ROMA

A casa loro. Racconti, arte e musica contro frontiere e ignoranza

Sabato 9 dicembre, a ESC Atelier, un dibattito a tre voci, un live painting a due mani e una selezione musicale per ballare come un corpo solo. Iniziativa meticcia in tre atti, verso il corteo del 16 dicembre

«Aiutiamoli a casa loro», «rimandiamoli a casa loro», «fermiamoli a casa loro» sono frasi che vengono ormai utilizzate comunemente nelle dichiarazioni dei politici, come nelle chiacchiere da bar. Spesso precedute dal celebre attacco «non sono razzista ma…», queste espressioni sono diventate armi nella guerra di trincea che, dagli autobus ai social netowrk, viene combattuta quotidianamente tra le persone e i razzisti.

Ma cosa succede «a casa loro»? Questa domanda non viene trasmessa in prima serata, né tantomeno sfiora i banconi dei bar o le tastiere roventi che inondano di odio i social network. Eppure esprime la questione centrale che andrebbe compresa e risolta per affrontare un fenomeno di portata storica e globale, come le migrazioni internazionali. Non per mettervi fine – sappiamo bene che l’acqua che scorre è torrente e quella stagnante soltanto palude – ma per fare in modo che partire e viaggiare siano sempre e solo scelte autonome, reversibili e sicure.

Per cercare delle possibili risposte, per approfondire alcuni temi spesso lasciati in secndo piano nella lotta per la libertà di movimento, per costruire qui e ora un territorio sociale altro rispetto a quello che vorrebbero imporci i razzismi istituzionali e quelli diffusi, abbiamo organizzato l’iniziativa meticcia in tre atti: “A Casa loro. Storie e testimonianze da Eritrea, Mali e Mauritania”.

Dalle 18.30, tre attivisti nati in Africa, ma abitanti di Roma spiegheranno quali situazioni economiche e politiche costringono le persone a partire. Si discuterà di finanziarizzazione dei territori, politiche monetarie neocoloniali, furto delle risorse naturali, accordi di rimpatrio con governi sanguinari, vecchie e nuove forme si schiavismo, servizi militari a tempo indeterminato. Ma anche di lotte per l’autodeterminazione, di forme di solidarietà transnazionale, di necessità di costruire fronti comuni contro quei meccanismi e quei soggetti che affamano le nostre vite sulle due sponde del Mediterraneo.

Soumaila Diawara (Coalizione Internazionale di Sans Papiers e Migranti) ci parlerà di Mali, Yacoub Diarra (Ira – Iniziativa per rinascita Movimento Anti-schiavista) di Mauritania e Amer Adem (Eritrea Democratica) del Paese del Corno d’Africa. Tre punti di vista su tre situazioni lontane e diverse, che ci permetteranno di esplorare con gli occhi di chi ha vissuto e lottato in Africa alcune delle problematiche che affliggono i Paesi citati, ma anche di ribaltare il punto di osservazione su quello che accade intorno a noi, qui in Italia. Il dibattito sarà trasmesso in diretta streaming su DINAMOpress.

Dopo il dibattito, intorno alle 21, l’artista Mokodu, nato a Mbacké e residente a Roma da 20 anni, si esibirà in un live painting che avrà come oggetto politico-visuale la barbarie che i governi europei e le milizie libiche stanno producendo lungo la rotta migratoria dell’Africa centrale. Mokodu ha iniziato il suo percorso artistico in Senegal, come disegnatore politico per diverse riviste e giornali. Giunto in Italia alla metà degli anni Novanta, ha continuato a esprimere la sua passione per l’arte attraverso la pittura, utilizzando elementi relativi alle culture africane e alle forme di vita metropolitane e ponendo grande attenzione ai temi della pace, della solidarietà e della giustizia sociale.

Durante il live-painting di Mokodu sarù possibile cenare insieme. Per tutta la durata dell’iniziativa sarà possibili gustare e acquistare lo squisito yogurt autoprodotto dalla cooperative Barikamà e il chai a sostegno del progetto musicale Desert Session (qui per partecipare al crowdfunding).

A partire dalle 22.30, le parole e le immagini lasceranno spazio ai ritmi musicali del primo Afro-Beat-Party. Apre le danze dj Nasty Night sulle note della reggae music. A seguire Desert Session, collettivo musicale nato tra la Puglia e i campi profughi Saharawi, ci farà ballare sulle note del Desert Blues, traghettandoci verso lo scatenato Afrobeat di dj Mokodu, che chiuderà la serata.

Questa iniziativa si inserisce nel percorso di costruzione del corteo nazionale di sabato 16 dicembre “Diritti Senza Confini”. Quel giorno, scenderemo in piazza contro fontiere e sfruttamento per dire ancora una volta che “Nessuna persona è illegale”.

Vogliamo politiche sociali che non guardino alla provenienza geografica, ma alle condizioni materiali di difficoltà economica. Vogliamo canali sicuri di arrivo in Europa. Vogliamo la garanzia dei diritti sociali per tutte le persone che abitano nel nostro Paese. Rifiutiamo qualsiasi forma di ghettizzazione, nelle baraccapoli informali nate nelle campagne o in quelle istituzionali progettate nelle città (come a Roma, con le baracche IKEA nella sede della Croce Rossa finanziate dal Comune). Rifiutiamo le leggi che legalizzano lo sfruttamento e rendono illegali gli esseri umani. Rifiutiamo la vergogna degli accordi in Libia, il finanziamento con soldi pubblici di milizie implicate nel traffico e nella vendita di essere umani e di lager in cui le persone vengono recluse, torturate, stuprate. Rifiutiamo anche la proposta del governo italiano, attraverso un bando per ONG, di scaricare sul terzo settore le vergogne prodotte dalla politica e di coprire con un’operazione di facciata un affare sporco che parla di nuove forme di schiavismo, violenze, detenzioni arbitrarie e ricatti nei confronti dei migranti intrappolati al di là del Mediterraneo.