ITALIA

Cospito, ridotta la pena, 23 anni e non ergastolo. Resta il 41-bis

La Corte di Appello di Torino ha rideterminato la pena per Alfredo Cospito (23 anni) e Anna Beniamino (17 anni e 9 mesi).
Il 28 giugno all’Ex Snia (a Roma) alle 17.30 si parlerà di carcere e 41bis

La Corte di Appello di Torino mette la parola fine al processo per l’attentato alla Scuola Allievi dei Carabinieri avvenuto a Fossano (Cuneo) nel 2006. La Corte di Appello, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale dello scorso aprile che consente al giudice di operare l’ordinario bilanciamento tra aggravanti e attenuanti qualora la pena edittale sia dell’ergastolo anche in circostanza dell’aggravante della recidiva, ha infatti rideterminato la pena per Alfredo Cospito (23 anni) e Anna Beniamino (17 anni e 9 mesi), in considerazione della lieve entità dei fatti (i due ordigni contenevano un quantitativo di polvere pirica pari ad alcuni grandi petardi comunemente esplosi nelle feste di Capodanno e, soprattutto, le detonazioni non provocarono morti né feriti).

Per Alfredo Cospito, autore di uno sciopero della fame di sei mesi dallo scorso ottobre fino ad aprile, è una vittoria importante che dimostra come sia ancora possibile lottare sul fronte del carcere e del sistema penale in questo paese, tematiche costantemente rimosse dal dibattito pubblico o piegate alle esigenze dei cosiddetti colletti bianchi. Non è unicamente una vittoria sul piano prettamente personale, che dovrebbe consentirgli di poter uscire, prima o poi, dal carcere. È una vittoria per tutte/i, in quanto viene smontato il sistema delle pene fisse che, in alcuni casi, può portare direttamente all’ergastolo ostativo come conseguenza di una sequenza, infernale, di incastri giuridici.

La sentenza della Corte di Appello di Torino è indubbiamente anche un duro colpo alla Procura di Torino. Il Procuratore Generale Saluzzo, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, avrebbe infatti potuto chiedere una pena inferiore, proprio in virtù della tenuità dei fatti.

Openverse

Al contrario, Saluzzo, nel suo intervento in Corte di Appello la scorsa settimana, ha confermato la richiesta dell’ergastolo, esclamando, addirittura, «a Fossano l’azione è stata micidiale e il pericolo massiccio”. Questo atteggiamento purtroppo non sorprende: la Procura di Torino da ormai vent’anni è “all’avanguardia” per quanto riguarda la repressione dei movimenti sociali, soprattutto, ma non solo, i movimenti di ispirazione anarchica. Da Caselli a Saluzzo poco è cambiato: in nome di una fantomatica lotta al terrorismo (ma in che mondo vivono viene da chiedersi), negli anni hanno costruito teoremi giudiziari che, per creatività e speculazione, poco hanno da invidiare ai teoremi giudiziari della fine degli anni `70. È sufficiente citare, ad esempio, l’inchiesta “Sovrano” contro i militanti del movimento No Tav e del centro sociale Askatasuna di Torino, originariamente indagati per associazione sovversiva (art. 270 cp), poi derubricata ad associazione a delinquere, reato che a sua volta scricchiola per effetto di una recente sentenza della Cassazione.

La Procura di Torino non è purtroppo l’unica a far finta di essere rimasta negli anni di piombo, in guerra contro i movimenti sociali, per una “ragione di Stato” che ben si identifica con «lo Stato non si piega», ribadito a più riprese dal Ministro della Giustiza Nordio.  È di questa settimana, infatti, la notizia di ulteriori provvedimenti di custodia cautelare per le azioni e i cortei in solidarietà con Cospito e contro il 41 bis di questo inverno, in cui agli/alle indagati/e viene contestato l’art. 270 bis (associazione con finalità di terrorismo) e in cui l’incendio di un cassonetto si tramuta immediatamente (e magicamente) in «attentato con finalità di terrorismo» (art. 280).

Insomma, nonostante la buona notizia di ieri, la persistenza di questo clima repressivo è l’altra faccia, preoccupante, della medaglia. Che nella vicenda di Cospito si traduce da una parte nella persistenza dell’applicazione del regime di 41-bis, e dall’altra nell’essere stato condannato per strage contro la sicurezza dello Stato, nonostante a Fossano non siano provocati né morti né feriti (è bene sottolineare che tale capo di imputazione non è stato contestato neanche agli esecutori materiali della strage di Bologna, 80 morti, e ai responsabili delle stragi di Capaci e via d’Amelio).

Per questi motivi, è più che mai necessario continuare a parlare di carcere, di 41-bis e del doppio binario del sistema penale, “garantista” con i forti e giustizialista con i deboli. A tal fine, cogliamo l’occasione per segnalare l’assemblea romana di oggi 28 giugno all’Ex Snia alle 17.30 proprio su queste tematiche.

Immagine di copertina Immagine di copertina: screenshot di un video del corteo a Trastevere

Immagine nell’articolo da Wikimedia Commons