MONDO

Olimpiadi in Brasile: debito e violenza contro la popolazione

Militarizzazione, violenza poliziesca, indebitamento e speculazione immobiliare. La logica dei grandi eventi continua a devastare le città: benvenuti ai Giochi Olimpici di Río de Janeiro 2016.

Sin dai Giochi Panamericani 2007 a Río de Janeiro, passando per il Mondiale di Calcio nel 2014 e fino ai Giochi Olimpici di quest’anno, i movimenti popolari e i collettivi organizzati in lotta contro l’impatto dei mega-eventi sportivi denunciano l’aumento della violenza nei confronti della popolazione, con sgomberi e militarizzazione nelle favelas, così come la mancanza di trasparenza nella gestione della preparazione delle città-sede dei Giochi, che stanno producendo instabilità nel bilancio pubblico e negano il diritto di accedere ai servizi di base.

“ Noi non siamo contro i Giochi Olimpici. Siamo contro la forma con la quale questi mega-eventi arrivano nelle città, disinteressandosi dei bisogni reali e concreti della popolazione ed imponendo un modello di città assolutamente distante dalle necessità reali di chi la vive”, afferma l’economista Sandra Quintela, coordinatrice dell’ Instituto de Políticas Alternativas para el Cono Sur (PACS) e membro del Comité Popular de la Copa y de las Olimpíadas di Río de Janeiro.

In questo senso, l’episodio più recente riguarda la concessione di un credito di 870 milioni di dollari, autorizzato dal Presidente Michel Temer mercoledì 29 giugno, destinato alla “Seguridad Pública de los Juegos Olímpicos Río 2016”, che inizieranno il 5 agosto. Lo Stato di Río de Janeiro attraversa una gravissima crisi economica e quella misura, di carattere provvisorio, è stata approvata subito dopo che il Governo decretasse lo “stato di calamità pubblica” a causa del fallimento finanziario. A un mese dall’inizio dei Giochi, il panorama urbano di Rio presenta varie contraddizioni. A causa della crisi che rende difficile, per esempio, il pagamento dei salari dei funzionari pubblici e ha portato ai tagli nelle spese per educazione e salute, le spese per il mega-evento olimpico raggiungono gli 11 milioni in più del previsto rispetto a quando il Brasile si propose come sede.

Intervistata da Brasil de Fato, Quintela afferma che Rìo de Janeiro ha adottato il “modello di città mercanzia, una città da vendere ai mega-imprenditori. Le enormi strutture turistiche sono dirette all’esterno, al capitale straniero, alla privatizzazione dello spazio urbano. E’ in atto un processo di indebitamento brutale sui conti pubblici che generano un debito molto grande che aumenta quello sociale”.

Privatizzazione

Il governo di Río de Janeiro ha negato che la crisi generale dello Stato sia stata generata dai Giochi, sostenendo che le difficoltà finanziarie siano dovute alla crisi generale e all’abbassamento del prezzo del petrolio e che la maggior parte delle spese per le opere sono state finanziate con risorse di Associazioni Pubblico-Private (APP). Secondo i dati del Comune, solo il 43% delle spese proviene dal bilancio pubblico, mentre il 57% dalle APP.

Tuttavia, dal PACS prendono parola rispetto a questa questione: “per mezzo di queste associazioni pubblico-private, lo Stato smette di prendersi in carico tutti i costi, ma anche di ricevere benefici, come nel caso della metro, dei treni e degli stadi”, spiega l’istituzione nella sua rivista Rio de Gastos. A partire da queste APP, lo Stato garantisce al capitale privato guadagni per periodi da cinque a trentacinque anni, assicurati per contratto. Dunque, oltre ad essere un’altra forma di privatizzazione dei servizi e delle responsabilità pubbliche, sembradarel’impressione di diminuire le spese pubbliche nel breve periodo, compromettendole sul lungo termine.

Secondo Quintela, “i governanti diventano amministratori degli interessi di quel capitale che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo urbano a causa della grande speculazione edilizia; ossia, per l’ espansione delle frontiere del mercato di case e terre. La questione della qualità della vita urbana diventa così l’ultima cosa in ordine di importanza.”

Violenza

Secondo i dati raccolti dal PACS, 65,000 famiglie sono state deportate in nome dei Giochi Olimpici di Río de Janeiro.”Ci sono regioni intere che sono state privatizzate; per esempio la regione di Porto Maravilla, dove si trovava il porto antico. Lì nacquero la capoeira,la samba.. Oggi tutto è completamente cementificato a causa del processo di privatizzazione; con i mega-eventi sportivi abbiamo assistito ad una flessibilizzazione attorno alla definizione di ciò che è privato e ciò che è pubblico”, analizza Sandra. Il Comitato Popolare delle Olimpiadi afferma anche che un’altra delle conseguenze riguarda l’aumento della violenza poliziesca contro i giovani neri delle favelas. Un sondaggio realizzato da Justicia Global indica che, tra gennaio e luglio del 2015, 408 persone sono state uccise dalla Polizia Militare di Río de Janeiro, in casi registrati come “atti di resistenza” (che sarebbe una legittima difesa della Polizia). Ovvero un aumento del 18,6% rispetto allo stesso periodo del 2014.

“E’ impressionante che, in una città estremamente militarizzata come Rìo, quella logica si approfondisca in nome dei mega-eventi, afferma l’economista. Nell’intento di mostrare al mondo che le favelas della “Città Meravigliosa” sono pacificate, il governo fluminense, con l’appoggio del governo federale, ha aumentato le spese e il numero dei militari.

Il Ministero della Difesa ha specificato che 18,000 militari saranno collocati nelle città dove si realizzeranno le partite di calcio (São Paulo, Manaus, Salvador, Brasília y Belo Horizonte), tra cui “approssimativamente 14,000 dell’Esercito brasiliano, 4,000 della Marina e 2,000 dell’Aeronautica”. Secondo i dati richiesti dalle organizzazioni Artigo 19 e Justicia Global a la Secretaria de Estado de Seguridad de Río de Janeiro (Seseg), sono state acquisite 4,000 squadre di protezione individuale, 18,000 palloni di gomma, 9,000 fumogeni colorati (che rilasciano pittura per segnalare persone nella moltitudine), 4500 granate “di effetto morale”, 4500 gas lacrimogeni e 1000 spray di gas al peperoncino.

Foto: Brasil de Fato. Artículo pubblicato su Brasil de Fato, ripreso e pubblicato in spagnolo da Notas. Traduzione in italiano a cura di Barbara D’Agnelli per Dinamopress.