ITALIA

Aggressione transfobica: le comunità lgbtqia+ in piazza a Bologna e Roma

Ieri a Bologna, associazioni, reti e collettivi transfemministi sono scese in piazza, domani partiranno da piazzale del Verano. Il Movimento d’identità trans rinnova le preoccupazioni e la rabbia per la situazione delle comunità lgbtqia+ italiane che ha già sottoposto all’attenzione dell’Unione europea.

Centinaia di persone ieri hanno attraversato le strade di Bologna, in un «corteo di sorellanza» organizzato in neanche 24 ore dal Movimento identità trans (Mit), Rivolta pride, Cassero e tante altre associazioni e realtà. A motivare la necessità e la fretta di manifestare è stata l’aggressione transfobica avvenuta la notte tra il 31 maggio e il primo giugno, che ha contornato di dolore e d’odio l’inizio del mese del Pride.

Un gruppo di uomini ha infatti circondato tre donne trans all’uscita di un locale in pieno centro a Roma, in zona viale delle Province, coprendole d’insulti transfobici, di calci e pugni, colpendole con bottiglie di vetro e rapinandole di soldi, carte di credito e telefoni. Dai video, che registrano solo una piccola parte del pestaggio, si vedono gli aggressori colpire una delle donne in testa con una bottiglia, così forte da provocarne la rottura. Una delle vittime, Giulia Onofri, aveva subito violenza transfobica anche lo scorso 12 agosto, mentre si trovava alla festa del vino di Castiglione in Teverina. Un’altra delle donne, Guendalina Rodriguez, ha ricevuto otto giorni di prognosi dal pronto soccorso dove si è recata. Lunedì Rodriguez ha sporto denuncia al commissariato Villa Glori, nel quartiere Parioli della capitale, ora al lavoro per rintracciare i responsabili.

Proprio a Roma è stata convocata per domani un’altra manifestazione, stesso slogan e locandina, che partirà alle 18 da piazzale del Verano.

«Questo episodio di violenza è l’apice di un sentimento discriminatorio su cui le forze governative hanno soffiato fin dal loro insediamento», commenta Roberta Parigiani, avvocata portavoce del Mit. L’Italia è «l’unico paese dell’Unione europea in cui l’UNAR» – l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – «non è indipendente dal governo, ma opera all’interno del Dipartimento per le pari opportunità guidato dalla ministra Eugenia Roccella, che noi riteniamo alimenti il clima di transfobia», spiega l’avvocata. Parigiani si riferisce alle dichiarazioni di Roccella di qualche settimana fa, dove aveva celebrato come un «atto di giustizia» la sentenza della corte britannica che definisce donna solo «chi nasce biologicamente femmina». A destare la preoccupazione dell’avvocata, poi, è l’astensione dell’Italia dalla dichiarazione di 17 paesi Ue che evidenzia gravi criticità nei diritti lgbtqia+ in Ungheria, individuando nello specifico il divieto del Pride e le modifiche legislative e costituzionali operate dal paese tra il 18 marzo e il 14 aprile 2025. La dichiarazione, presentata in occasione dell’audizione sullo Stato di diritto in Ungheria al Consiglio di Affari generali dell’Unione, ha raggiunto poi 20 paesi firmatari, mentre rimangono fuori solo Italia, Romania, Bulgaria, Croazia, Slovacchia e Polonia (neutrale in quanto presidenza di turno dell’Ue).

Parigiani, insieme alla presidente delle famiglie arcobaleno Alessia Crocini, ha portato le proprie preoccupazioni anche alla Commissione Libe (per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni) del Parlamento europeo.

In un’audizione a porte chiuse avvenuta lo scorso 14 maggio, infatti, le due attiviste hanno ripercorso tutti «gli attacchi alla comunità lgbtqia+ di questo governo, dal dicembre 2023 fino ad oggi».

I commissari, dopo la sorpresa, hanno espresso anche in separata sede la volontà di «tenere sotto stretto controllo l’Italia in materia di diritti civili lgbtqia+, nei limiti delle competenze dell’Unione, e rinnovando il loro impegno a tutela delle nostre comunità», racconta ancora Parigiani. L’udienza ha suscitato i fastidi delle forze governative, di cui alcuni alfieri hanno allestito una contro-conferenza nella sala Anna Politkovskaya di Bruxelles: protagonisti i meloniani Nicola Procaccini e Alessandro Ciriani, insieme a membri delle associazioni Pro-vita.

Le discriminazioni, anche violente, contro il mondo lgbtqia+ in Italia sono in costante crescita, come registrato sia dal Mit che da Gay help line, che riporta il 15% di aumento delle aggressioni con rapina. Mentre la Rainbow map 2025 colloca il nostro paese al 35esimo posto su 49.

«Abbiamo più volte tentato il dialogo con il governo, attraverso comunicati stampa ufficiali in cui chiedevamo di essere coinvolte come associazione nei processi decisionali sui percorsi di affermazione di genere, considerando che eroghiamo anche i relativi servizi», afferma la portavoce del Mit. Il governo Meloni, però, non ha colto l’occasione respingendo l’offerta al mittente, attraverso le parole dei Ministri Roccella e Schillaci che hanno escluso le associazioni dal tavolo ministeriale sulla somministrazione della triptorelina alle adolescenti transgender. La motivazione della scelta risiederebbe nella natura non tecnico-scientifica dei soggetti richiedenti accesso al tavolo, «laddove la prassi dell’Istituto superiore della sanità è proprio ascoltare chi eroga i servizi e rappresenta le persone da essi interessate», spiega Parigiani, ricordando il portale Infotrans che funge da piattaforma di collegamento tra l’Istituto e le associazioni.

«Siamo molto preoccupate per la piega che sta prendendo il nostro paese, sempre più simile all’Ungheria. Noi abbiamo già accolto delle persone trans venute dagli Stati Uniti, che stiamo aiutando a chiedere asilo, tra quanto dovranno scappare anche dall’Italia?» – conclude la portavoce del Mit.

Immagine di copertina di Mazen Masoud

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