PRECARIETÀ

Trasporti: la sfida dell’auto-organizzazione contro le privatizzazioni

In un lungo rapporto dedicato alla crisi dell’Eurozona, la scorsa estate il FMI ammoniva l’Italia sulla «necessità di ulteriori passi avanti nelle privatizzazioni, in particolare dei servizi pubblici locali». Le reazioni dei media e delle amministrazioni locali non si sono fatte attendere. La più zelante è stata Genova, con il sindaco di centro-sinistra Doria che, in barba ai suoi impegni elettorali, si è lanciato nell’avventura neoliberale. Gli scioperi selvaggi e la paralisi completa, per ben cinque giorni, della circolazione degli autobus hanno in parte, e solo temporaneamente, firmato la privatizzazione.

Da Genova la lotta si è estesa in molte altre città, soprattutto nel centro-nord. A Roma, si è concentrata inizialmente sul tema degli straordinari, attraverso i quali viene coperto il 40% del servizio per quanto riguarda gli autobus, e il 60% per quanto riguarda la metro, per poi estendersi alla tematica salariale e quella degli interinali. Da inizio novembre fino alla sosta natalizia, due mesi intensi di scioperi selvaggi e scioperi bianchi (degli straordinari appunto), in cui prevalente è stata l’auto-organizzazione, oltre e contro le sigle sindacali.

Con il corteo di lunedì 20 gennaio, nazionale, seppur non accompagnato dallo sciopero, le tante strade locali dell’auto-organizzazione hanno trovato un momento importante di convergenza. La manifestazione, lanciata dalla neonata associazione sindacale “Cambiamenti M410”, ha visto l’importante convergenza con i movimenti romani, che avevano già dato vita alla manifestazione del 20 dicembre scorso. Per quanto i numeri non fossero oceanici, molte sono state le delegazioni provenienti da fuori Roma, radicali i contenuti della mobilitazione e degli interventi dal palco finale. In molti hanno posto l’attenzione proprio sulla necessità di coalizzare lavoratori e utenti del trasporto pubblico, facendo anche riferimento ai referendum del 2011 contro le privatizzazioni.

Un segno importante. Senza euforia, vale la pena sottolineare, in vista dello sciopero del trasporto pubblico locale indetto da USB per venerdì 24 gennaio, che tutto il settore dei servizi pubblici a rischio privatizzazione è attraversato da molta rabbia, sia rispetto all’establishment politico, sia rispetto alle rappresentanze sindacali tutte (spesso, nel caso di CGIL-CISL-UIL considerate vere e proprie controparti). Il recente accordo dell’11 gennaio testimonia come la crisi della rappresentanza stia per esplodere violentemente anche nel mondo del lavoro. La nascita di associazioni e coordinamenti autonomi, il protagonismo dei sindacati di base e la possibile alleanza con studenti e precari è terreno su cui inistere, anche se molto c’è da fare affinché gli esperimenti di auto-organizzazione consolidino pratiche e linguaggi non corporativi o populisti. Altrettanto, come far sì che la difesa del pubblico sia immediatamente trasformazione democratica dello stesso, nel senso della sua gestione comune? Sfide inaggirabili per un sindacalismo conflittuale di nuova natura.