EUROPA

Cosa succede in Portogallo?

Dopo le elezioni di inizio ottobre il Portogallo rischia di essere una nuova Grecia, con i partiti anti-austerity maggioritari nel paese e l’UE che impone la formazione di un governo neoliberale. Leggi anche Portogallo: un presidente disperato

Le elezioni portoghesi del 4 ottobre hanno consegnato una vittoria di Pirro alla coalizione Portugal a Frente, composta da PSD e CDS, ovvero il partito social-democratico e il partito popolare. Con 107 seggi su 230 la coalizione non ottiene, infatti, la maggioranza. Al contrario, il dato del risultato elettorale ha aperto a sinistra la possibilità, del tutto inaspettata, di un governo del Partito socialista con l’appoggio del Partido Comunista Portugues (8,3 %) e del Bloco de Esquerda (vera « sorpresa » di queste elezioni, con il 10,2 % dei voti). I due partiti anti-austerity, infatti, hanno deciso di tentare un’operazione di alleanza al fine di trascinare il partito socialista verso posizioni più radicalmente di sinistra. Se da un lato il Bloco aveva seguito questa strada già a partire dalla campagna elettorale, proponendo al Partito Socialista di modificare il suo programa in merito a blocco delle pensioni, tagli al welfare e precarizzazione dei contratti, per il Partito Comunista si tratta di una vera novità. Dopo giorni di trattativa Costa, leader del partito socialista, riesce a ottenere l’appoggio del PCP e del Bloco, i quali dichiarano di essere pronti ad appoggiare un governo socialista. Con 123 seggi la neonata « coalizione » di sinistra si presenta dunque come l’unica in grado di garantire un governo stabile al Paese.

Ma il presidente della Repubblica Cavaco Silva non è della stessa opinione e giovedì 22 ottobre, incarica Passos Coelho (leader di Portugal a Frente, ex primo minisitro, e capofila nell’approvazione delle misure di austerity in Portogallo) di formare il nuovo governo. Il discorso tenuto in occasione della nomina non lascia dubbi sulle ragioni di una simile scelta : alimentando paure su un possibile presunto governo « anti-europa », il presidente chiarisce che le misure d’austerità dell’Europa sono imprescindibili.

«Si tenga presente che l’Unione Europea è un’opzione strategica del Paese. Questa opzione è stata essenziale per consolidare il regime democratico portoghese […] il rispetto dei compromessi assunti nel quadro della Zona Euro è decisivo e assolutamente cruciale per il finanziamento della nostra economia e di conseguenza per la crescita economica e per la creazione di impiego.»

E ancora :

«In quarant’anni di democrazia, mai i governi portoghesi sono dipesi dall’appoggio di forze politiche anti-europeiste, o di forze politiche che nei loro programmi elettorali mettono in discussione i trattati europei.»

Oltre ad aver quindi preso una netta posizione di squalifica nei confronti dei partiti della sinistra, ed essersi fatto garante dei mercati finanziari, il Presidente della Repubblica ha voluto seminare il panico, sostenendo subdolamente che un governo di sinistra comporterebbe un’uscita dall’Euro e la crisi totale del paese. E così, con la retorica della minaccia anti-europea Cavaco Silva ha rinnovato l’invito a fare « tutto il possibile » per garantire la « credibilità » del paese verso l’Europa. Il presidente ha fatto appello alla responsabilità dei deputati (del partito socialista, ed in particolare alla corrente che dimostrava maggiori rimostranze nei confronti di un’alleanza con i partiti anti austerity) affinché « in coscienza » decidano di sostenere il nuovo governo di centro-destra.

Ma Costa (PS), Jeronimo Sousa (PCP) e Catarina Martins (BE) hanno risposto in modo chiaro al presidente : un governo di sinistra è inevitabile. La « coalizione » di sinistra voterà una mozione di sfiducia al nuovo governo alla prima occasione utile, cioè, probabilmente già il prossimo 4 novembre, quando il neo-formato governo presenterà il proprio programma.

Cosa succederà in seguito non è chiaro.

La scelta del Presidente della Repubblica causerà inevitabilmente una situazione di instabilità politica molto forte . Secondo la Costituzione portoghese non è, infatti, possibile ricorrere a nuove elezioni prima che siano passati sei mesi dalla formazione di un nuovo governo. E Silva si trova al termine del suo mandato, che scadrà a Gennaio. Il che significa che non avrà il tempo per indire delle nuove elezioni. Se non nominerà, dunque, un nuovo governo nelle mani dei socialisti, potrà al massimo decidere di attendere e lasciare la decisione al nuovo presidente. Nel frattempo, quindi, corrono veloci le ipotesi di un governo di «gestione» o di un «governo di iniziativa presidenziale » per gestire un’eventuale fase di transizione. Ma già alcuni giuristi si sono espressi al riguardo, dichiarando che una simile scelta sarebbe incostituzionale. Se il partito vincitore non riuscisse a formare una maggioranza spetterebbe inevitabilmente al secondo partito l’incarico di formare un nuovo governo.

Già da questo venerdì, peraltro, è stato chiaro che l’attuale Parlamento è nelle mani dell’opposizione. Grazie ai voti maggioritari di PS, PCP e BE è stato eletto come Presidente della Camera l’ex leader del partito socialista, Ferro Rodrigues, che ha così scalzato il candidato del governo. Il governo di Passos Coelho non sembra avere alcuna speranza di resistere a lungo.

Ad alimentare il caos di queste settimane, domenica impazzava su twitter l’hashtag #portugalcoup che diramava informazioni e foto su un’oceanica manifestazione nel centro di Lisboa, giunta fino al Parlamento. Foto del ponte 25 abril completamente paralizzato dalle centinaia di migliaia di persone presenti, foto di scontri tra manifestanti e polizia, e addirittura foto di carri armati per le strade, o del presidente Cavaco pronto a salire su un’aereo in fuga con la moglie. Nulla di tutto ciò succedeva davvero a Lisboa. Ma per qualche ore il web è impazzito credendo, o sperando, in un’ondata di sollevazione portoghese contro il « golpe » del Presidente.

Di certo, se l’attuale presidente della Repubblica deciderà di proseguire nel frapporsi come ostacolo a ogni possibile governo di sinistra si colmerà presto la misura in un Paese in cui ormai da tempo a decidere sono i diktat dell’Unione Europea. La possibilità di un cambio per il Portogallo rappresenta oggi uno spiraglio di apertura, tanto più considerando che le elezioni spagnole e irlandesi sono alle porte. La scomposta reazione di Cavaco Silva, dunque, così poco adatta al ruolo di un Presidente della Repubblica, altro non è che il timore, suo e di tanti a Bruxelles, che in Europa possano sorgere nuovi scenari diretti verso un cambiamento, a partire dal Portogallo.