Viaggio nel palazzo occupato ad Anagnina

Sei audio racconti per capire il nuovo ciclo di occupazioni a Roma.

Il 6 dicembre 2012, giorno dello sciopero dei metalmeccanici e del mondo della formazione, i movimenti romani per il diritto all’abitare hanno interpretato quell’appuntamento di lotta e rivendicazione nella maniera più concreta. Con un’azione inedita e coordinata sono stati occupati 8 edifici vuoti, strappati dall’abbandono e alla speculazione e consegnati a 2000 famiglie senza casa.

Case senza gente e gente senza casa è un paradosso che ha sempre caratterizzato Roma, ma che in questa ultima fase è diventato ancora più odioso: c’è un’emergenza abitativa crescente, dove le opzioni per le fasce deboli e per un ceto medio sempre più impoverito sono inesistenti ( sono 40 mila le domande di casa popolare inevase), dove la ricerca di casa nel libero mercato se sei sfrattato, divorziato, studente fuori sede, giovane coppia,immigrato,precario è un calvario; tutto ciò si verifica in una città che non solo ha già migliaia di appartamenti vuoti invenduti ( 51 mila per la precisione) o edifici inutilizzati riqualificabili, ma dove si continua a concedere a colpi di delibere in deroga a un piano regolatore già scellerato, metri cubi di cemento che non serviranno a nessuno se non alle tasche dei costruttori.

L’azione del 6 dicembre, che ha interessato anche case nuove destinate appunto al libero mercato, ha voluto segnalare una situazione non più accettabile a cui è necessario contrapporre una diversa idea di città, accogliente, sostenibile, verde, che è già nella testa e nel cuore di tutte quelle realtà che lottano e hanno le competenze per progettarla e realizzarla. Per questo il 6 dicembre è stato l’inizio di un percorso che dai movimenti di lotta per il diritto all’abitare sta coinvolgendo i comitati territoriali, le associazioni ambientaliste, i lavoratori in lotta, gli studenti, i precari, che si ritroveranno in piazza il 19 gennaio, per dire opporsi alla consegna della città alla rendita che sacrifica le sue risorse senza dare un tetto ai suoi abitanti.

Un processo fatto di storie, persone, edifici e luoghi, come Anagnina, uno degli edifici occupati il 6 dicembre, residence universitario mai terminato prima, un centinaio di appartamenti destinati ad essere venduti o affittati a prezzi di mercato dopo, il tutto tra un cantiere infinito, interrotto più volte anche a causa di una dura vertenza sindacale aperta per le modalità contrattuali di impiego della manodopera.

Ed ora che cos’è Anagnina? Lo chiediamo a chi ci è entrato un mese fa e che sta ridisegnando il futuro suo, di quel posto e della città. Attraverso queste interviste scopriremo la nuova faccia dell’emergenza abitativa, non più questione relegata agli strati emarginati della società, e quali nuove strade, oltre che “case” , ha aperto la giornata del 6 dicembre

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Angelina, disoccupata:

Roberto, impiegato:

Claudia, disoccupata

Marcela, precaria:

Antonio, idraulico:

Fabrizio, Action: