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Dublino, la vittoria dei cittadini nel centenario della Rivolta di Pasqua

Una sentenza dell’Alta Corte Irlandese dà ragione ai cittadini e dichiara Moore Street patrimonio storico nazionale . Nel centenario della Rivolta di Pasqua, i discendenti dei rivoluzionari del 1916 riuniti nel comitato “Save Moore Street” vincono la battaglia “per proteggere e preservare il luogo di nascita stesso della Repubblica”, come afferma James Connolly Heron, nipote del leader dei ribelli James Connolly.

Moore Street è stato il teatro della resistenza e della resa dei militanti repubblicani irlandesi dopo la ritirata dall’ufficio postale in O’Connell Street, il quartier generale della Rivolta di Pasqua del 24 Aprile 1916 per l’indipendenza dall’Inghilterra, in cui venne proclamata la Repubblica Irlandese. Costretti ad abbandonare l’edificio in fiamme dopo giorni di combattimenti, i ribelli si scontrarono con le truppe inglesi in Moore Street nel tentativo di aprire una via di fuga. Sotto i colpi dell’artiglieria inglese persero la vita diverse persone tra ribelli e civili, i cui corpi rimasero in strada per più di un giorno. I militanti riuscirono a ritirarsi al civico 16 di Moore Street, scavandosi un passaggio attraverso le mura degli edifici allineati lungo la via. Dalla terrazza di Moore Street, una settimana più tardi, temendo rappresaglie sui civili, e forse proprio alla vista dei loro corpi ancora in strada, i ribelli presero l’amara decisione della resa. Erano presenti quasi tutti i firmatari della proclamazione della Repubblica Irlandese.

Cento anni dopo, Moore Street è di nuovo un campo di battaglia: da una parte cittadini e discendenti dei ribelli del 1916, dall’altra lo stato, la proprietà, i costruttori. Nel 1998 il Comune di Dublino approvò il progetto di demolizione dell’edificio al civico 16 per dare il via a nuove costruzioni, scatenando l’opposizione di un gruppo di cittadini che si costituì come Comitato “Save 16 Moore Street”. Secondo quest’ultimo sia la terrazza al numero 16 che tutto il percorso della ritirata dei ribelli dall’ufficio postale sono da considerarsi patrimonio storico nazionale. Una prima vittoria è arrivata nel 2007 quando quattro civici di Moore Street, dal 14 al 17, sono stati riconosciuti come “monumento nazionale” e comprati dallo stato per 4 milioni di euro pagati al NAMA (National Asset Management Agency), la bad bank irlandese creata nel 2009 dal governo per salvare le banche in crisi. Moore Street è infatti quasi interamente proprietà di Chartered Land, società immobiliare i cui debiti -che ammontavano a quasi 3 miliardi di euro- furono trasferiti nel 2010 al NAMA. In sostanza quindi lo stato ha pagato 4 milioni di euro di soldi pubblici a una società che a sua volta è nata con un prestito di denaro pubblico con l’obiettivo di salvare le banche, e che vende immobili per sanare il debito con i contribuenti grazie al quale ha iniziato ad operare.

Dopo aver abbandonato gli edifici di Moore Street al degrado, la Chartered Land, appoggiata dal governo e in particolare al ministro della cultura irlandese, aveva previsto la costruzione di un mega centro commerciale su un’area complessiva di 75.000 metri quadri da affidare ad una società inglese, con la demolizione di alcuni edifici della via, non ritenuti storicamente significativi dal governo. Il progetto comprendeva la creazione di un centro turistico nei quattro civici salvati, che di fatto sarebbero stati inglobati e soffocati dal centro commerciale –in una zona che di certo non ha bisogno di altri negozi. Poco importa poi se la Chartered Land, indebitata, non aveva i soldi necessari per costruire il centro commerciale. Senza lo stop dell’Alta Corte si sarebbe proceduto nella distruzione di quello che secondo il Museo Nazionale Irlandese è “il sito più importante della storia moderna d’Irlanda”.

Le rivendicazioni dei cittadini circa questa l’importanza e la volontà di preservare tutta la zona dove avvennero i fatti della Rivolta di Pasqua sono stati infatti puntualmente negati dal ministro della cultura Irlandese, di cui oggi gli attivisti chiedono le dimissioni. Dal canto suo il ministro ha ribattuto che non è escluso che il governo ricorra in appello. Nel gennaio 2016 gli attivisti arrivarono ad occupare alcuni dei palazzi al centro della disputa per il timore della loro imminente demolizione: come ha detto Connoly-Heron, quello che non aveva distrutto il dominio degli inglesi rischiava di sparire divorato dalla speculazione edilizia.

