ROMA

Dieci anni con Vik nel cuore

Le iniziative a Roma in memoria di Vittorio Arrigoni, a 10 anni dalla tragica morte, per ricordare quel momento, la sua figura, il suo impegno radicale

Vittorio Arrigoni, giornalista, scrittore, attivista è ucciso a Gaza dieci anni fa, il 15 aprile del 2011. La sua morte, compiuta per mano di un gruppo estremista islamico, provocò sgomento non solo nel movimento di solidarietà al popolo palestinese, molto ampio in Italia al tempo, ma anche in tanti ambiti della società civile che avevano conosciuto Vittorio tramite i suoi articoli e i libri.

 

Vittorio fa parte di una generazione di internazionalisti che scossa dalla violenza della Seconda Intifada a partire dal 2000 inizia ad immaginare percorsi e modi per costruire la propria solidarietà a partire dalla presenza fisica nei Territori Occupati palestinesi: Cisgiordania e Gaza.

 

Presenza fisica sul campo vuol dire spesso interposizione tra l’esercito israeliano e la popolazione civile palestinese, camminare cioè su quella soglia importante e pericolosa di chi è disposto a mettere il proprio corpo e la propria vita per una causa, per la giustizia, e per una trasformazione nonviolenta del conflitto. Le tante esperienze simili di solidarietà attiva di quegli anni non possono rientrare nella cornice della cooperazione internazionale, perché troppo atipiche e al di fuori dei protocolli di sicurezza a cui le ONG sono vincolate. Proprio per questo però riescono ad essere una esperienza unica e radicale di solidarietà dal basso e connessione vera tra la società civile mondiale e chi vive l’occupazione.

Nasce e cresce in quegli anni l’International Solidarity Movement (ISM), che coordina le presenze di attivist* nei luoghi più caldi del conflitto quali Nablus, Jenin, e la Striscia di Gaza. Facevano parte dell’ISM Rachel Corrie, attivista statunitense uccisa da un buldozer israeliano a Gaza il 17 marzo 2003 mentre difendeva una casa palestinese dalla demolizione. Era attivista dell’ISM anche Tom Hurndall, giovane inglese, colpito da un proiettile sparato da un cecchino israeliano, mentre accompagnava dei ragazzini per le strade di Gaza, l’11 aprile 2003. Tom andrà in coma a seguito del colpo, e morirà 9 mesi dopo.

 

 

Nonostante questi tragici casi, l’ISM cresce e porta molti giovani da tutto il mondo a conoscere la Palestina e a contribuire alla lotta contro la violenza dell’occupazione. Altre organizzazioni promuovono in quegli anni carovane e progetti di interposizione in West Bank e a Gaza, come l’International Women Peace Service, il Christian Peacemaker Team, ma pure le italiane Servizio Civile Internazionale, Associazione per la Pace, Operazione Colomba.

Vittorio era parte di quel movimento: si reca per la prima volta nel 2002 nei Territori Occupati e nel 2003 si unisce all’ISM. Ci ritornerà più volte nel corso degli anni, viene poi arrestato in Israele, espulso e bandito dal paese, continuerà allora a recarsi a Gaza, che a partire dal 2005 ha un valico non controllato dall’esercito israeliano, quello di Rafah che conduce all’Egitto.

 

Vittorio è a Gaza nel dicembre 2008 quando l’esercito israeliano conduce l’operazione Piombo Fuso. In quei giorni scrive, quasi ogni giorno, sul “Il Manifesto” e nel suo blog, che esplode di visite. È l’unico giornalista internazionale rimasto nella Striscia di Gaza.

 

Mentre i media di tutto il mondo raccontano quei tragici giorni dalla collina di Sderot, città israeliana al confine da cui si può vedere la Striscia, mentre Vittorio li racconta passando la giornata nelle ambulanze, negli ospedali, nelle case delle persone rimaste senza cibo e acqua. Vittorio conclude ogni suo pezzo con una esortazione rimasta impressa nella memoria, Restiamo Umani, così si chiamerà il libro che raccoglie i suoi scritti di quei giorni.

Dopo questa esperienza drammatica e straordinaria Vik (come è ormai soprannominato) è sempre più conosciuto in Italia, viene in visita, si organizzano iniziative in presenza o in collegamento da Gaza, la sua voce riesce a raccontare in modo diverso la vita sotto occupazione, perché nella sua denuncia totale e radicale rifugge ogni pietismo, ma racconta invece di un popolo che con energia e determinazione cerca di resistere. A Gaza Vittorio continua molte attività tra le quali accompagnare i pescatori palestinesi che provano ad approvvigionarsi di cibo, spingendosi a largo ma incontrando sempre la violenza della marina militare israeliana.

 

Per tutte queste ragioni, nell’aprile 2011, la morte di Vittorio squarcia il cielo, perché colpisce quel modo di fare solidarietà che aveva avuto un significato enorme per tanti e tante.

 

 

 

Erica, della Rete  Sociale Roma Sud racconta «Quando è stato ucciso dopo il dolore, la rabbia, lo sgomento ha cominciato a farsi spazio tra i compagni e le compagne qui a Roma l’idea di reagire e metterci subito in movimento. Immaginavamo il senso di solitudine dei giovani di Gaza e la paura di perdere la solidarietà internazionale, in particolare dall’Italia. Così è nata l’idea di Co.r.um (Convoglio Restiamo Umani). un’ Utopia concreta capace di rompere il blocco e riportare Vik a Gaza».

