ITALIA

Palazzinari bastardi

L’inchiesta della Procura milanese mette in luce un sistema che le realtà sociali del territorio da anni combattono e che ha portato alla trasformazione di interi quartieri popolari in enclave per ricchi e per turisti, spingendo fuori dalla città le persone con redditi più bassi

Milano è letteralmente incandescente. Le temperature percepite dai suoi abitanti sono elevatissime, soprattutto dove le colate di cemento hanno sfigurato diversi angoli della città. Sì, perchè da più di 10 anni molte piazze sono state spianate, sono comparsi nuovi palazzi, diversi quartieri hanno cambiato volto; col risultato che, di fatto, spostarsi a Milano significa fare uno slalom tra i cantieri edili, significa rimanere imbottigliato nel traffico di strade deviate o, nel peggiore dei casi, rischiare di essere investiti da un mezzo di lavoro, come betoniere o tir che si spostano per la piccola città.

In quest’ennesimo luglio infuocato, la magistratura milanese ha aperto un’inchiesta sul sistema corruttivo legato ai permessi edilizi accelerati, che dal 2015 – anno dell’Expo – fino a oggi ha portato alla crescita incontrollata del mercato immobiliare nei progetti più grandi di Milano, oltre che alla gentrificazione marcia della città.

L’inchiesta ha portato a sei richieste di misure restrittive: domiciliari per alcuni dirigenti pubblici e immobiliaristi “di grido” (tra cui l’assessore Giancarlo Tancredi e il CEO di Coima, Manfredi Catella), e carcere per altri (come l’architetto Giuseppe Marinoni e altre figure legate alla Commissione Paesaggio).
Sono comunque di più le denunce e i processi hanno colpito i movimenti che hanno denunciato più volte questo sistema, anticipando i tribunali di almeno 15 anni, prendendo di mira non solo Expo2015 ma la distruzione di aree verdi, la privatizzazione di luoghi pubblici, le problematiche legate agli affitti brevi e molto altro, fino ad arrivare alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Questa inchiesta ufficializza le intuizioni che le realtà sociali milanesi hanno trasformato in azioni concrete di lotta negli anni e che oggi confermano che lo scandalo urbanistico a Milano ha aggravato il problema degli affitti insostenibili, contribuendo al peggioramento della qualità e dei costi della vita e marginalizzando le famiglie normali. Se qualcuno qui si chiede che cosa sia la normalità familiare, meglio precisare che si sta parlando di condizioni economiche, quindi di nuclei (o anche singoli soggetti) che per pagarsi le spese di vita si basano solo ed esclusivamente sulle proprie forze. Con lo stipendio, quei pochi sussidi e qualche lavoretto in nero, come si possono pagare 1.400 euro per un monolocale (o 400 euro per un posto letto, o 800 euro per una stanza) riuscendo anche a coprire altri bisogni?

Insomma, a Milano è stato fatto tutto alla luce del sole che oggi è cocente, e non ci voleva un tribunale per sapere che Porta Romana ma anche Corvetto, Lambrate o Dergano, sono zone in cui diversi progetti edilizi autorizzati negli ultimi anni, hanno aumentato il valore percepito delle aree coinvolte, innescando una bolla speculativa che non ha fatto altro che allargarsi.

Gli immobili nuovi o riqualificati sono stati immessi sul mercato a canoni da lusso, anche nei quartieri popolari, creando un effetto che ai più attenti crea quasi fastidio agli occhi. Come al quartiere oggi rinominato NoLo, ma che in realtà è zona Loreto, dove hanno talmente tanto voluto cambiargli la facciata, che anche cambiargli il nome è risultato utile per aumentare esponenzialmente i prezzi delle case. Ed ecco che dopo una decina di anni, un quartiere popolare caloroso, pieno di gente e storico di Milano è stato reso asettico, ridotto a freddi annunci online in stile «100 euro per una notte nel cuore di NoLo – North of Loreto». Che schifo!

Questa edilizia residenziale di pregio, spesso destinata al mercato degli affitti brevi (es. Airbnb), sta letteralmente spingendo fuori dai quartieri (e dalla città) le persone con le fasce di reddito più basse, le uniche vere vittime di questo sistema speculativo.


Farsi carico di un problema di vitale importanza vuol dire anche assumersi la responsabilità di aver agito per il benessere di pochi, non solo per quanto riguarda le scelte dirette che hanno portato a questo sistema di corruzione intorno al tema dell’edilizia nella città, ma anche e soprattutto perchè qualsiasi sforzo di cambiare il volto di Milano è finalizzato a un imbellettamento che ha il solo scopo di mostrarla come una metropol che non è.
Che cosa è Milano non lo può sapere chi usa questa città per grandi guadagni personali, ma chi in questo luogo attraversa gli anfratti più controversi, chi conosce le strade e si accorge del loro stravolgimento, chi nel proprio quartiere si accorge che aumentano gli sfratti e gli sgomberi; che cos’è Milano non lo sanno i broker, i grandi imprenditori, non lo sa neanche il sindaco che ha più cura della sua immagine che dell’epidemia di legionella nel quartiere a Crescenzago (dove, tra l’altro, si possono trovare due esempi dell’attenzione speculativa che ha ricevuto il quartiere).


Che cos’è Milano lo sa chi la vive tutti i giorni, anche quando è luglio, si scioglie l’asfalto e le piscine comunali sono quasi tutte chiuse e lasciate marcire. E l’unica cosa positiva di un’altra estate in città è che c’è meno gente, meno traffico, più silenzio.

Articolo scritto dalla redazione di Milano in Movimento per DINAMOpress.

Immagine di copertina tratta da WikiCommons.

SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS

Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno