Sgombero a Padova – Complici e solidali con BiosLab

Il comunicato degli occupanti e la solidarietà da Roma

Il comunicato da Roma e a seguire il testo diffuso dal Bios Lab per denunciare lo sgombero e chiamare alla mobilitazione

Alle 6 di questa mattina un nutrito manipolo delle forze dell’ordine hanno iniziato lo sgombero del “Laboratorio Bios” di Padova. Uno spazio liberato dalla rendita e dalla speculazione, un edificio lasciato per anni all’incuria e al degrado e improvvisamente diventato di grande interesse per la proprietà, l’INPS, che ne pretende l’immediato abbandono.

Il Bios Lab in poche settimane è diventato un luogo di aggregazione, produzione culturale e organizzazione per decine di giovani studenti e precari, in grado di immaginare e costruire vie d’uscita differenti dalla crisi, che parlano di recupero e messa a valore di spazi, cooperazione e capacità di interagire con il quartiere.

Sembra evidente che a Padova, come in ogni città, la risposta che viene data a questo tipo di esperienze e una risposta dettata dalla paura e dalla volontà di soffocare sul nascere ogni modello che dimostri quanto il motto “there is no alternative” sia in realtà il tentativo di arrestare ogni forma di dissenso e di costruzione di percorsi autogestiti.

Siamo sicuri che il percorso di “BiosLab” è solo all’inizio e che non sarà certo uno sgombero a fermare studenti e precari che hanno deciso di mettersi in gioco per costruire un presente degno dei propri sogni e delle proprie aspirazioni!

Io sto con BiosLab!!

Il comunicato di Bios Lab

Questa mattina all’alba, su richiesta dell’INPS, la polizia ha sgomberato il Laboratorio Bios. Avevamo deciso di occupare lo stabile in Via Palestro 26 con l’obiettivo di sottrarlo all’abbandono e al degrado in cui era abbandonato da ben 17 anni, privo di qualsiasi futuro se non quello di essere consegnato alla speculazione immobiliare, a quanto pare attività preferita dall’ente che dovrebbe gestire la previdenza sociale del nostro paese.

Non sono evidentemente bastate le mille firme dei residenti del quartiere che abbiamo raccolto nella prima settimana di occupazione, iniziata il 17 Aprile. Non sono bastate le decine di realtà politiche e associative nazionali e padovane che hanno mostrato la loro vicinanza al nostro progetto. In questi mesi di occupazione migliaia di persone hanno respirato ed attraversato questo spazio, per renderlo vivo e per partecipare alle decine di iniziative che abbiamo messo a disposizione della cittadinanza. Dai dibattiti alle assemblee, dalle presentazioni di libri ai laboratori teatrali, dai concerti alle proiezioni, il laboratorio Bios è stato percepito fin da subito come uno spazio in cui poter vivere la nostra città in un modo diverso.

Nel quartiere, il desiderio e la necessità di avere a disposizione luoghi d’incontro e di scambio, di socialità e dialogo, completamente dimenticati dall’amministrazione comunale, è stato immediatamente espresso non solo dalle generazioni più giovani, precarie e studentesche ma anche dalla composizione più anziana che nel quartiere vive da sempre. Basti pensare che questa mattina diversi vicini ci hanno chiamato per avvertirci dello sgombero in corso.

L’INPS e la questura hanno mostrato tutta la loro arroganza sgomberando uno spazio divenuto ormai punto di riferimento per molti cittadini padovani.

Le forze politiche della nostra città, però, non hanno fatto i conti con il fatto che il BIOS, la VITA, non si può sgomberare, e che non basta chiudere una serranda per arrestare un sogno.

Il laboratorio Bios rinascerà quando e dove lo riterrà più opportuno, senza bisogno di chiedere il permesso a chi specula ogni giorno sulle nostre vite. Un’ultima nota. Il neo-sindaco Ivo Rossi, da quando si è insediato, non ha fatto altro che parlare di writers, come se fosse il problema principale della nostra città. A Padova ci sono migliaia di famiglie sotto sfratto, e tante altre senza casa, ci sono lavoratori che non arrivano a fine mese e precari senza alcun diritt, senza contare la disoccupazione e l’assenza totale di un welfare adeguato, c’è un’università dismessa e un centro storico desertificato da un decennio di politiche securitarie e proibizioniste, e da oggi ci sono gli sgomberi degli spazi sociali riconsegnati alla cittadinanza.

Crediamo che Ivo Rossi debba cominciare a dire qualcosa in merito alle vere problematiche della nostra città: ci sono tante cose da risolvere ed è necessario che le esperienze che, dal basso, provano ad invertire la rotta della crisi, vengano assunte come una ricchezza e non gestite come un problema di ordine pubblico.

Detto questo, una cosa è sicura, il Laboratorio Bios non finisce oggi, uno sgombero non ferma la vita.

LA FELICITA’ NON SI PAGA SI STRAPPA! IO STO CON BIOS LAB!