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Jeanne Moreau e il cinema

Morta l’attrice francese Jeanne Moreau (Parigi, 23 gennaio 1928 – 31 luglio 2017).

Un’artista indimenticabile, icona del cinema, che ha attraversato e segnato il Novecento con il suo fascino e la sua arte. Dall’esordio da ballerina alla lavorazione con alcuni dei più grandi registi del panorama cinematografico internazionale: Orson Welles, Luis Buñuel, Joseph Losey, Elia Kazan, Rainer Werner Fassbinder, Wim Wenders, Michelangelo Antonioni, Manoel de Oliveira e molti altri.

Protagonista e icona della Nouvelle Vague, il primo movimento cinematografico emblema di una generazione. Nella Francia fine anni cinquanta, in piena guerra d’Algeria, il cinema francese si tingeva sempre di più di un’estetica idealistica e moralizzante, mero strumento di un patriottismo costruito e intriso di retorica. Ma nella patria in cui è stato inventato il cinema, la realtà iniziò a prendere piede, trasformandosi in arte.

Dalla Cinémathèque Française arrivò la generazione dei cineasti ventenni portatori di un nuovo modo di pensare, di leggere e di vivere il cinema. François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer, eredi spirituali dell’artista maudit Jean Cocteau, inventori della “Politica degli autori”, in cui il regista diviene vero e proprio “scrittore di cinema” che utilizza consapevolmente il mezzo cinematografico per comunicare.

E Jeanne Moreau non si configura, allora, solo come “musa” del genio autorale di turno, ma in ogni inquadratura, esprime in pieno il pensiero di un movimento artistico, galleggiando e fluttuando in un proprio mondo visivo. L’attrice modella l’immagine. Pensiamo al cult di Truffaut del 1962 “Jules e Jim”, uno dei manifesti della Nouvelle Vague, prima del maggio francese del ’68, un film sull’amore, le sue forme, la sua liberazione, la sua tragicità. La scena della corsa sul ponte dei tre personaggi è una accelerazione di vita, un respiro intenso di felicità.

Una felicità che solo un’immagine può significare, poiché la felicità stessa “si racconta male perché non ha parole, ma si consuma e nessuno se ne accorge”. E, siccome, “le parole non possono avere lo stesso valore visto che non hanno lo stesso sesso. In tedesco noi diciamo “il guerra”, “il morte”, “il luna”; invece “sole” e “amore” sono di sesso femminile: “la sole”, “la amore”… “la vita” è neutra”. Si gioca in parte con le convenzioni sociali, i ruoli di genere predeterminati.

Il travestimento alla garçonne in “Jules e Jim”, il caschetto in “La sposa in nero” (la cui trama ha ispirato Tarantino in “Kill Bill”), il négligé nero in “La notte”… i personaggi prendono vita ed entrano nella memoria collettiva della storia cinematografica.

Jeanne Moreau si è cimentata anche come regista negli anni ’70 e ’80 e continuato a recitare, bellissima, anche nei suoi ottant’anni con i registi più significativi degli ultimi anni come Amos Gitai, François Ozon, Luc Besson.