ITALIA

È sciopero generale per la Palestina
È sciopero generale per la Palestina: attese più di cento piazze in tutta Italia. Una situazione inedita per il paese in strada da giorni contro il genocidio con manifestazioni oceaniche e determinate da sud a nord dello stivale
Sta succedendo qualcosa di inedito in questi giorni in Italia. Cortei fiume, blocchi di porti, stazioni, e tangenziali, manifestantǝ che con determinazione sfidano i divieti della polizia. Fino ad arrivare all’indizione dello sciopero generale in difesa dell’ordine costituzionale da parte di CGIL con Usb, Cobas, Adl Cobas, Sial Cobas, Clap e altre organizzazioni di categoria. Uno sciopero generale indetto da uno dei più grandi sindacati confederali insieme alle varie sigle del sindacalismo di base e conflittuale. Uno sciopero generale, dopo solo dieci giorni dal 22 settembre, in cui invece la sciopero era indetto solo dal sindacalismo di base e conflittuale. Uno sciopero indetto non rispettando il preavviso e invocando l’articolo 2 della legge 146/1990 «in difesa dell’ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori». E aprendo un conflitto con le istituzioni sulle norme che regolano lo sciopero nei settori pubblici essenziali.
Una situazione inedita. Dopo anni in cui il movimento transfemminista ha tentato di riattualizzare lo strumento dello sciopero praticamente ignorata dal sindacato confederale, che invocava la differenza tra lo sciopero per questioni economiche e la lotta politica. Dopo anni di lotte dei e delle precarie in vari settori tra il pubblico e il privato che hanno cercato di organizzarsi superando le divisioni sindacali tra confederali e sindacati di base con grandi difficoltà. Dopo anni in cui l’unità dei sindacati era stata trovata a destra con UIL e CISL, e non a sinistra con le sigle del sindacato di base.
E oggi, dopo anni di lavoro, di conflitti e di incapacità di comprendersi, ci sono più di cento piazze condivise in tutta Italia.
Dopo giorni di mobilitazione incredibile. Solo ieri: manifestantǝ sono entrati nelle piste dell’aeroporto di Caselle a Torino, a Napoli è stato caricato il corteo che tentava di entrare nel porto per fermare una nave con un carico diretto in Israele, a Palermo è stata chiusa l’entrata al “villaggio dell’esercito” e poi il porto, bloccata la stazione di Brescia e di Firenze, e a Bologna ci sono stati scontri con lacrimogeni tirati ad altezza dei manifestantǝ di fronte alla stazione centrale. E poi decina di migliaia di persone a Milano, a Roma e in tantissime capitali europee e di tutto il mondo.

Oggi è una giornata inedita, sono decine le scuole chiuse, con cortei spontanei verso i punti di concentramento, con lavoratrici e lavoratori della scuola che sfidano dirigenti scolastici e sanzioni, facendo i conti in tasca su quanto sarà difficile arrivare alla fine del mese, ma che hanno deciso di scioperare. In moltissime scuole di Roma da stamattina presto si leggevano cartelli «a causa dell’adesione allo sciopero la scuola rimarrà chiusa». In una scuola sempre più autoritaria, dove è rientrato il voto in condotta, il voto numerico alle scuole primarie, un codice di condotta delle insegnanti usato contro di loro e l’USR del Lazio che ha aperto l’anno scolastico con un avviso ai e alle dirigenti scolastiche di non far votare alcuna mozione su Gaza.
In una scuola dove la libertà di insegnamento è minata, da Gaza alla questione dell’identità di genere e dei diritti delle persone trans, per arrivare al dibattito in Parlamento sul consenso informato. Una scuola che oggi è per le strade e sciopera.
E tutto questo accade per la Palestina, contro il genocidio in corso e per chiedere il rilascio immediato di tutte le attiviste e attivisti della Global Sumud Flotilla. Guardare alle immagini del genocidio in Palestina non può che farci aprire gli occhi anche su quello che succede ogni giorno nelle nostre strade, luoghi di lavoro e scuole. Una società sempre più povera, razzista e machista, con un governo che aizza l’odio, oggi scende in piazza per la Palestina, contro il genocidio e il governo italiano complice di Israele. E speriamo sia soltanto l’inizio di una lunga lotta.
Immagine di copertina di Marta D’avanzo
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