ITALIA

Caserme dismesse: da Roma a Bari chi decide quale “valorizzazione serve” alla città?

Sono 1500 le caserme dismesse dal Ministero della Difesa in tutta Italia per le quali Cassa Depositi e Prestiti gestisce progetti di valorizzazione finanziaria. Le città perdono i loro beni comuni e i cittadini la possibilità di incidere sulle trasformazioni urbane.

A Roma in via Guido Reni uno stabilimento militare di materiali elettronici e di precisione è dismesso. Risale al 1907 e si estende su un’area di 51 mila metri quadri. Il Salva Roma lo inserisce fra gli edifici pubblici da valorizzare. Il Demanio, che ne è il proprietario, lo cede nel 2013 a Cassa Depositi e Prestiti per dare avvio alla procedura.

L’operazione è quella che abbiamo visto tante volte. Il percorso che viene attivato sembra, però, essere diverso.

Viene sottoscritto un accordo fra CDP e Comune di Roma dove si stabilisce che circa la metà della superficie resti pubblica. Sarà realizzata la Città della Scienza, una piazza, spazi a disposizione dei cittadini. Oltre, naturalmente, edilizia privata e housing sociale.

Inizia un percorso partecipato con le associazioni del territorio per definire il progetto in tutti i suoi dettagli. La proposta elaborata viene accolta in una Delibera approvata dall’Assemblea Capitolina nel 2014. Questa stabilisce di indire un concorso internazionale di progettazione e fissa un contributo di 43 milioni di euro che CDP dovrà versare per la realizzazione delle opere pubbliche.

Al concorso partecipano 246 gruppi provenienti da tutto il mondo. Fra i sei finalisti viene dichiarato vincitore lo Studio Viganò di Milano. Siamo a giugno 2014.

Si riattiva il percorso partecipativo per la definizione del piano di recupero e la conseguente variante al piano regolatore. Si svolgono i primi due incontri con la popolazione. La caduta della giunta Marino pone fine al percorso avviato. Siamo a novembre 2015.

L’amministrazione Raggi sembra voler riprendere la discussione del progetto con i cittadini. Nel corso di uno di questi incontri l’assessore Berdini dichiara di voler andare avanti con il progetto, ma avere molti dubbi sulla realizzazione della Città della Scienza in quel settore urbano già così ricco di funzioni culturali pregiate. Potrebbe essere localizzata in una delle tante periferie prive di tutto.

Proseguono gli incontri con le associazioni, mentre Montuori sostituisce Berdini. Partecipa anche CDP. Si discute sulla definitiva destinazione degli spazi pubblici. Biblioteca, sala per eventi, area verde….

Poi più nulla. Tutto è ancora fermo. Le tante energie spese per partecipare alle decisioni sembrano essere state sprecate. Qualcosa però è successo in quello spazio, senza che fosse stato consultato nessuno.

Dalla fine del 2016 la ex caserma è stata aperta al pubblico. Esclusivamente a quello pagante!

Gli immensi locali, in attesa della valorizzazione finale, sono stati affidati in gestione da CDP all’agenzia di eventi e marketing Ninetynine, che dichiara di aver «investito un milione e mezzo di euro in competenze e risorse trasformandolo in un asset capace di generare valore».

L’ingresso di Guido Reni District

Al Guido Reni District, questo è il nome che gli hanno dato, sono stati decine gli eventi ospitati. Mostre, quali Dinosaur Invasion, City Lego, Real Bodies con biglietto di ingresso a 15 euro. Eventi di lancio per i nuovi modelli auto di BMW e Jaguar, e di Sony Play Station. Ma anche eventi aziendali privati e la presentazione del palinsesto Sky Sport. Naturalmente non sono mancate le varie edizioni delle sfilate di Alta Roma. E poi festival di musica elettronica a più non posso. Fiumi di danaro incassati in pochi mesi!
Secondo l’amministratore delegato della società «l’uso temporaneo degli edifici dismessi non è solo una soluzione per generare ricavi nel breve termine, ma anche un modo per produrre rigenerazione urbana, riattivare il tessuto sociale, combattere il degrado, valorizzare gli immobili e richiamare acquirenti finali».

La rigenerazione urbana della quale tanto si parla è questa? Quale tessuto sociale si riattiva? Secondo quali regole questi spazi pubblici sono stati affidati a società private?

Vista la rendita prodotta in pochi mesi Ninetynine ha deciso di costituire una nuova divisione della società, Urban Value, per replicare questo modello di «marketing degli usi temporanei» in altri contesti e altre realtà.

