PRECARIETÀ
Lettera aperta alla Regione Lazio dai lavoratori/trici del Ce.Fi

Oggi in presidio sotto la Regione Lazio, i lavoratori e le lavoratrici del Cre-Fi in lotta scrivono alla Regione per denunciare le loro condizioni, reclamare i salari di di un anno svolto e mai pagato, e reclamare diritti.
Egregi Presidente Zingaretti e vice-Presidente Smeriglio,
quella che Vi raccontiamo è una storia vera, poco originale ma vera, in cui si intrecciano le vicende di lavoratori non pagati, imprenditori poco abili, cooperative rapaci, sindacalisti e consiglieri regionali, ma sopratutto è la storia di un mancato controllo da parte di chi affida la Sanità a privati e poi non vigila adeguatamente sul loro operato.
Il Ce.Fi., Centro di riabilitazione ambulatoriale e domiciliare, accreditato con la Regione Lazio, attivo sul territorio di Ciampino e dei Castelli Romani, è uno dei tanti centri sanitari privati-convenzionati che ormai articolano la Sanità pubblica nel Lazio. Il Centro ha offerto per anni un servizio di qualità a tanti disabili, adulti e bambini, della zona grazie all’impegno che 40 lavoratori, medici, psicologi, terapisti, logopedisti e amministrativi, dipendenti e partite Iva, hanno messo quotidianamente nella loro professione. Tale impegno non è venuto meno neanche quando lo stipendio ha iniziato ad arrivare con ritardo di un mese, due mesi, quattro mesi, e nemmeno quando ha smesso del tutto di arrivare. Gli operatori del Ce.Fi. hanno continuato a trattare i pazienti, consapevoli dell’importanza del servizio prestato.
Dopo un anno senza stipendio, però, molti non ce l’hanno più fatta e pur con rammarico hanno dovuto lasciare i loro pazienti e interrompere la collaborazione con il Centro. E così tutti, uno dopo l’altro, sono andati in cerca di un posto che garantisse loro un reddito, finché il Ce.Fi., schiacciato dai debiti, ha definitivamente chiuso i battenti, lasciando i pazienti senza terapia.
Colpa del datore di lavoro che non ha saputo gestire l’impresa? Colpa della Regione che ha pagato in ritardo e non ha vigilato sull’operato del Centro a cui aveva affidato il servizio? Non ci interessa. Quello che vogliamo portare alla vostra attenzione è che 40 lavoratrici e lavoratori, dopo aver lavorato per un anno senza ricevere stipendio, oggi si trovano senza lavoro e senza certezza alcuna sul pregresso e sul futuro.
Presidente Zingaretti, vice-Presidente Smeriglio, quello che è successo nell’ultimo anno sa dell’incredibile, oltre a essere pieno di opacità, e vogliamo condividerlo con Voi.
A seguito delle mobilitazioni degli scorsi 14 aprile e 23 giugno la Regione Lazio, nello specifico i consiglieri Bonafoni e Lupi, e il Comune di Ciampino, nella figura del sindaco Terzulli, si sono impegnati a fare del tutto per risolvere i problemi da noi presentati. Il tavolo negoziale con le istituzioni, tra l’altro, si basava sulla certezza che nelle casse dell’Asl Roma H vi fossero 486.000 euro destinati a Ce.Fi. ma mai erogati, causa insolvenze di quest’ultimo relative a imposte e contributi. Nella certezza di tali dati, si è delineata l’ipotesi di un subentro, tramite affitto di ramo di impresa, da parte di un nuovo soggetto, il quale avrebbe percepito tale denaro per avviare l’attività, caricandosi sulle spalle, però, il debito nei confronti di lavoratrici/lavoratori contratto dalla precedente gestione. In ogni caso, già nel tavolo del 14 aprile, il primo, ci veniva detto dalla Cabina di regia della Sanità di avviare le ingiunzioni di pagamento, perché, senza un titolo esecutivo, la Regione non avrebbe potuto agevolare pagamenti diretti o mediati relativi alla predetta somma di denaro. Senza perdere tempo, con il nostro avvocato abbiamo rapidamente avviato il percorso giudiziario.
Prima della pausa estiva, poi, un nuovo soggetto, il Consorzio Valcomino ‒ Consorzio di cooperative già attivo nel comune di Ciampino e nella Regione Lazio ‒ si è detto interessato a dare continuità al servizio del Ce.Fi. Nel “passaggio di testimone”, ancora incompleto (per quanto ne sappiamo), tra la vecchia e la nuova proprietà, restavano e restano troppe incertezze riguardo al saldo delle retribuzioni pregresse, così come al futuro lavorativo di tutte/tutti noi. Nel frattempo, il medesimo Consorzio Valcomino ci segnala che, da documenti della Asl Roma H, i 486.000 euro risultano «bloccati» da Equitalia. Spiazzati dalla notizia, tutt* noi, assieme al nostro avvocato, chiediamo un incontro con i consiglieri Bonafoni e Lupi per avere chiarimenti. Entrambi, dopo aver consultato a più riprese la Cabina di regia della Sanità e il dott. D’Alba, dirigente della Asl Roma H, ci rassicurano: non c’è stato alcun pignoramento, non si tratta di vincolo giudiziario, ma di una misura meramente amministrativa con cui si sospende il pagamento di Ce.Fi. Le risorse, nonostante il blocco, sono ancora pienamente disponibili.
