ROMA

Torpignattara, chi specula sul degrado?

Si chiamava Khan Mohamed Shandaz il ventottenne pakistano ucciso a botte da un giovane romano diciassettenne ieri notte.

È avvenuto alla Maranella nel quartiere di Torpignattara. Sospesa tra il degrado e la speculazione, tra l’abbandono tipico delle periferie e i processi di gentrification, questa zona vive in queste settimane un’escalation di violenza e insofferenza che la rendono una polveriera sociale.

È una storia da manuale, quella di questi anni. È cominciata in sordina, correndo di bocca in bocca dalle vetrine dei negozianti italiani che si affacciano sul viale alberato di Torpigna. Si è alimentata dell’angoscia per la crisi economica e della sensazione di abbandono da parte delle istituzioni, cui si sono aggiunti gli allarmi islamofobi e le campagne xenofobe. È così che il clima nel quartiere più multietnico di Roma ha cominciato ad avvelenarsi. Sono comparsi gruppi sedicenti “spontanei” che rivendicano la difesa “della piccola proprietà e delle tradizioni”, che pretendono di mettere sotto controllo i luoghi di culto e affermano di non voler pagare il costo delle “frontiere spalancate”. Questo attivismo, sospetto e maldestro, ha infiammato gli animi. Si sono susseguite assemble con cadenza quotidiana, si sono rinfoltiti i capannelli di cittadini che per strada si scambiano informazioni e discutono del da farsi.

Chi da anni opera nel quartiere dal basso, denunciando le carenze della politica e delle amministrazioni locali senza cadere nella trappola della guerra tra poveri, si è gettato nella mischia, tentando di arginare le strumentalizzazioni parafasciste. “Non dimentichiamo che questo quartiere è stato creato dai migranti ovvero da uomini e donne provenienti da altre regioni di Italia e che insieme ai romani oltre 100 anni fa hanno realizzato ciò in cui viviamo – hanno scritto proprio qualche giorno fa quelli del comitato di quartiere della Certosa, un vero paesetto immerso nella metropoli che si trova a ridosso di via di Torpignattara – Non dimentichiamo la storia del nostro territorio che è stato parte dell’VIII zona dei Gap, il territorio della formazione partigiana Bandiera Rossa, il quartiere delle lotte sociali del dopoguerra per casa lavoro e dignità, il territorio dell’utopia comunista, di un mondo di liberi e uguali”. Questo pomeriggio, dopo la tragica morte che rischia di infiammare definitivamente la polveriera, era fissata una mobilitazione delle mamme del quartiere: molte di loro solo qualche mese fa hanno scacciato il leghista Borghezio dalla scuola intitolata al ribelle risorgimentale Carlo Pisacane. Quella scuola è un simbolo ma è anche un punto di riferimento materiale: è un laboratorio multietnico odiatissimo dai razzisti.

Il luogo dell’appuntamento, l’angolo tra via Baracca e via di Torpignattara, si trova a pochi metri dal luogo dell’omicidio di Shandaz. È l’occasione giusta dal quale riprendere a tessere la rete antirazzista della Torpigna popolare e della Roma solidale.