Protesta richiedenti asilo alla Stazione Termini

Continuano le mobilitazioni dei richiedenti asilo contro la gestione emergenziale dell’accoglienza e contro i tempi infiniti per il rilascio dei documenti.

Dopo le mobilitazioni dei giorni scorsi dei migranti della cosiddetta “emergenza Nord Africa” a Parma, Rimini, Reggio Emilia, Vicenza, Padova e Bologna oggi 21 Dicembre a Roma un gruppo di donne richiedenti asilo ha bloccato via Giolitti, accanto alla stazione Termini. Protestano contro l’isolamento in cui sono costrette a vivere in un centro di Anguillara: una ex-fattoria sperduta nelle campagne, lontanissima dal centro abitato, dove non ci sono interpreti, i riscaldamenti non funzionano e non c’è nessun tipo di assistenza medica.

Ultima Ora: grazie alle proteste ed al blocco stradale le donne richiedenti asilo hanno visto riconosciuto parte delle loro rivendicazioni. Dall’ufficio immigrazione della questura di Roma in via Teofilo Patini, non escono né denunce né fermi. Anzi, dopo la giornata intensa di lotta è stata finalmente fissata la data della riunione della Commissione che giudicherà la loro richiesta di asilo. Una vittoria importante, che certo non cambierà nel breve la loro situazione nell’ex fattoria di Anguillara, ma di sicuro segna un punto a loro favore nel percorso di riconoscimento dei loro diritti. La protesta di questa mattina diventa un esempio per tutti/e coloro che in questo momento sono vittime delle discriminazioni della legge italiana verso i migranti.

Intervista a una richiedente asilo

La protesta su via Giolitti

Dovete rispettare la nostra dignità

(testo del volantino)

Siamo uomini e donne fuggiti dalla guerra. Siamo venuti in Europa per cercare migliori condizioni di vita e avere la possibilità di vivere con dignità. Abbiamo diritto ad essere riconosciuti come rifugiati politici, perché se torniamo a casa rischiamo di morire. Ma in Italia le procedure per ottenere questo documento sono lunghissime (oltre un anno). Nel frattempo non possiamo cercare lavoro e siamo costretti a vivere nei centri di accoglienza.

Per oltre 4 mesi siamo stati ospitati in un centro a Tivoli. A un certo punto, però, siamo stati trasferiti, in un altro campo, che è una ex-fattoria sperduta nelle campagne di Anguillara. Non chiediamo troppo, sappiamo che la situazione economica in Italia è molto difficile per tutti. Però siamo persone e vogliamo che la nostra dignità sia rispettata!

Le condizioni del centro sono davvero difficili. Il centro è molto lontano dal paese e da Roma e per questo non possiamo iniziare nessun percorso di inserimentoSiamo stati sbattuti fuori dalla società, siamo isolati, non possiamo iniziare nessun percorso di inserimento sociale. Ma siamo costretti ad accettare ogni cosa, perché non abbiamo altra scelta.

Sappiamo che la cooperativa che gestisce il nostro centro prende molti soldi, soldi pubblici che i cittadini italiani pagano attraverso le tasse. Ma questi soldi sono usati solo per fare arricchire la cooperativa e il proprietario della fattoria, e non ci permettono certo di avere i servizi sociali di cui abbiamo bisogno. Non abbiamo i riscaldamenti; non abbiamo assistenza medica per noi e per i nostri bambini; dopo 5 mesi non abbiamo ancora potuto chiedere la tessere sanitaria; non c’è un mediatore culturale; i nostri figli non possono più andare a scuola perché viviamo nelle campagne e non c’è nessun mezzo di trasporto; dobbiamo camminare 30 minuti per raggiungere la prima fermata del bus e abbiamo paura a camminare di notte. Oggi siamo qui a Termini per far sapere ai cittadini italiani in quali condizioni viviamo. Non stiamo chiedendo carità, ma solo il rispetto dei nostri diritti e della nostra dignità.