ITALIA

24M Global strike for climate

Il movimento globale per difendere il clima torna in piazza. Oggi in più di 150 città italiane e in migliaia di piazze in tutto il mondo si terranno proteste, cortei e piazze tematiche. Ci rimangono solo 11 anni per invertire la rotta

A più di due mesi dal 15 marzo, il Global Strike for Climate, giornata mondiale promossa dal movimento globale Fridays For Future, si ritorna in piazza.

Oggi, 24 maggio, in più di 150 città italiane e in migliaia di piazze in tutto il mondo si terranno proteste, cortei e piazze tematiche. Il movimento italiano continua a crescere, anche grazie ad alcuni momenti importanti quali l’incontro nazionale di Milano del 14 aprile e la grande manifestazione per la presenza di Greta Thunberg a Roma il 19 aprile.

In questi mesi, intanto, ci sono state anche azioni che hanno permesso al movimento di accrescere il profilo di contenuto e di conflitto. Ad aprile Fridays for Future Napoli ha sanzionato Unicredit, responsabile di finanziare l’industria del carbone in tutto il mondo e, mentre scriviamo queste righe, è ancora in corso l’occupazione degli uffici milanesi dell’ENEL da parte del gruppo di Fridays For Future che chiede una immediata chiusura delle centrali termoelettriche della multinazionale il cui socio di maggioranza è lo stato italiano. Altre azioni sono previste anche nella giornata di domani.

Foto di Gaia di Gioacchino 

Lo sciopero di oggi avviene in un contesto particolare. Dal punto di vista meramente meteorologico il nostro paese è stato attraversato da un freddo anomalo durante il mese di maggio. Il fatto in sé non è altro che una conferma dei cambiamenti climatici in corso, che implicano stravolgimenti radicali del ciclo delle stagioni all’interno di un ormai sempre più innegabile surriscaldamento del pianeta. Ovviamente la retorica della destra e del ministro dell’Interno ha biecamente cercato di utilizzare questa situazione meteorologica come una prova del fatto che il riscaldamento globale non stia avvenendo e che quindi non valha la pena ascoltare la voce di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il mondo. Inutile sprecare commenti in merito.

Dal punto di vista politico invece lo sciopero poi si colloca a pochi giorni dalle Europee. Il PD ha ripetutamente cercato di strumentalizzare il movimento giovanile per il clima, dichiarando di condividerne le posizioni. Peccato che poi nella pratica dei programmi elettorali ci sia un abisso tra quanto proposto da Zingaretti e quanto è necessario per salvare il pianeta in questi 11 anni che ci rimangono di tempo per invertire la rotta. Lo stunt man delle Europee targate PD Calenda, ricordiamolo, quando era ministro del governo Gentiloni, ha elaborato una Strategia Energetica Nazionale (SEN) completamente basata sui combustibili fossili. Si può dubitare fortemente del fatto che ora, a soli due anni di distanza, se fossero al governo elaborerebbero qualcosa di differente in quanto “illuminati” da Greta Thunberg.

La realtà è che le lobby dei fossili controllano oggi interamente le scelte economiche e politiche del nostro paese. Una riprova di questo è il comportamento dei cinquestelle, a parole sempre ecologisti, ma che ora al governo hanno elaborato un PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) in tutto simile alla SEN di Calenda: ancora una volta gas e fonti fossili come il futuro su cui investire.

Questi elementi sono sempre più evidenti e noti ai giovani di Fridays For Future, che proprio per questo stanno alzando il tiro e il livello della loro protesta. Non si avvicinano mesi facili per via della dispersione estiva, ma le basi per una crescita importante di questo movimento nel nostro paese sono ampiamente gettate e si possono consolidare grazie all’esito della giornata di oggi.

Nel frattempo sarà anche fondamentale vedere come il movimento si articolerà su scala internazionale, visto che questo tratto distintivo (il suo diffondersi a tutte le latitudini) sta continuando a caratterizzarlo in modo fondante.

In termini di studi scientifici infine, un nuovo report approfondito pubblicato dalla ONG Global Witness ha dimostrato che qualunque esplorazione ulteriore, al fine di ricercare combustibili fossili, è inaccettabile se si vuole preservare l’obiettivo di 1.5 gradi richiesto dall’IPCC. Vale la pena guardare il video che Global Witness ha correlato alla sua ricerca.

Intanto l’Eni, partecipata dello stato italiano, si sta lanciando in nuove esplorazioni petrolifere e di gas in tutto il Mediterraneo. Il messaggio che si alza da queste piazze rimane chiaro e semplice: la salvezza del pianeta non è compatibile con la crescita capitalistica.