OPINIONI

12 dicembre: 50 anni di resistenza

Il 12 dicembre a lungo (oggi non più) fu una giornata di resistenza attiva in piazza contro la strage di stato e la repressione dei movimenti. Ricordiamolo come scadenza di lotta e non come anniversario di un’infame provocazione, i cui mandanti. ed esecutori sono morti nel loro letto o sono ancora a piedi libero

Il 12 dicembre 1969, con le bombe di piazza Fontana, il deep state (oggi si dice così) italiano – cioè Servizi, fasci, ufficio affari riservati del Ministero degli Interni e P2 – cercarono, senza riuscirci davvero, a bloccare l’impetuoso movimento che, nato nelle università e nelle scuole l’anno precedente, stava investendo le fabbriche nell’autunno caldo. Non vi riuscirono allora, tuttavia alterarono profondamente il corso degli eventi inaugurando quella strategia della tensione e quella serie interminabile di attentati stragisti che alla lunga contribuì a chiudere un decennio di lotte.

 

La borghesia si difese, diciamo, come sempre ha fatto, colpendo gli antagonisti e lasciando sul terreno anche vittime casuali.

 

In questi giorni uno dei protagonisti di quella sporca guerra, Gian Adelio Maletti, generale come il padre, il massacratore di Debra Lebanos nel 1937, P2 e vice-capo dei Servizi all’epoca, oggi novantanovenne e latitante in Sudafrica, ci ha rinfrescato la memoria con un’intervista in cui dice la sua, de relato beninteso, sulla defenestrazione (tre giorni dopo, 15 dicembre) di Giuseppe Pinelli, spacciato all’epoca dal questore Guida e dal commissario Calabresi, per “suicidio” e da un Pm “democratico” per “malore attivo”.

Resoconto terrificante di quanto avvenne nella Questura di Milano dove il ferroviere anarchico era stato illegalmente trattenuto per incastrare come responsabile della strage Valpreda e altri anarchici. Lo misero sul davanzale e, ogni volta, che rifiutava di convalidare la montatura poliziesca, lo spingevano un po’ in là. Poi l’ “incidente”. Roba che ricorda la stanza n. 13 del ministero egiziano della Sicurezza dove fu torturato e ucciso Regeni. Gli sbirri sono tutti eguali. E in entrambi i casi la fanno franca.

 

Il 12 dicembre a lungo (oggi non più) fu una giornata di resistenza attiva in piazza contro la strage di stato e la repressione dei movimenti. Ricordiamolo come scadenza di lotta e non come anniversario di un’infame provocazione, i cui mandanti. ed esecutori sono morti nel loro letto o sono ancora a piedi libero.

 

Che stiano arrivando alla soglia dei cento anni Maletti o il super-criminale Kissinger, l’ideatore del golpe cileno, che siano in buona salute gli assassini di Giulio Regeni, ci ricorda che l’ingiustizia è fra noi ed è solo colpa nostra se la memoria e l’indignazione non sono all’altezza.