché il lavoro non l’ha mai perso, di chi sta in cassa integrazione da un anno, di chi il lockdown se l’è fatto in solitudine assoluta e di chi in spazi ridotti con una famiglia intera. Di chi ha perso affetti.

 

 

Quando dai balconi e dalle finestre si applaudiva alle 18 e si appendevano lenzuola speranzose con arcobaleni, per moltə di noi è stato da subito chiaro che sarebbe andato “tutto bene” solo se fosse andato bene per tuttə. Obiettivo ambizioso ma imprescindibile che condividiamo con centinaia di attivistə in tutta Roma con cui stiamo provando da mesi a fare rete, scambiarci mutualismo, aprire ragionamenti complessi e complicati.

 

Come quello sulle possibili alternative alla Grande Distribuzione Organizzata (che riteniamo essere parte integrante del problema), sostenendo piccolə produttorə locali che da anni lavorano con i GAS.

 

Mentre noi tentiamo di tenere le necessarie riflessioni sui motivi che ci hanno condottə alla pandemia, in equilibrio con l’urgenza di rispondere concretamente e subito alle persone in difficoltà, percepiamo una grande assenza. Un enorme fantasma che si aggira nella città e che si chiama Comune di Roma. L’istituzione di prossimità che ha semplicemente abbandonato a se stessə i/le propriə cittadinə elargendo, ogni tanto, qualche brioche.

Un’istituzione che ha scelto di delegare al terzo settore e alle realtà sociali il peso e la gestione della crisi economica sociale e sanitaria che nasce ben prima della diffusione del Covid.  Purtroppo le conseguenze di questa assenza verranno strumentalizzate in campagna elettorale e verrà, come sempre accade, chiamato disagio sociale e degrado delle periferie. La stessa istituzione risponderà con decorosi colpi di spugnette invece di affrontare i temi che hanno reso e rendono le vite difficili prima, durante e dopo il Covid: sacrificio per la maggioranza per il mero profitto dei soliti pochi.

 

Uno dei nostri obiettivi principali, indipendentemente dalle noiosissime campagne elettorali e da chi avrà in mano la gestione di Roma Capitale in autunno, è quello di aprire la discussione su quale modello di città è possibile a partire da quello che pratichiamo tutti i giorni nei nostri territori.

 

Di richiamare il Comune alle proprie responsabilità e farlo insieme alle persone che abbiamo conosciuto in questi lunghi mesi.

Emporio Solidale è un processo di cooperazione e mutualismo, che affonda idealmente le radici nella storia del movimento operaio che permeò i principi e il funzionamento dell’antifascismo. Un meccanismo che vuole essere un sostegno per le famiglie, ma soprattutto una visione e, speriamo, una pratica di organizzazione.

Un terreno in cui coltivare un’idea di città opposta a quella delle grandi speculazioni, di quella “borghesia piccola piccola”, elitaria e individualista, che costruisce vele e mostri per poi abbandonare tutto nell’indifferenza e apatia di una società addormentata e passiva. Un’idea di città in cui a decoro, resilienza e legalità vogliamo contrapporre conflitto, cultura e giustizia sociale.

 

 

L’auspicio è che in questa tempesta che ci ha sorpresə ognunə su una barca diversa, si possa cominciare a remare insieme, non solo per restare a galla e sconfiggere la solitudine ma per riprenderci la capacità di manovrare il timone.

 

Tutte le immagini dalla pagina Facebook di Emporio Solidale