ITALIA

Migliaia al corteo No Tav, lacrimogeni e assedio al cantiere di Chiomonte

Ancora un grande corteo No Tav che ieri ha contestato il cantiere di Chiomonte in Val di Susa, nel momento di maggiore visibilità della quinta edizione del Festival dell’Alta Felicità a Venaus: battiture sulle reti, poi lacrimogeni e diversi feriti, ma come sempre, si parte e si torna insieme

L’ appuntamento estivo del Festival No Tav ha avuto quest’anno ovviamente dimensioni ridotte rispetto agli anni passati, per garantire la tutela sanitaria di tutti i partecipanti. Ma nonostante questo, il corteo di sabato è stato comunque grande e partecipato da settemila persone. 

Il Festival era iniziato nella giornata di venerdì con un primo incontro pubblico con lo studioso Alberto Poggio che ha spiegato una volta in più l’assurdità dei lavori per il raddoppiamento della linea esistente, mentre in collegamento video c’erano Diego Bianchi e Dana Lauriola, agli arresti domiciliari da aprile, dopo aver trascorso sette mesi in carcere. Nella serata di venerdì i primi concerti, con l’entusiasmo del pubblico che non si è fermato davanti al maltempo che in questi giorni imperversa in valle. 

Sabato pomeriggio, invece, alle 14,30  è partito il corteo dal campeggio di Venaus,  sotto un cielo plumbeo da cui a tratti spuntava un sole estivo. Tra i manifestanti anche Nicoletta Dosio, che racconta: «Siamo ancora una volta nei sentieri della Val Clarea verso il cantiere ed è bello vedere quanti giovani sono con noi oggi. Viviamo in una epoca in cui la violenza è la precarietà sono sempre più gravi ed è incoraggiante vedere una manifestazione come questa. Il movimento No Tav resiste perché è una questione di vita, vuole dire resistere e sopravvivere a un potere che è sempre più violento e prepotente. Siamo nel festival Alta Felicità perché, per noi, non piegarci a loro vuol dire essere felici. Felicità è quello che diceva Benjamin, alzarsi la mattina senza aver paura di se stessi». 

Anche Ivan dei Fridays for Future Valsusa è presente al corteo, dopo aver organizzato, due settimane fa, un campeggio ecologista sempre qui a Venaus. «Per il movimento ecologista pensare globale e agire locale non è uno slogan ma un punto di partenza. La Val di Susa è un emblema di opere climaticide costruite perché non si vuole mettere in discussione il sistema. Ricordiamo che se l’opera fosse costruita produrrebbe 12 milioni di tonnellate di co2 fino al 2035, che verranno ammortizzate solo nel 2070, una data lontanissima in cui saremo già al pieno collasso climatico se non avremo cambiato rotta in modo radicale. Siamo qui per salvare la biodiversità delicatissima di un ecosistema gravemente minacciato da talpe e colate di cemento».

Nel paese di Giaglione il corteo si è diviso tra la mulattiera principale e i sentieri per circondare il cantiere. Arrivati alle barriere di metallo è iniziata la tradizionale battitura ritmata coi sassi sulle reti e i cori. Quando alcun* hanno provato ad abbattere le barriere è iniziato un fitto lancio di lacrimogeni, per tutto il bosco e i sentieri per disperdere i manifestanti.

Il lancio di CS è durato per ore, i manifestanti a più riprese hanno tentato di avvicinarsi al perimetro del cantiere e a ogni avvicinamento è partita la reazione violenta delle forze dell’ordine. Molti candelotti sono stati sparati ad altezza d’uomo e alcuni manifestanti sono rimasti feriti o contusi. Ricordiamo che il ministro Lamorgese la settimana scorsa ha promesso in parlamento diecimila membri delle forze dell’ordine in più in Valle per opporsi al movimento No Tav. 

In serata il corteo poi si è radunato a Giaglione in attesa che tornasssero tutt* dai sentieri, perché, come ad ogni corteo in Valsusa, si parte e si torna insieme e, sotto una fitta pioggia, in migliaia sono tornati al campeggio, dove il festival continua fino a domenica. 

Immagine di copertina e foto dell’articolo: DINAMOpress