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Il suprematismo bianco uccide e Trump rimane equidistante

Scontri tra suprematisti bianchi e attivisti di sinistra e antirazzisti a Charlottesville (Virginia). Un militante suprematista piomba sulla folla in macchina e uccide una donna di 32 anni. Trump condanna genericamente le violenze, dalla sua elezione è aumentata l’aggressività dei gruppi razzisti e suprematisti , come denuncia il Southern Poverty Law Center.

James Alex Fields, 20 anni originario dell’Ohio, alla guida della sua Dodge Challenger, si è lanciato sulla folla di manifestanti antirazzisti a Charlottesville in Virginia, uccidendo una donna di 32 anni e ferendo altre persone. Arrestato è ora accusato di omicidio volontario. I fatti si sono svolti nella cittadina del Sud degli Stati Uniti dove da ore si confrontavano, anche con violenti scontri, due opposte manifestazioni. Da una parte suprematisti bianchi, gruppi di estrema destra e uomini del Klan, in piazza contro la scelta del consiglio comunale della città di rimuovere la statua del generale della Confederazione Robert Edward Lee, ultimo comandante in capo dell’esercito sudista. Dall’altra attivisti per i diritti civili e del movimento Black Lives Matter, collettivi della sinistra radicale.

Il presunto assassino appartiene all’organizzazione Vanguard America, il cui slogan è “blood and soil”, “sangue e suolo”. Un gruppo nazionalista, antisemita e suprematista. Se all’elezione di Donald Trump ha corrisposto un rinnovato attivismo dei gruppi della destra radicale, accompagnato da una martellante propaganda xenofoba e omofoba condotta dai media dell’alt-right e dai suoi esponenti alla corte del presidente, dall’altra grandi manifestazioni si sono svolte in questi mesi per chiedere che non si torni indietro sui diritti civili.

Di fronte alla gravità dei fatti, Trump ha ovviamente condannato le violenze, invitando però tutte le parti alla calma e non citando mai i suprematisti bianchi. Toni ben diversi da quelli usati per esempi dal governatore della Virginia Terry McAuliffe, che ha dichiarato: “Andatevene: nazisti e suprematisti bianchi non sono i benvenuti in Virginia. Non c’è posto per voi qui”. In tanto nello stato è stato dichiarato lo stato d’emergenza e mobilitata la Guardia Nazionale. Le parole di Trump, che condanna genericamente la violenze, colpiscono soprattutto se lette alla luce delle parole del numero uno del Ku Klux Klan David Duke: “Siamo determinati a portare indietro il nostro paese. Stiamo per soddisfare le promesse di Donald Trump. Questo è ciò che abbiamo creduto. Ecco perché abbiamo votato per Donald Trump, perché ha promesso che farà tornare indietro il nostro paese “.

Ovviamente quelli che Trump non vuole perdere non sono i voti di qualche migliaio di aderenti al KKK, ma dell’America bianca che crede alle bufale dell’alt-right, profondamente razzista, tendenzialmente tradizionalista e islamofobica. Sul sito del Southern Poverty Law Center dell’Alabama, ormai una vera e propria istituzione indipendente che monitora l’attività dei gruppi che propagandano odio, è apparso un commento del presidente dell’Splc Richard Cohen.

“Le parole di Duke riflettono le opinioni di un movimento bianco nazionalista che vede Trump come suo campione. – riflette Cohen – Non sbagliamo: questo è un movimento fascista che minaccia non solo la violenza estremista ma anche la nostra democrazia. Attualmente, Trump continua a impiegare come suo stratega principale l’ex capo della Breitbart News, Stephen Bannon, che si vanta orgogliosamente di aver fornito “la piattaforma per l’alt-destra” – un termine fantasioso per la supremazia bianca nell’era digitale. Per tutto il tempo, l’amministrazione di Trump continua a ridurre la minaccia della violenza suprematista bianca. Trump chiede che il paese si unisca. Ma è ancora responsabile del suo ruolo nel dividerlo”.

Dall’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca – con lo shock per molti di vedere il “primo afroamericano presidente” – ad oggi, l’Splc continua a denunciare nei suoi report l’avanzata e la pericolosità dell’estrema destra americana, capace di veri e propri atti di terrorismo interno, e considerata da molti analisti più pericolosa di eventuali minacce esterne. Era il 2009 quando l’Homeland Security pubblicava un documento intitolato Right-wing Extremism: Current Economic and Political Climate Fueling Resurgence in Radicalization and Recruitment. Il testo portava alla luce il rinnovato slancio trovato dalla radicalizzazione di destra tra i reduci, nelle zone rurali del paese e tra il ceto medio impoverito. Gli estensori del rapporto vennero costretti alle dimissioni: la loro colpa sarebbe stata quella di non aver messo al primo posto la minaccia del terrorismo islamico.

Ps: Per approfondire il rapporto l’arcipelago dell’estrema destra americana e l’elezione di Donald Trump, si consiglia la lettura di Wasp. L’America razzista dal Ku Klux Klan a Donald di Guido Caldiron, edito da Fandango Libri. Mentre il sito del Southern Poverty Law Center, dove sono consultabili tutti i report dell’organizzazione è www.splcenter.org