La sfida è notevole perché entrare da Israele era molto difficile, alcuni dei partecipanti erano già stati espulsi. La determinazione del gruppo però è forte, spiega Erica «il numero dei possibili partecipanti cresceva ogni giorno, fino ad arrivare a quasi 80 persone, non solo italiane. Decidemmo di provare a entrare dal valico egiziano per andare a rinnovare il messaggio di sorellanza e fratellanza con la popolazione gazawa. Dopo un viaggio di ore attraverso il deserto del Sinai e numerosi check point siamo incredibilmente entrati a Gaza, sventolando una bandiera della Palestina di 20 metri cucita in un campo profughi della West Bank, un’ emozione nel cuore che è impossibile descrivere. Altrettanto difficile è raccontare l’emozione di chi era venuto ad accoglierci, uomini e donne e giovani che avevamo in parte conosciuto a distanza in quel mese di telefonate e mail frenetiche per organizzare il convoglio. e altre che non conoscevamo, ma alle quali già ci sentivamo profondamente legati».

Le chiedo quale fosse la memoria che la popolazione di Gaza aveva di Vik: «Durante quei giorni tante persone hanno condiviso con noi un ricordo della propria amicizia con Vittorio. Cucinando per noi e offrendoci quello che era il suo piatto preferito, portandoci nei luoghi che lui amava frequentare, brindando alla sua memoria con una bottiglia di arak entrata di nascosto attraverso i tunnel. Ci hanno pure accompagnato ad incontrare le famiglie più ferocemente segnate dall’oppressione sionista, di cui Vik aveva parlato nei suoi report, come la famiglia Samouni, 29 persone, in maggioranza donne e bambini, massacrate senza pietà dall’esercito israeliano, durante l’ operazione Piombo Fuso. In tutti gli incontri i palestinesi ci dimostravano vicinanza e cordoglio, misti al timore che qualcuno potesse ritenere la popolazione gazawa responsabile di quell’uccisione».

La delegazione riesce ad essere a Gaza ad un mese esatto dalla morte di Vittorio, il 15 maggio «in quel giorno abbiamo ricordato Vik al porto di Gaza con una cerimonia bellissima fatta di fiori, canti, abbracci e tantissime lacrime. Quello stesso giorno, forti di quell’emozione, andando contro il volere del governo di Gaza, che non voleva altri guai (che noi potevamo rappresentare o provocare) siamo riusciti a partecipare alla manifestazione per il ricordo della Nakba. Anche quell’anno, l’anno delle primavere arabe, fu repressa e soffocata nel sangue di decine di morti e centinaia di feriti ai confini di Libano, Siria e Striscia di Gaza». Anche dall’impulso di quel convoglio tante e tanti compagni hanno trovato modo, in seguito, di tornare a Gaza e in Palestina e sviluppare progetti di scambi e solidarietà, idee e sogni nati in quei giorni così intensi.

 

 

Iniziative a Roma

La Rete Sociale Roma Sud nell’occasione dell’anniversario ha pensato a due iniziative per ricordare l’anniversario della morte di Vittorio. Il 15 aprile ore 17 verrà realizzato un murale alla stazione metro Basilica San Paolo.

Durante l’iniziativa ci saranno musiche, letture e interventi in collegamento con Egidia e Alessandra Beretta, madre e sorella di Vittorio e Meri Calvelli del Centro Italiano Di Scambio Culturale-VIK da Gaza. Il 17 aprile invece a partire dalle 10.30 ci sarà un gemellaggio all’Area Verde Rosa Raimondi Garibaldi (Parco della Regione Lazio) tra la Polisportiva G.Castello Calcio di San Paolo e la squadra di calcio dello Jabalia Service club della Striscia di Gaza.

Chiediamo a Wolf, della Rete Sociale perché oggi è ancora così importante ricordare la figura di Vittorio: «perché il suo esempio di solidarietà attiva e radicale ha portato a scelte di vita altrettanto radicali. Le scelte di Vittorio si basavano su un pensiero intransigente a difesa dei diritti umani del popolo palestinese e dei popoli oppressi. Era intransigente verso il governo israeliano ma anche verso le istituzioni internazionali che da 70 anni non riescono a fare nulla di concreto a favore dei diritti del popolo palestinese. Vittorio non lesinava critiche neppure alle istituzioni palestinesi nate dopo Oslo. A Gaza aveva trovato la madre di tutte le ingiustizie e voleva lottare in prima persona perché l’ingiustizia avesse fine».

Purtroppo però, la situazione dopo la sua morte ha continuato a peggiorare per il popolo palestinese, che a Gaza ha subito altri due sanguinose operazioni militari nel 2012 e nel 2014, continua a subire un embargo di beni e servizi con le frontiere sigillate in una terra che di fatto è una grande prigione a cielo aperto. Wolf ribadisce che «nella intransigenza di Vik vediamo una bussola oggi per il futuro, per continuare a sostenere il popolo palestinese con la stessa radicalità e con la stessa determinazione, senza compromessi. Vik è una bussola necessaria in un momento in cui troppe spinte vanno verso una normalizzazione del conflitto, mentre la timida e compromessa comunità internazionale continua a non agire».

Conclude Erica, in merito al programma del 15 e 17 aprile «iniziative come queste per noi sono molto importanti: testimonianza e ricordo ma non solo, un momento per rinnovare la solidarietà verso la popolazione palestinese, che è simbolo di sofferenza e ingiustizia ma anche di resistenza e determinazione. Come diceva Vik, la Palestina può essere dietro l’uscio di casa, cerchiamo di riconoscerla in tutte le ingiustizie che ancora esistono intorno a noi e soprattutto continuiamo a lottare».

 

Immagine di copertina: fondazione vik utopia