Pochi giorni fa, con una sentenza di 400 pagine, un giudice dell’Alta Corte ha dato ragione ai cittadini. Si legge nella sentenza che il “Moore Street battlefield site”, ovvero il luogo dove i ribelli si ritirarono combattendo, dove trattarono la resa e dove “lavoratori, civili e combattenti, sono vissuti e sono morti in quella che è stata a tutti gli effetti una rivolta dei lavoratori” è “assolutamente degna di essere commemorata”. 400 pagine che ricostruiscono e ripercorrono in dettaglio gli avvenimenti della Rivolta di Pasqua. Vi si legge di come i ribelli passarono gran parte della prima notte facendo braccia nelle pareti degli edifici da un isolato all’altro, di come Connolly fu poi portato ferito attraverso quelle aperture nei muri fino al civico 16 dove partecipò all’ultimo consiglio dei ribelli. Ai quattro civici già riconosciuti come monumento nazionale se ne aggiungono altri, tutti da tutelare come luoghi della memoria collettiva.

In risposta all’obiezione del governo circa la spesa per l’acquisto e il recupero degli edifici dichiarati monumento nazionale, la sentenza stabilisce che “non sono applicabili criteri di costo nell’identificazione di un monumento nazionale”. Come avvenuto recentemente a Roma, la magistratura dà ragione ai cittadini contro gli interessi degli speculatori, mentre la politica è assente se non connivente. Un dato che fa riflettere. La differenza principale, viene subito da pensare, è che per una volta la sentenza arriva prima del danno. Pensiamo alle ex fonderie Bastianelli a San Lorenzo e al caso del supermercato LIDL a Torpignattara.

“Ci dispiace solo che sia stata necessaria l’azione di un cittadino privato –membro del comitato- per costringere lo stato ad ascoltare l’appello dei discendenti di coloro che hanno combattuto e sono morti nella rivolta del 1916” ha commentato Il parlamentare di Sinn Féin Aengus Ó Snodaigh, a rimarcare l’assenza di riconoscimento della rivendicazione popolare più ampia. Ha poi chiesto che l’area venga espropriata alla proprietà e alla speculazione privata per essere restaurata e aperta alla fruizione pubblica.

Le visite guidate Rebel Tour of Dublin organizzate dalla libreria di Sinn Féin in Parnell Square ripercorrono la storia della Rivolta di Pasqua nei luoghi dove questa avvenne. Liam Cowley, storico e guida, in una nota personale esprime soddisfazione per la vittoria e sdegno per il ruolo del governo nella vicenda: “la decisione dell’Alta Corte su Moore Street è estremamente importante e dovrebbe essere salutata con favore da tutti coloro che hanno a cuore la storia in generale. … Il fatto che i vari governi Irlandesi succedutisi negli anni abbiano attivamente facilitato la distruzione di una zona dove trecento uomini e donne hanno combattuto per la libertà dell’Irlanda e per la creazione della Repubblica Irlandese, contro lo strapotere dell’impero britannico, è un fatto scandaloso. … Il fatto che alla vigilia del centenario dell’Easter Rising del 1916 il governo spenda risorse, risorse del popolo Irlandese, nel tentativo di sconfiggere l’azione di cittadini e patrioti mirata a salvare Moore Street è un fatto assolutamente vergognoso, ma non sorprendente”.

“Infatti il governo Irlandese non sa in quale prospettiva presentare e raccontare il 1916. Non è nel suo interesse né promuovere e onorare il sentimento rivoluzionario, né riflettere sul corso della storia Irlandese dopo il 1916, perché pienamente consapevole che lo stato emerso da quel periodo storico ha drasticamente fallito nel cedere sovranità al popolo Irlandese così come voluto dai combattenti del 1916.“ Non mancano aspre critiche alla campagna istituzionale per la celebrazione del centenario della Rivolta di Pasqua, che cade questo aprile, etichettata come una commemorazione vuota e innocua. “La posizione del governo irlandese sulla situazione di Moore Street riflette l’etica generale dei governi Irlandesi intenti a sottomettersi alle implacabili misure del capitalismo, nazionale ed estero… A cento anni dalla Rivolta del 1916 la sovranità popolare per la quale hanno combattuto i ribelli del 1916 resta una visione ancora irrealizzata. Il potere su una nazione ancora divisa è oggi perlopiù nelle mani delle istituzioni UE, degli stati membri più potenti, delle corporazioni e delle multinazionali intente a sfruttare l’Irlanda. Tuttavia oggi la vittoria di un piccolo gruppo di cittadini sul governo rappresenta un raggio di luce…“

Bisognerà restare vigili, ma intanto, quella di Moore Street è una vittoria importante, quasi una rivincita della Storia. Una storia che va difesa, conosciuta, raccontata.