ROMA

“Contro delocalizzazioni, precarietà e sblocco dei licenziamenti”, il sindacalismo conflittuale scende in piazza compatto

Le associazioni sindacali di base hanno indetto uno sciopero generale unitario per lunedì 11 ottobre: una convergenza importante, come non se ne vedevano da anni, per chiedere un deciso cambio di rotta del governo Draghi rispetto le politiche del lavoro

Dopo anni, il sindacalismo di base e conflittuale torna in piazza e nelle strade compatto: è stato, infatti, indetto uno sciopero generale e unitario per la giornata di lunedì 11 ottobre, a Roma e in altre città (da Milano, Genoa e Bologna fino a realtà più piccole come Civitavecchia o Padova).

A chiamare alla mobilitazione, le principali sigle del sindacalismo di base, alternativo e sociale: Adl Cobas, Sial CobaS, Usb, Cobas, Cub, Fuori Mercato, SiCo.Bas e tante altre, comprese le romane Camere del Lavoro Autonomo e Precario (Clap). La scelta dietro questa non scontata e importante convergenza è dettata, si legge nel comunicato, dal continuo proliferare delle «forme di precarietà più selvagge» e dallo «spettro dei licenziamenti di massa per delocalizzare e/o favorire il ricambio di manodopera garantita con masse di giovani ultra-ricattati e sottopagati».

Proprio l’imminente sblocco dei licenziamenti, previsto per il 31 ottobre e fortemente voluto da Confindustria, si trova in cima alle motivazioni che hanno motivato lo sciopero, seguito, si legge sempre nel comunicato, dalle richieste di «rilancio dei salari» e maggior «garanzia del reddito attraverso un salario medio garantito a tutti i disoccupati», da un più efficace «contrasto alla precarietà e allo sfruttamento e dalla necessità di rilanciare gli «investimenti pubblici nella scuola, nella sanità e nei trasporti».

Inoltre, dalle mobilitazioni che giovedì hanno visto i lavoratori Gkn incontrare a Roma colleghi e colleghe di Alitalia è emersa anche l’urgenza di affrontare il tema delle delocalizzazioni: al riguardo, il senatore Matteo Mantero e la deputata Yana Ehm hanno proposto un disegno di legge redatto da un gruppo di giuslavoristi e approvato dall’assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori dell’azienda di Campi Bisenzio (Firenze).

A Roma, nell’ultima riunione collettiva, organizzatori e organizzatrici sottolineano che «più passano i giorni e più questo sciopero è azzeccato». La mobilitazione è frutto, infatti, di un «percorso molto lungo, partito già prima di agosto, che ha visto un processo di discussione intenso e allo stesso tempo disponibile al confronto e teso alla una volontà collettiva di creare un momento unitario, vista la situazione e gli accadimenti che si aggravano quotidianamente».

A questo percorso, oltre alle organizzazioni sindacali di base e conflittuali, hanno partecipato gli spazi sociali, le associazioni di cittadini e cittadine, i movimenti per il diritto all’abitare, le organizzazioni studentesche. Anche per questo motivo, lo sciopero di lunedì è stato pensato come «giornata di mobilitazione diffusa all’interno della città (e delle città): non ci sarà un momento nazionale a Roma o altrove, ma ci saranno iniziative in ogni città».

Nella Capitale sono stati organizzati un corteo unitario, che partirà da piazza della Repubblica, e dei presidi sotto alcuni Ministeri. «Uno presso il Ministero dello sviluppo economico con i dipendenti delle grande aziende in crisi (Alitalia, Gkn, Ilva…) e i cosiddetti lavoratori poveri; uno presso palazzo Vidoni, il Ministero della funzione pubblica, dove si riuniranno lavoratori e lavoratrici del pubblico impiego; al Pantheon ci saranno invece i pensionati e infine al Ministero dell’istruzione confluiranno docenti, ricercatrici, ricercatori, studenti e studentesse».

Con l’arrivo dell’autunno e il definitivo sblocco dei licenziamenti, le politiche del governo proseguono in una «linea neoliberale adattata alla crisi pandemica», mentre un’opaca «cascata di “riforme” per decreto-legge e fiducia a ripetizione» dovrebbe garantire l’arrivo del Piano di ripresa e resilienza. Promotori e promotrici dello sciopero concordano dunque che «su molti argomenti oltre il lavoro, dalla scuola alla sanità, ci deve essere una convergenza del sindacalismo conflittuale e di base con tutte le altre vertenze cittadine e nazionali».

La sciopero di lunedì rappresenta un momento importante e storico, così come un’ambizione per il futuro: «Dobbiamo avere la prospettiva di creare un percorso che prosegua, che vada anche oltre».

Foto di copertina dall’archivio DINAMOpress.