Nonostante queste rassicurazioni, si decide, su pressione del Consorzio Valcomino, di evitare l’affitto di ramo d’impresa e di procedere attraverso l’utilizzo dell’articolo 9 della Legge regionale 4/2003. Formula, quest’ultima, che se per un verso garantisce, con il trasferimento dell’accreditamento definitivo, la continuità d’impresa e del budget annuale, dall’altro nulla garantisce a lavoratrici e lavoratori, soprattutto per quanto riguarda le retribuzioni non pagate. Per questo, a fine settembre, chiediamo e otteniamo un tavolo con l’assessorato al Lavoro, la Cabina di regia della Sanità, il Consorzio Valcomino, tavolo al quale proprio il Consorzio, già refrattario a trovare una soluzione soddisfacente relativa al pregresso, decide di non partecipare. Da allora, venerdì 3 ottobre, più nulla è successo e questa paralisi non può che preoccuparci.
Anzi, qualcosa è accaduto, ed è di estrema gravità: durante l’incontro del 3 ottobre, vista l’assenza del Consorzio Valcomino, l’avvocato dell’assessorato al Lavoro Sforza come Schiavetti, Cabina di regia della Sanità, ci chiedono se avessimo ottenuto i decreti ingiuntivi dal Tribunale Civile di Velletri. Alla nostra risposta affermativa, ci viene consigliato, cautelativamente, di avviare i pignoramenti mobiliari presso terzi (dove per ‘terzi’ si intende Asl Roma H). Avviamo i pignoramenti ma… la dichiarazione resa dalla Asl Roma H, ai sensi dell’art. 547 CPC, è negativa. Non ci sono i soldi. Perché? Perché evidentemente qualcuno (chi?) ci ha presi in giro: Equitalia, infatti, aveva notificato un pignoramento presso terzi alla Asl Roma H già il 9 aprile 2014. E la Regione, contravvenendo alla procedura che prevede di attendere l’udienza davanti al Giudice dell’Esecuzione (l’unico in grado di emettere un’ordinanza di assegnazione delle somme, una volta verificato la bontà del credito azionato dall’istante, in questo caso Equitalia, e la regolarità della notifica al debitore), ha pagato spontaneamente nel mese di giugno (2014), rendendo così vana ogni trattativa che prevedesse la rateizzazione del credito vantato da Equitalia e, al contempo, il soddisfacimento dei crediti vantati da lavoratrici e lavoratori.
Perché? Perché non aspettare l’udienza davanti al Giudice dell’Esecuzione come prevede la legge? La Regione Lazio, causa la spending review, fatica a pagare i suoi debiti, la Sanità è commissariata da anni, ma si affretta nei sessanta giorni a pagare quanto richiesto da Equitalia, e ciò senza il vaglio del Giudice preposto. Evidentemente vi era qualcuno (chi?) che non aveva interesse a che la trattativa, avviata sulla base della predetta disponibilità economica, andasse a termine, magari così agevolando il subentro di un nuovo soggetto imprenditoriale che non avesse vincoli con il pregresso né si impegnasse a pagare nulla a lavoratrici e lavoratori.
Intanto, per quanto non abbiamo più notizie a riguardo, si procede con il trasferimento dell’accreditamento definitivo di Ce.Fi. al Consorzio Valcomino. Si fa finta di nulla, invece, rispetto all’accordo con lavoratrici e lavoratori, sul pregresso quanto sul futuro. E per noi è evidente, ma lo sarà sicuramente anche a Voi, che senza un accordo relativo al pregresso, cioè alla retribuzione del lavoro svolto e non pagato, non è possibile alcun accordo.
Ci rivolgiamo a Voi, Signor Presidente, Signor vice-Presidente, perché quando siamo entrati nelle case dei pazienti lo abbiamo fatto non per conto della famiglia Pipitò, proprietaria del Ce.Fi., ma per conto della Regione che Voi presiedete, quindi, in ultimo, possiamo considerare Voi come nostri datori di lavoro. E da Voi vogliamo un impegno affinché vengano garantiti: i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, a partire dalla retribuzione per il lavoro svolto e mai pagato nell’ultimo anno e mezzo; il salvataggio di un servizio sanitario essenziale, come quello garantito da Ce.Fi. nel territorio di Ciampino e non solo; la continuità del lavoro e delle collaborazioni.
Per queste ragioni, martedì 18 novembre, a partire dalle ore 10, saremo di nuovo in presidio davanti la sede della Giunta della Regione Lazio, in piazza Oderico da Pordenone, per chiedere a Voi, alla vostra Giunta e agli assessorati competenti di essere ascoltati, perché la fatica di chi lavora e garantisce servizi sanitari essenziali deve essere rispettata. In nome dell’abbattimento dei costi del welfare non si può consentire alle società appaltatrici di violare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Di tutto questo, se non cambia rotta, la Regione Lazio è responsabile. Ci stiamo battendo per noi, ma ci battiamo per tutte le cittadine e tutti i cittadini della nostra e della vostra Regione.
Le lavoratrici e i lavoratori di Ce.Fi.