«In Italia ci sono moltissimi immobili dimenticati in attesa di una riconversione – dice l’amministratore Mazzarelli – Gli spazi in queste condizioni possono essere considerati occasioni perse se non sfruttati, perché possono portare benefici anche durante i brevi o lunghi periodi d’inattività. Ninetynine Urban Value opera proprio in questi periodi transitori, fornendo capacità progettuali, operative e contenuti specifici diversi per ogni immobile e garantendo una veloce implementazione grazie all’integrazione fra marketing, promozione e gestione».

Fra gli spazi temporaneamente valorizzati da Urban Value ci sono il palazzo della Civiltà Italiana all’Eur dove ha organizzato un evento per Vespa e i 150 anni dell’Unità d’Italia, prima che diventasse la sede di Fendi. Senza dimenticare la valorizzazione (sic) della facciata di Castel Sant’Angelo, location per il lancio di Playstation 4!

Il bottino per i valorizzatori potrebbe essere gigantesco. Sono 1.500 le caserme dismesse dal ministero della Difesa in tutta Italia, di cui l’Agenzia del demanio e le amministrazioni pubbliche stanno gestendo il processo di recupero, legandolo a operazioni di trasformazioni urbane che soddisfino la rendita finanziaria.

Si procede attraverso il conferimento da parte dell’Agenzia del demanio a Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr, affinché li venda a operatori finanziari che decideranno la futura destinazione funzionale.

Nel tempo che intercorre fra la vendita, il progetto e i permessi edilizi, scatta la valorizzazione temporanea. Quello che succede anche alla ex dogana a Roma nel quartiere di San Lorenzo, è quello che potrebbe succedere alle ex caserme Mameli di Milano e Pozzuolo del Friuli di Ferrara che fanno parte del Fondo Investimenti per la Valorizzazione di CDPI che ha nel suo paniere 22 ex strutture militari dismesse da riconvertire, oltre agli ospedali di Venezia e Bergamo, l’ex teatro comunale di Firenze, due ex istituti scolastici a Verona e Torino.

A Napoli sta succedendo a Palazzo Fondi. Il settecentesco palazzo, inutilizzato da sette anni, diventa oggetto di un processo di rigenerazione urbana da attuare in due tempi. Dapprima, diventa centro polifunzionale per eventi e iniziative culturali (di quale tipo abbiamo visto!) dal 2021 sarà la nuova sede di Agcom. La prima fase è tutta affidata alla società milanese Ninetynine Urban Value; nella seconda l’Agenzia del Demanio che è proprietaria dell’edificio storico investirà 10 milioni.

L’area della Caserma Rossani di Bari

Molto diverso il procedimento adottato a Bari. L’ex caserma Rossani occupa un’area di circa 8 ettari nel cuore della città consolidata, nei pressi della stazione centrale. È un luogo con grandi aree verdi, spazio ideale di aggregazione per i cittadini, in grado di assicurare maggiore vivibilità al quartiere e all’intera città.

Dal primo febbraio 2014 nasce lì il centro sociale Ex Caserma Liberata. Una parte dell’area è occupata per restituirla alla città con attività sociali e culturali di ogni genere: laboratori per bambini, teatro, cinema, palestra, libreria sociale, orto biologico, area per cani, concerti, dibattiti e molto altro.

Su cosa fare degli spazi della ex caserma si apre un conflitto fra l’amministrazione e i comitati civici. Il Comune propone una riqualificazione con copertura quasi totale dei costi da parte di un privato – il cosiddetto project financing che porterebbe residenze, centro commerciale e parcheggi – mentre i comitati intendono riqualificare l’area con i finanziamenti pubblici messi a disposizione dalla Regione e per un uso esclusivamente pubblico della caserma.

Si trasformerà l’area in un grande parco urbano per attività sociali, culturali, ludico-ricreative, sportive, attraverso un percorso progettuale che vede il coinvolgimento dei cittadini e delle tante associazioni che, nel corso degli anni, si sono battute per restituire alla città questo grande spazio urbano.

La gara per la realizzazione dei primi 30 mila metri quadri di parco è stata bandita. Fra poco inizieranno i lavori. A Bari si è tentata una strada diversa, che ancora non è conclusa. Il conflitto e la partecipazione attiva hanno evitato la tanto temuta valorizzazione che garantisce rendita alla finanza e priva la città dei suoi beni comuni.