ROMA

Cosa sta accadendo al Corto Circuito?

26 giugno 2016. Uno dei padiglioni del centro sociale Corto Circuito a Cinecittà va a fuoco. L’incendio distrugge tutto. Gli attivisti da subito lanciano una sottoscrizione per ricostruire la struttura e continuare le attività che in quello spazio avevano svolto dal 1990.

La solidarietà è grande e con la somma raccolta si decide di costruire un nuovo padiglione e di realizzarlo con murature in balle di paglia, intonacate con terra cruda e calce naturale. A farlo sono gli stessi attivisti dopo aver seguito un corso di formazione.

La struttura, nonostante fosse stato presentato il progetto all’Ufficio Tecnico, non ha mai ottenuto il parere positivo. Gli attivisti avevano chiesto invano all’Amministrazione che fosse riconosciuto il valore sociale dell’occupazione e quindi consentisse la realizzazione della nuova struttura.

All’alba del 13 ottobre del 2016, 200 agenti di polizia e carabinieri, 50 vigili urbani e 3 squadre di vigili del fuoco blindano il quartiere e sequestrano lo spazio, portando via il materiale accumulato nell’area per ultimare i lavori del padiglione.

Da allora il Corto Circuito si batte perché sia trovata una soluzione.

L’Amministrazione cosa vuole fare?

Chi governa il VII Municipio?

Tutte le promesse di cambiamento in campagna elettorale si sono trasformate in una guerra a chi, nei quartieri, si è dovuto organizzare dal basso per mantenere quei servizi sociali, culturali e politici che da anni sono un bene comune per la città.

In questo municipio l’attacco è rivolto a luoghi liberati, diventati simbolo di lotte politiche come il csoa Corto Circuito, Lucha y Siesta, le Officine Popolari, ma anche a quei presidi di autogestione che rispondono a bisogni sociali e costituiscono fondamentali servizi alla comunità, supplendo a vuoti lasciati dalle istituzioni. Risorse dunque irrinunciabili per questo quadrante di periferia, che hanno resistito a governi di centrodestra e di centrosinistra lungo il corso di questi anni e che non si fermeranno davanti all’ostacolo rappresentato da una giunta evidentemente incapace di prendersi delle responsabilità politiche.

Nel nostro caso all’immobilismo e al silenzio amministrativo, garantito dal nuovo Assessore al Patrimonio Castiglione, abbiamo contrapposto la nostra volontà politica di tutelare l’intera esperienza del centro sociale e la nostra determinazione a garantire la messa in sicurezza del Manufatto sotto sequestro. Non si è fatta però attendere la risposta di vigili e carabinieri, sopraggiunti immediatamente per porre nuovamente i sigilli.

L’8 novembre 2017, dopo varie sollecitazioni e proteste da parte nostra per l’inconcludenza politica dell’amministrazione rispetto alla risoluzione di questa vertenza, si è concretizzato un incontro all’interno dello spazio sociale con la Commissione Comunale congiunta Patrimonio-Cultura e in presenza di vari tecnici e figure politiche del VII municipio. I pareri espressi durante questo incontro andavano verso una soluzione positiva e rapida, in quanto è stato riconosciuto il valore sociale e ambientale del Manufatto in questione, così come la sua legittimità e conformità rispetto al vincolo dell’edificazione pubblica originaria sull’area era già stata certificata dal parere formale rilasciato dagli uffici competenti alla presidenza del Municipio VII che l’aveva richiesta e trasmessa poi al Patrimonio del Comune. Ma da quel giorno non abbiamo avuto alcuna risposta, constatando l’ennesimo silenzio e vuoto istituzionale che in questi due anni ha caratterizzato la Giunta 5 stelle.

Per assurdo, a due mesi dall’incontro che avrebbe potuto essere risolutivo, è stata emessa (dalla Direzione Tecnica dell’Ufficio Disciplina Edilizia del Municipio VII) una determinazione dirigenziale in cui veniamo sollecitati a demolire le opere abusive sottoposte al sequestro.

In realtà, la Commissione finge di non vedere la strategia generale in atto che mira a distruggere la storia del csoa Corto Circuito in ogni sua forma. Un disegno che non si interrompe di certo mediante la risoluzione burocratica dei singoli atti. Dopo anni di attacchi ripetuti e mirati, è evidente quale sia la strategia: colpire sistematicamente ogni attività portata avanti dal centro sociale, con la complicità oggettiva del silenzio e degli atti paradossali delle istituzioni, spianando così la strada alla speculazione privata e mafiosa.

Vogliamo mandare un segnale forte a chi vorrebbe il nostro spazio chiuso e abbandonato, rilanciando tutte quelle attività culturali, sociali e politiche che da quasi 30 anni fanno del csoa Corto Circuito un punto di riferimento per il territorio e la città. Stiamo perciò lavorando senza sosta per continuare a far vivere e mantenere il centro sociale e tutte le sue attività, per restituirlo al quartiere e a tutti coloro che in questi anni lo hanno attraversato, vissuto e sostenuto. Oggi più che mai siamo intenzionati a riprenderci quello che in tutti i modi vogliono strapparci via!

GLI SPAZI SOCIALI NON SI TOCCANO!