ROMA

Ancora cemento su Roma? Fermiamo Alemanno

La finanziarizzazione della città, l’attacco della rendita e una battaglia che si può vincere.

Come nella migliore tradizione delle giunte capitoline, quantomeno degli ultimi vent’anni, a fine legislatura ecco che arrivano i regali ai re del mattone, approvati in fretta e furia per arrivare alla campagna elettorale con i grandi elettori della città con la pancia piena. Non fa eccezione la giunta Alemanno che si prepara nelle prossime settimane ad approvare ben sessantaquattro varianti urbanistiche, per un totale di 20 milioni di metri cubi di cemento che rischiano di riversarsi sulla città. Quando parliamo di “variante” ad un Piano regolatore non parliamo di un’eccezione: la deroga è la norma, le leggi di programmazione urbanistiche sono ormai carta straccia.

Tra gli interventi previsti, la riqualificazione dell’ex Velodromo – dopo che è sfumato l’arrivo della Formula 1 a Roma – con un nuovo progetto, finanziato per la maggior parte da privati, per 56mila metri cubi di edilizia residenziale e di uffici (nonostante Eur spa, società partecipata al centro di diversi scandali, non riesca a vendere o affittare gli uffici che possiede); la riqualificazione di Tor Bella Monaca, con il ridisegno completo di un quartiere a partire dall’abbattimento di interi isolati (le famose torri); e l’allargamento della Centralità della Romanina, con quasi settecentomila metri cubi di cemento in più. Interventi, questi come altri, che vedono la radicale opposizione dei territori, con il parere negativo – si badi bene non vincolante – dei municipi su cui insistono, e la mobilitazione dei cittadini con assemblee e nascita di comitati.

Ma perché si continua, contro ogni elementare buon senso, a consumare suolo distruggendo il nostro prezioso paesaggio e a costruire case private nonostante rimangano largamente invendute? Perché la città è oramai terreno dell’azione predatoria del capitalismo finanziario: si guadagna non solo vendendo case nuove ad acquirenti privati, ma valorizzando i lotti grazie ai cambi di destinazione d’uso, mettendo a rendita edifici e terreni e traslandone il valore sul piatto delle speculazioni finanziarie. La città tutta è campo di battaglia tra chi vuole difendere i territori, la qualità della vita e i servizi pubblici, e chi ritiene che la città e i suoi spazi, e quindi anche chi li abita, siano solo un terreno su cui fare profitto.

Sullo sfondo, una giunta che ancora non ha approvato il bilancio di previsione di spesa per il 2012, ha sfiorato il commissariamento e resta in piedi solo grazie alle proroghe governative. Un bilancio lacrime e sangue per il sociale, la cultura, i municipi, il diritto all’abitare, il cui iter è stato pesantemente segnato dalla vittoria dei movimenti, dei sindacati e delle opposizioni sulla delibera 32 – quella che voleva privatizzare il 21% di Acea per rimpinguare le casse comunali ignorando la vittoria referendaria. Una mobilitazione che ha rappresentato il punto più alto dell’opposizione al governo di Alemanno grazie al rapporto virtuoso tra l’opposizione e l’ostruzionismo in aula da una parte, e la battaglia continua dei comitati, delle associazioni e dei movimenti fuori e dentro l’aula Giulio Cesare dall’altra.

I tempi per la giunta sono stretti ed è possibile battere Alemanno e la sua cricca impedendo l’ennesimo scempio. Ma questo presuppone un rinnovato protagonismo della Roma che resiste, della città che occupa spazi nella metropoli e ne fa luoghi del comune, dove produrre cultura o vivere, assieme a quel variegato universo di comitati e coordinamenti di cittadini che, quartiere per quartiere, si battono contro le speculazioni, ma che rischiano troppo spesso di non riuscire ad andare oltre il loro cortile o problema specifico. Ripensare, a partire da questa battaglia, il futuro della città, mettendo spalle al muro anche chi oggi dall’opposizione lancia con nonchalance la parola d’ordine “consumo suolo zero”, ma che quando ha governato – da Rutelli a Veltroni – ha fatto tutt’altro, ridisegnando la città a partire dagli interessi privati e non dai bisogni dei cittadini e dei territori.

DinamoPress nelle prossime settimane tornerà sull’argomento, raccontando i progetti predatori di Alemanno e dei palazzinari e i territori e la città che vi si oppongono.

[Foto di Iskra Coronelli]