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Argentina, abrogato il decreto di Macri contro i migranti

Dopo quattro anni di lotte, scioperi migranti e mobilitazioni, finalmente è stata abrogata la legge. Nonostante resti molto da fare per migliorare le condizioni di vita dei migranti, in Argentina questa lunga lotta sarà chiave per compiere passi avanti in termini di democratizzazione e diritti

Durante i primi giorni di marzo, si è concretizzata una misura politica e giuridica da tempo auspicata da diversi settori della società civile argentina: organizzazioni di migranti, universitarie, collettivi e istituzioni di promozione dei diritti umani hanno festeggiato l’abrogazione del decreto n. 70 del 2017, dopo anni di intenso attivismo dal basso e numerose esperienze di coordinamento e lotta.

Il provvedimento era stato concepito nel contesto del governo autodenominatosi «Alianza Cambiemos», con a capo il partito di Macri, Pro, e la Unión Cívica Radical nel periodo 2015-2019. Il DNU 70 [Decreto de Necesidad y Urgencia, ndt] è stato abrogato con il decreto n. 138 pubblicato sul Boletín Oficial nella giornata di venerdì 5 marzo. È importante difendere e spiegare il significato di tale abrogazione.

Dal 2004 in Argentina è in vigore la Ley de Migraciones n. 25.871, conosciuta nel mondo e nella regione per l’attenzione ai diritti umani, poiché prevede il diritto umano a migrare e l’accesso ai diritti sociali, come salute e istruzione, indipendentemente dalla condizione di regolarità del soggetto.

 

Contiene, inoltre, diverse categorie di residenza che contemplano l’origine regionale dei migranti, costituendo un’inversione di tendenza rispetto alla storica negazione della presenza dei migranti provenienti dai paesi confinanti.

 

Nonostante ci fossero ancora diverse richieste aperte, con l’insediamento del governo di Macri si è aperto il dibattito pubblico sui migranti, a cui è seguita un’escalation di discorsi xenofobi nella stampa e tra i funzionari di governo. Questo tipo di piano, che puntava a criminalizzare i migranti e a creare false urgenze pubbliche rispetto a quanto succedeva «al confine», ha preparato il terreno per il DNU 70, che alterava le disposizioni della Ley de Migraciones relative all’ammissione e permanenza delle persone straniere nel Paese.

 

 

Tra le caratteristiche principali del DNU 70, le organizzazioni hanno menzionato la velocizzazione delle pratiche di espulsione, che limitava le garanzie procedurali e il diritto alla difesa. Ha infatti avuto un’ampia ripercussione sociale la deportazione senza preavviso di Vanessa Cuevas, rimpatriata in Perù e separata dai suoi figli, un caso emblematico della violazione del diritto al ricongiungimento familiare, un aspetto su cui insistono tutte le organizzazioni che si occupano dei diritti dei bambini in contesti di migrazione – una classificazione che include anche i bambini nati in Argentina da genitori stranieri.

 

La condanna internazionale

Il decreto n. 138 riconosce che diversi organismi internazionali di protezione dei diritti umani si sono pronunciati nel corso degli anni sollecitando l’abrogazione del DNU, come la Commissione Interamericana dei Diritti Umani e il Comitato delle Nazioni Uniti sui diritti del bambino. Oltre ad aver chiesto allo Stato argentino di abrogare il decreto, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura ha denunciato l’incremento del numero di denunce di discriminazione connesse con le azioni delle forze di sicurezza, raddoppiato nel 2016 (rispetto all’anno precedente).

Nelle prese di parola su basi giuridiche, sia nazionali che internazionali, è stata riconosciuta l’incompatibilità del DNU con la Costituzione nazionale. Per questo, le organizzazioni per i diritti umani hanno presentato ricorso per chiederne l’annullamento, un processo giudiziario di rifiuti e approvazioni di cui si attendeva ancora la sentenza della Corte Suprema della Nazione.

 

Restrizioni, discorsi xenofobi, disinformazione: quali sono le conseguenze

Al di là della comprovata arbitrarietà giuridica del provvedimento, per quattro anni le organizzazioni di migranti hanno documentato in tutto il Paese le conseguenze di criminalizzazione del DNU nella vita di questi gruppi, molto spesso coinvolti in scene di grande risonanza mediatica, come le azioni di sorveglianza nella stazione di Liniers dove sono stati rafforzati i controlli sulle persone provenienti da Paesi vicini.

Il DNU, come strumento giuridico, è stato anche accompagnato da una politica restrittiva sull’immigrazione, che ha imposto un aumento sensibile delle tasse per la procedura di residenza (è stato riportato che si è arrivati fino al 1000%) e l’uso di sistemi informatici inaccessibili ai migranti, come il RADEX. Per non parlare dell’annuncio, poi sfumato, di una «prigione per migranti» nel sud della città di Buenos Aires, dove si prevedeva di mandare i migranti con reati amministrativi legati alla residenza – convertiti in questioni penali grazie al DNU 70.

