ITALIA

Foto di Emanuele Roberto De Carli

Voto fuorisede, un miraggio a cui dobbiamo ancora credere

Ancora in bilico la possibilità di voto per i fuorisede alle prossime elezioni europee. L’Italia, così, rischia di rimanere uno dei pochi Paesi UE a non garantirlo

È ancora possibile pretendere che la politica renda il voto fuorisede una possibilità concreta per le prossime elezioni europee? Le prospettive non erano delle migliori. Dopo che il ddl 787, che titola: “Esercizio del diritto di voto in un comune situato in una regione diversa da quella di residenza” era stato approvato alla Camera il 4 luglio 2023; la proposta di legge è arrivata solo martedì 30 gennaio alla Commissione Affari Costituzionali al Senato, dove è ancora in fase di esame. Si compone di un unico articolo e conferisce una delega al Governo con un duplice oggetto: la disciplina dell’esercizio del diritto di voto degli elettori fuori sede, da esercitare in caso di referendum ed elezioni europee; una rimodulazione della tariffa agevolata per i servizi di trasporto in favore degli elettori ed elettrici, residenti in Italia e all’estero, che devono tornare alla propria residenza per esercitare il diritto di voto. Dalla prima seduta, non sono arrivate buone notizie. La legge non è stata calendarizzata per il mese di febbraio: questo implicherebbe l’assoluta impossibilità di garantire il voto fuori sede per le prossime elezioni europee. La legge, infatti, dovrebbe essere approvata entro il 15 febbraio, per garantire i tempi tecnici che permetterebbero la sua applicazione per il 9 giugno. L’Italia, così, rischia di rimanere uno dei pochi Paesi all’interno dell’Unione Europea, con Cipro e Malta, a non garantire il diritto al voto fuori sede, per quasi 5 milioni di persone che vivono lontano dalla propria residenza, per motivi di studio, lavoro o salute. Eppure, negli altri stati membri, sono diverse le tipologie di voto da cui poter prendere ispirazione: voto per delega; voto espresso elettronicamente da remoto; voto anticipato presidiato; voto in un seggio diverso da quello di residenza o voto per corrispondenza.

Una staffetta contro il tempo Intanto continua la staffetta per il voto fuorisede promossa da The Good Lobby, Will Media, Fantasanremo e altre associazioni che chiedono un’accelerazione dell’iter di approvazione della legge. Il 30 gennaio il loro sit-in di protesta era arrivato davanti ai portoni del Senato. Anche se inizialmente 1 spostato in una piazza “vicina” a Palazzo Madama, piazza Vidoni, per questioni di “ordine pubblico”, la staffetta è poi riuscita a raggiungere la piazza davanti al Senato, per dialogare con i politici che hanno accettato di incontrarne gli organizzatori. Carlo Calenda, segretario di Azione, ha chiesto al governo di procedere con il decreto o quanto meno di garantire un rimborso completo delle spese per i viaggi che i fuori sede dovrebbero affrontare per andare a votare nelle proprie residenze. Anche il Partito Democratico, con le parole di Marco Meloni, ha chiesto di approvare la delega in tempi ristretti, in vista delle elezioni europee. Le possibilità ci sono, ma come viene ribadito dal segretario di +Europa, Riccardo Magi, che ha incontrato sotto il Senato i giornalisti e i giovani che si sono mobilitati per chiedere un’accelerazione dell’iter di approvazione della legge: «Esiste un aspetto burocratico che si può superare solo se c’è una forte volontà politica, che finora non abbiamo visto: speriamo di vederla».

Intanto la staffetta continua, a suon di matita, a Sanremo

 Nella terza serata del Festival, grazie a una collaborazione con Fantasanremo, la protesta e la richiesta per il diritto al voto per i fuori sede ha raggiunto il palco più famoso di Italia. Oltre agli artisti che hanno voluto lanciare direttamente un appello alle istituzioni, come Diodato, non sono mancate prese di posizione direttamente dall’Ariston. Sono diversi i cantanti e le cantanti che, presentandosi con una matita in mano, simbolo della matita copiativa che si utilizza nel seggio elettorale, hanno incoraggiato la partecipazione per le prossime elezioni, e quindi anche la possibilità di partecipazione con la garanzia del voto fuori sede.

Fare pressione serve: la risposta di Fratelli d’Italia

 È solo l’otto febbraio, vale a dire lo stesso giorno della serata “delle matite” a Sanremo, quando arriva una notizia positiva dalla maggioranza. Un comunicato stampa del partito Fratelli d’Italia afferma che, «per quanto ci riguarda, quindi, siamo pronti a presentare una proposta sperimentale agli alleati della maggioranza e al governo che permetta già per le prossime elezioni europee agli studenti fuori sede di esercitare il proprio diritto di voto. Questo permetterà agli universitari e alle loro famiglie di non caricarsi di ulteriori costi di viaggio per esercitare un sacrosanto diritto, sanando un vulnus che ormai si trascina da troppo tempo».La legge per ora non rimane calendarizzata e i tempi stringono, ma questa presa di posizione fa ben sperare per uno sviluppo concreto per i prossimi giorni. Nel frattempo, sabato 10 febbraio, sotto la prefettura di Milano si sono radunati altri manifestanti per continuare a fare pressione e accelerare l’iter di approvazione della legge.

Siamo giovani: sappiamo di valere poco ma almeno fateci votare

 In Italia, i residenti maggiorenni con meno di 30 anni sono poco più di 7mln, vale a dire il 14% dell’elettorato, mentre gli over 65 sono più di 13mln, vale a dire il 27% della popolazione maggiorenne. Questo implica che per un voto dato da un elettore under 30, vi siano due voti di elettori over 65, circa. Questo è uno dei punti centrali: noi giovani non possiamo permettere che vi siano ostacoli al diritto al voto, considerando che siamo anche in schiacciante minoranza. Inoltre, non si parla solo di giovani: nelle scorse elezioni il vero vincitore è stato, ancora una volta, l’astensionismo. Ha votato poco meno del 64% degli aventi diritto: circa una persona su tre, tra coloro che potevano farlo, non si è presentata alle urne, implicando un calo di affluenza di 9 punti rispetto al 2018. Le ultime elezioni hanno raggiunto i minimi storici di partecipazione al voto: dovrebbe essere priorità della politica trovare un modo per registrare una controtendenza e riportare gli aventi diritto ad esprimere il proprio voto, partendo, magari, proprio dai giovani. D’altronde, la possibilità di accedere al voto per i fuorisede sembra essere anche garantita dalle parole della nostra stessa Costituzione, quando nell’articolo tre, comma due, afferma: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». 

Tutte le foto sono di Emanuele Roberto De Carli