ITALIA

Sea Eye: «Governo tedesco assuma responsabilità». Mediterranea chiede sbarco a Lampedusa, a Malta rischio trappola

Le due imbarcazioni con a bordo i naufraghi sono da ore al centro di un folle braccio di ferro, mentre le condizioni delle persone salvate si fanno sempre più critiche e le proposte del governo più pericolose

«Dopo aver salvato 65 naufraghi navighiamo ora verso Lampedusa. Non ci facciamo intimidire da un ministro dell’Interno, piuttosto ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino. La legge del mare dovrebbe essere applicata sempre, anche se un rappresentante del governo si rifiuta di seguirla». Con queste parole la nave Alan Kurdi della Ong Sea-Eye ha comunicato ieri sera intorno a mezzanotte l’intenzione di rispettare quanto previsto da tutti i trattati internazionali in tema di soccorso marittimo e dirigersi verso il place of safety geograficamente più vicino: il porto dell’isola siciliana di Lampedusa.

Il ministro Salvini, come da copione, ha risposto con un divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane firmato insieme alla ministra della Difesa Elisabetta Trenta e a quello dei trasporti Danilo Toninelli. La misura si basa sul dettato del cosiddetto «decreto sicurezza bis», ma secondo l’ordinanza della Giudice per le indagini preliminari di Agrigento Alessandra Vella non può applicarsi alle imbarcazioni che hanno compiuto dei salvataggi di naufraghi perché queste non rappresentano alcun pericolo per la sicurezza dello Stato. Fonti del Viminale affermano che una motovedetta della Guardia di finanza ha notificato il divieto alla nave della Ong questa mattina intorno alle 10.30.

«La Alan Kurdi si trova al momento in acque internazionali, a circa 13 miglia da Lampedusa – afferma Carlotta Weibl, portavoce di Sea Eye – Per il momento non pensiamo di entrare nelle acque territoriali italiane senza il permesso. Subito dopo l’operazione di soccorso abbiamo chiesto un porto sicuro al Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma e Malta. Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, a parte l’informazione del governo italiano che sulla base del decreto Salvini non siamo autorizzati a entrare e rischiamo 50mila euro di multa. Comunque, siamo in attesa di una soluzione politica. Confidiamo nella disponibilità ad accogliere le persone salvate manifestata da 70 comuni della Germania, il paese di bandiera della nostra nave. Ci sono negoziati in corso e crediamo che il governo tedesco abbia la responsabilità di accogliere queste persone».

@Fabian Heinz/ sea-eye.org

Nel frattempo, rimane complicatissima la situazione sul veliero Alex. La piccola imbarcazione della missione Mediterranea Saving Humans ha soccorso 54 persone quasi 48 ore fa, al largo della Libia. Da ieri mattina si trova al limite delle acque territoriali italiane. Ha ricevuto il solito divieto di ingresso, transito e sosta dalla triade di ministri ed è rimasta in attesa di una soluzione durante tutta la giornata di ieri. Nel pomeriggio sono state finalmente evacuate donne incinte, bambini e famiglie, per un totale di 13 persone. A bordo rimangono dunque 41 migranti e 11 membri dell’equipaggio. Scarseggiano acqua e beni di prima necessità, mentre il sole picchia duro sul ponte.

In questo caso il nodo della questione è l’indicazione di La Valletta come porto sicuro, nonostante si trovi a una distanza di circa 10 volte quella di Lampedusa. Il governo italiano sta facendo pressione affinché la nave porti là le persone salvate. Il meccanismo è alquanto paradossale e tutto interno alla propaganda mediatica salviniana: in cambio da Malta arriverebbero in Italia 55 migranti, uno in più di quelli che sbarcherebbero dalla Alex.

Mediterranea si era detta disponibile alla proposta già ieri, specificando però di non essere in grado per ragioni tecniche e di sicurezza di percorrere altre 100 miglia di navigazione con tutte quelle persone a bordo. Aveva quindi chiesto che mezzi della guardia costiera italiana o maltese trasbordassero i naufraghi e li portassero a La Valletta. A questa richiesta il governo italiano ha risposto con nervosismo. Salvini ha affermato che Mediterranea «sta provocando e pretende immunità».

«Dopo una notte di scambi con i Centri di coordinamento dei soccorsi di Malta e Italia, è del tutto evidente che partire per il porto di La Valletta nelle attuali condizioni significherebbe mettere a rischio la sicurezza e l’incolumità delle persone a bordo della Alex – scrive Mediterranea – Abbiamo addirittura scoperto che, secondo Itmrcc di Roma, in prossimità dell’arrivo nelle acque territoriali maltesi, Alex dovrebbe caricare di nuovo a bordo, in spregio a qualsiasi norma sulla sicurezza della navigazione, tutte e 41 le persone ed entrare così nel porto di La Valletta».

Su diversi media, inoltre, sta circolando l’ipotesi che l’offerta del governo italiano sia in realtà una trappola. In cambio dello sbarco e del trasferimento dei rifugiati, alle autorità maltesi sarebbe stato chiesto anche il sequestro della Alex e l’arresto dell’equipaggio. «Inquietanti sono poi le notizie di stampa che, da diverse autorevoli fonti, denunciano l’esistenza di un accordo tra Governo italiano e maltese finalizzato al sequestro dell’imbarcazione Alex e all’arresto di tutto il nostro equipaggio. Atti ritorsivi fuori da ogni rispetto dello stato di diritto», continuano gli attivisti di Mediterranea su Facebook.

Per tutte queste ragioni la missione umanitaria italiana ha rinnovato la richiesta di assegnazione di Lampedusa come porto sicuro.