 

 

Il progetto del DNU è stato sostenuto da una xenofobia attiva veicolata da mezzi di comunicazione e funzionari politici che facevano leva sulla classica equazione del neoliberismo argentino, già testata con successo negli anni Novanta: migrazione uguale delinquenza. Per fortuna, in Argentina la ricerca nell’ambito dei processi migratori è ampiamente sviluppata e può contare su tutto un insieme di conoscenze statistiche, storiche e normative che consentono di smentire facilmente questi luoghi comuni.

 

Inoltre, davanti alla nuova retorica sulla sicurezza (che vede lo straniero come un pericolo o una minaccia), si lavora per riuscire a fornire prove che mettano a nudo bugie intenzionali e distorsioni calcolate.

 

Sono diversi i siti internet dove è possibile verificare diverse questioni, come per esempio che la percentuale reale di stranieri rispetto ai reati, calcolata in base ai dati del sistema nazionale di registrazione delle statistiche di esecuzione della pena, non implica nessuna sovrarappresentazione rispetto alla percentuale totale di stranieri nel Paese. I dati venivano confusi di proposito da chi approfittava del fatto che la maggior parte della popolazione non conoscesse il testo della Ley de Migraciones per affermare che la legge «permetteva agli stranieri con precedenti penali di entrare».

Si trattava solo di andare a leggere (o «googlare») la Ley de Migraciones vigente e verificare tutte le disposizioni stabilite per quei casi; ma la rigorosità non porta guadagno e non conviene a nessuno far emergere elementi che potrebbero smantellare la salda rete di mistificazioni (anche per questo le scienze sociali e il sapere critico vengono screditati). Sfortunatamente, non è un’impresa facile diffondere queste notizie tramite i media, che si limitano a replicare bugie pensate a tavolino, né lo è riuscire a distruggere pregiudizi atavici con semplici informazioni.

 

Il sistema illegale della Dirección Nacional de Migración durante il macrismo

Come se non bastasse, durante l’abrogazione dell’ingiusto DNU abbiamo ascoltato l’attuale direttrice della Dirección Nacional de Migraciones (DNM), Florencia Carignano, denunciare l’esistenza, nella stessa DNM, ma durante la gestione precedente, di meccanismi nascosti di concessione di residenze in cambio di migliaia di dollari (per non parlare delle azioni di spionaggio illegale nei confronti di diverse personalità).

Insomma, mentre politici come Pichetto e giornalisti come Feinmann attaccavano le donne migranti e lavoratrici che partecipano giorno dopo giorno alla costruzione di questo Paese, come Vanessa Cuevas, mentre la ministra della Sicurezza, Bullrich, mentiva spudoratamente alla popolazione argentina, alimentando la paura verso gli stranieri per ritagliarsi un posto nella sua cricca politica, questi personaggi erano anche riusciti a mettere in piedi un sistema corrotto che si serviva della nazionalità delle persone per sfruttarne la capacità di pagare in dollari.

È necessario discutere le conseguenze dei discorsi pubblici xenofobi (non esclusivi di un solo partito, visto che anche a Berni [ministro della Sicurezza della provincia di Buenos Aires governata dal peronismo, ndr] piacciono) se non altro per le offese discriminatorie subite e denunciate da ragazze e ragazzi nell’ambiente quotidiano e scolastico.

 

Di questa violazione costante dei diritti dei bambini sono responsabili gli uomini e le donne che impunemente esercitano la violenza simbolica contro i migranti sui mezzi di comunicazione.

 

Oggi il bilancio è promettente in termini di miglioramento della legislazione sui diritti (frutto a sua volta del coordinamento tra organizzazioni di migranti, accademiche, sindacali e per i diritti umani) e delle posizioni in materia di politica migratoria, basti pensare alla recente creazione della Comisión Asesora de Política Migratoria.

Ma restano aperte molte questioni che hanno bisogno di politiche pubbliche forti che abbiano un impatto significativo sulle condizioni di vita e sullo sviluppo dei meccanismi di partecipazione, attraverso cui i migranti possano avere accesso concreto all’autorappresentazione.

L’abrogazione del DNU 70 è il risultato di un’esperienza accumulata e intersettoriale di lotta per i diritti in Argentina, in cui i migranti sono stati e sono attori chiave nel processo di avanzamento della democratizzazione della nostra società.

 

 

Articolo tratto da “Notas

Traduzione in italiano di Giulia Di Filippo per DINAMOpress.

L’autrice dell’articolo è ricercatrice del Conicet

Immagini nell’articolo di Alioscia Castronovo, mobilitazioni migranti a Buenos Aires, 2018 e 2019.