Diritti e libertà sindacali: I precari Anpal scrivono a Landini

Mentre procedono i lavori delle Commissioni Lavoro e Bilancio in Senato, lavoratrici e lavoratori ANPAL Servizi iscritti alle CLAP scrivono oggi sul Il manifesto una lettera aperta al Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini. Dopo aver scritto alle Rsa confederali, senza ricevere alcuna risposta, tornano a porre un problema decisivo: diritti e libertà sindacali. Il problema riguarda ANPAL Servizi, a maggior ragione per la drammaticità della situazione, ma ovviamente riguarda la democrazia sui luoghi di lavoro più in generale.

Caro Maurizio Landini,

non abbiamo dimenticato quando, nell’estate del 2010, la FIAT avviò lo scontro con la FIOM, a Pomigliano e poi in tutta Italia; imponendo in primo luogo un contratto separato con CISL e UIL, cacciando successivamente la FIOM dagli stabilimenti di Mirafiori e non solo. I movimenti studenteschi e precari furono al fianco della FIOM, per la democrazia sindacale e in generale, contro l’arroganza della FIAT. Lei ricorderà le piazze di allora, piene di giovani assai qualificati che, di lì a breve, in parte fuggirono dall’Italia (dicono almeno 2 milioni), sfiniti dalla sotto-occupazione e dal ricatto.

Tutti noi serbiamo memoria per la radicalità con la quale Lei ha diretto la FIOM in anni difficili. Sempre insistendo sulla parola delle lavoratrici e dei lavoratori, i loro diritti, la loro partecipazione diretta nella lotta come nella trattativa. Il referendum sui contratti, per esempio, è stato un Suo cavallo di battaglia. Così come lo scontro in FIAT che ha portato alla sentenza della Corte costituzionale del luglio 2013: incostituzionale è stato giudicato parte di quell’articolo 19 della Legge 300/1970 usato da Marchionne per buttare la FIOM fuori dalla FIAT. E ora La conosciamo come segretario della CGIL: di tempo ne è passato…

In queste settimane, come saprà bene, si sta consumando uno scontro con ANPAL Servizi e il nuovo Governo, che vede protagonisti le precarie e i precari dell’azienda. Coloro che ricollocano i disoccupati, professionisti delle politiche attive e del sostegno nelle transizioni tra formazione e lavoro, risorse strategiche per il funzionamento del Reddito di Cittadinanza, sono precari – collaboratori e tempi determinati – da anni: ben 654, di cui oltre 40 hanno già perso il lavoro, causa effetti collaterali del Decreto Dignità. Nella vertenza che conducono da mesi, la pretesa è netta: stabilizzazione per tutti. L’Amministratore Unico Parisi, la Ministra Catalfo, rispondono proponendo un concorso aperto per sole 410 posizioni (delle quali solo 205 riservate), accampando problemi normativi inesistenti: se concorso sarà, si tratterà della rottamazione dei precari storici – che di selezioni pubbliche ne hanno già superate in media 5 a testa. Bene usare le giuste parole.

Nella lotta di questi mesi, i precari hanno deciso di organizzarsi sindacalmente con le Camere del Lavoro Autonomo e Precario, nei numeri già il secondo sindacato in azienda; dopo la CGIL, prima di CISL e UIL. Nonostante la rappresentatività indiscussa delle CLAP, la partecipazione attiva al tavolo negoziale disposto dal Ministero del Lavoro, l’azienda nega loro i diritti sindacali previsti dal titolo III della Legge 300. Ciò, facendo finta che la sentenza della Consulta di cui sopra, non sia mai esistita. Così, mentre sta per consumarsi l’ennesima violenza contro i precari, le CLAP hanno scritto una lettera aperta rivolta alle RSA dei sindacati confederali, chiedendo loro di organizzare quanto prima un’assemblea unitaria e, a seguire, una mobilitazione forte di tutti i lavoratori. Neanche a dirlo, nessuna risposta.

Ma non è proprio la CGIL, da Lei adesso condotta, il sindacato che più insiste sulla democrazia sindacale, i referendum e la decisione di chi lavora sulla contrattazione, nazionale quanto aziendale? Cosa dire, poi, della «gabbia d’acciaio» delle RSA, che impediscono in tante, troppe aziende, un effettivo esercizio della democrazia, eliminando l’elezione delle RSU (alla quale, per altro, i precari comunque non potrebbero partecipare)? E l’articolo 14 della Legge 300, che aveva lo scopo di applicare l’articolo 39 della Costituzione, chiarendo che le lavoratrici e i lavoratori tutti hanno diritto a organizzarsi in comitato o sindacato, non solo ad aderire a quelli esistenti, ha perso ogni importanza per la CGIL – che pure si dice garante della Carta del 1948? Il pluralismo sindacale, a maggior ragione quando favorisce la presa di parola del lavoro precario, non dovrebbe essere, da Lei e dalla CGIL tutta, sostenuto? Auspichiamo, davvero, che questi interrogativi possano stimolare una riflessione.

Ovviamente le CLAP e il Coordinamento nazionale dei precari ANPAL Servizi non si fermano, perché ne va della giustizia sociale e, nello stesso tempo, della democrazia in azienda e fuori. Ma un cambio di passo, e di stile, da parte della CGIL, sicuramente farebbe la differenza.

Fiduciosi di Suo riscontro,

CLAP ANPAL Servizi