ROMA

Comune e Atac vogliono lo sgombero di Lucha y Siesta, la casa rifugio per vittime di violenza

Lucha y Siesta è la casa rifugio per vittime di violenza che dal 2008 è un punto di riferimento fondamentale per le donne che hanno subito abusi. Ma Atac e il Comune di Roma hanno deciso di sgomberarle, anche se negli alloggi ci sono 15 donne e 7 bimbi.

È dal 2008 che Lucha y Siesta, la casa rifugio per le donne vittime di violenza, fa quello che le amministrazioni comunali non fanno: forniscono un alloggio sicuro a chi si vuole liberare dalle catene degli abusi. Roma è una metropoli di tre milioni di abitanti, e secondo la Convenzione di Istanbul dovrebbe avere una casa rifugio ogni 10mila residenti. Ebbene, i posti in tutto nella capitale sono 25, Lucha y Siesta ne garantiva 13 in più, arrivando a 39. Oggi alla casa è arrivata una lettera del Tribunale mandata da Atac e Comune in cui si annuncia lo sgombero immediato dello stabile, previsto per il 15 settembre. Dentro, ci sono quindici donne e sette bambini, assolutamente non considerati nella lettera inviata. Riportiamo qui di seguito il comunicato scritto da Lucha y Siesta contro la chiusura imminente voluta dall’amministrazione a cinque stelle.

Lucha y Siesta: Comune, Atac e liquidatrici chiedono sgombero immediato

Comune, Atac e Tribunale hanno deciso: la Casa delle donne Lucha y Siesta va chiusa tra pochi giorni. La gravissima decisione ci è stata comunicata ieri con una lettera che annuncia l’interruzione delle utenze per il 15 settembre e l’immediato sgombero dello stabile. È così che Comune, Atac e Tribunale vogliono decretare la fine di una delle esperienze socio-culturali più preziose in città, e la soppressione del Centro e della Casa rifugio per donne che vogliono uscire dalla violenza più grande di Roma e della Regione Lazio.
La brutale accelerazione delle procedure di sgombero, nonostante le inconsistenti rassicurazioni dell’ultimo anno, oltre a causare sconcerto e apprensione per il futuro tra chi vive nella struttura (15 donne e 7 bambini), fa supporre che esista già un acquirente.
Da una parte quindi, il Comune di Roma, che fa della violenza sulle donne una vetrina politica, sceglie la precarietà dei bandi e lo svuotamento dell’approccio femminista al contrasto di questo fenomeno senza tutelare la prevenzione, la sostenibilità dei percorsi di fuoriuscita e la cultura che lo alimenta. Dall’altra l’Atac, affogato dai debiti per una storica cattiva gestione, svende il patrimonio a favore dei soliti noti speculatori.

Dobbiamo pertanto mettere in conto che non solo le interlocuzioni avute si sono rivelate, alla prova dei fatti, solo bugie e manipolazioni, ma che questa città allo sbando è in mano a liquidatrici e a tribunali fallimentari. La politica ha abdicato alla sua funzione pubblica per nascondersi dietro procedure giudiziarie e burocratiche, preoccupandosi come sempre degli interessi di pochi piuttosto che del benessere di milioni di persone che ci vivono. Oggi viene presentato il governo della discontinuità ma noi da qui, Roma – Pianeta Terra – non registriamo alcun cambiamento se non ingiustizia, accanimento e la solita incompetenza e incapacità politica. Da Lucha y Siesta non ce ne vogliamo andare, perché è necessaria più dell’aria.

Le donne, attiviste e femministe della Casa delle donne Lucha y Siesta