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Venezuela: una Comune in tempo di guerra

La Comune Victoria Socialista di Caracas combatte sul territorio affrontando i colpi inferti dalla grave situazione economica. Si è trasformata in una trincea, in uno spazio per la soluzione dei bisogni della comunità. È difficile, ma possibile.

Caracas è una sovrapposizione di città, di tempi, di ciò che non è mai stato, che avrebbe potuto essere, che è riuscito a essere. Si disfa e anticipa quello che verrà. C’è una città di classi medie pauperizzate, una di classi più alte isolate dietro muri, filo spinato e allarmi, una città Chavista e quartieri che sono forza e mito.

Dove inizia e finisce Caracas? Nell’ultima fattoria che lascia il posto alla montagna, nell’ultimo casolare che si affaccia sulla foresta che sembra una giungla.

Queste città vivono questa epoca in maniera diversa. Mentre da un lato ci sono muri alti e guardie di sicurezza, dall’altro vive una Caracas che non si arrende e combatte in maniera collettiva per affrontare questi tempi difficili. Deiker Álvarez, ventenne leader della Comune, lo dice a chiare lettere: «C’è davvero una crisi». E con la stessa chiarezza spiega le cause di questa situazione: «È indotta per porre fine a quello che stiamo costruendo».  Álvarez parla partendo da due certezze che in realtà è una sola: Chavez e la Comune Victoria Socialista di Carapita, a sud-ovest della città.

La base delle operazioni

Il quartier generale della Comune Victoria Socialista è visibile dalla strada principale. Nello spazio sono attivi la banca della comune, un nucleo dell’orchestra sinfonica nazionale, un movimento culturale, un ‘unità sanitaria, uno spazio di apprendimento informatico, un campo sportivo, un centro alimentare, la panetteria Forza e Unione, la società di proprietà sociale per il trasporto passeggeri e quella che gestisce i camion commerciali.

La sede è di proprietà della comune. «L’intero edificio si sostiene tramite l’autogestione, non è finanziato da nessuna istituzione statale. Questo grazie alle nostre società di proprietà sociale», spiega alla testata Sputnik World Deiker Álvarez, delegato all’economia e alla parte politico-organizzativa.

L’edificio è uno spazio di gran movimento: la gente entra, esce, chiede, compra, parla, si informa. «La Comune è diventata un luogo di incontro in cui andiamo, condividiamo e la rendiamo parte della nostra vita. La Comune è anche questo:più che un modo di funzionare è uno spirito».

Lo spirito comunitario, come spiegò l’allora presidente Hugo Chávez in uno dei suoi ultimi discorsi ufficiali, è a sua volta un esercizio di formazione politica trasmesso in televisione. Nel discorso conosciuto come Colpo di Timone, tenuto da Chávez nell’ottobre 2012 pochi giorni dopo la vittoria presidenziale, ha insistito sulla necessità non soltanto di costruire comuni come forme territoriali di avanzata per una transizione verso il socialismo, ma di sviluppare comunità, collettività, spirito. Come si misura questa dimensione?

 

 

L’autogoverno

L’architettura della transizione ha piantato due pilastri: da un lato, democratizzare lo Stato esistente e, dall’altro, costruire le basi di una nuova entità statale che dovrebbero essere leComuni, con sistemi di autogoverno per ciascuna di esse. Era questa la scommessa e l’appello, in un’altra situazione economica e politica nel paese.

«L’autogoverno non è facile, abbiamo un livello avanzato di esperienza e costruiamo col sudore, con molta consapevolezza e formazione ideologica.La prima cosa che sancisce uno spazio di autogoverno è la solidarietà, perché devi capire che governiamo per tutti sul territorio e che la comune è la forma di governo del territorio», spiega Deiker Álvarez.

L’autogoverno riguarda situazioni reali, come il parlamento, l’organo esecutivo e quello di controllo. Implica ed è, anche e soprattutto, un costante esercizio di saper fare, di essere riconosciuto come tale dalle comunità e dalle persone che vivono nella comune, circa 4000 nel caso di Victoria Socialista.

«Ogni volta che c’è un problema nel nostro territorio, facciamo assemblee comuni in cui i delegati e le delegate si incontrano per parlare delle esigenze e delle priorità che verranno prese nel quadro della gestione della comune», spiega Deiker. È la comune che stabilisce le proprie politiche.

L’economia

Il modello di società di proprietà sociale della comune è la panetteria.I produttori sono stati eletti dalle assemblee ed è stato deciso di adempiere ai tre compiti centrali: soddisfare le esigenze personali (per le quali non si basano sul salario minimo); avere la capacità di sostituire i macchinari; eccedenze gestite della comune.

Le eccedenze hanno permesso, ad esempio, di collaborare con i servizi funebri della comunità, di organizzare eventi come la giornata del bambino e i festeggiamenti per il carnevale, di aiutare la manutenzione delle scuole. «Tutto questo è ragion d’essere per l’azienda», spiega Deiker.

«Possiamo discutere qui o dove volete che sì, la proprietà sociale è sostenibile e che un sistema socialista di mezzi di produzione è sostenibile».

Dal 2015 hanno iniziato con il risparmio comune, un sistema di raccolta di denaro in cui le famiglie versano contributi mensili. «Questo è vivere in una comune», spiega Álvarez. La combinazione di risparmi ed eccedenze gli ha permesso di avere un reddito comune proprio, al quale hanno aggiunto flessibilità in vista della situazione attuale.

«Siamo in un processo di iperinflazione a causa di una guerra. Siamo quindi dovuti diventare più dinamici, non teniamo denaro contante. Riceviamo un contributo e lo investiamo nell’acquisto di cose anche senza averne bisogno al momento, abbiamo dovuto investire denaro in valuta per ottenere rifornimenti per la comune».

 

 

Transizione e trincea

La situazione economica ci ha costretto a cercare nuove risposte, ad essere uno spazio di resistenza per contenere l’impatto degli attacchi economici. «Siamo una trincea di guerra, perché la salute e l’alimentazione sono gli obiettivi di questa guerra e noi li difendiamo», afferma.

Gran parte di quello che c’è da fare nella comune si concentra sul piano sociale, sui bisogni delle persone come risultato della situazione.Hanno iniziato, ad esempio, un lavoro con i ragazzi e le ragazze che trascorrono le loro giornate per strada, per dargli cibo, dignità e istruzione.La comune cerca di dare risposte concrete alle esigenze che emergono dal territorio, nelle case, nelle conquiste che perdono terreno.

«Con i giovani uno dei nostri compiti è spiegargli che le cose che sembravano normali, come il maiale a dicembre o andare al centro commerciale per comprare vestiti, sono battaglie che abbiamo vinto, e non è la rivoluzione che si sta spogliando della vittoria sociale che ha avuto, è il nemico della rivoluzione che vuole porre fine a questi traguardi».

Deiker fa parte del consiglio comunale dall’età di 15 anni, età minima per potersi candidare a portavoce.La sua risolutezza ha radici lontane, dal giorno in cui Chávez venne nella nascente comune, nel 2010, e quando è andato a trovarlo durante le esequie, nel marzo del 2013. Da allora sono passate molte battaglie, tra le quali ricorda le tappe del 2015 e del 2016, quando ancora non esistevano i comitati locali di approvvigionamento e produzione [CLAP, creati nel 2016 – ndt] e la questione della scarsità era centrale.

Il comune, la collina, il suo quartiere, sono l’esempio della città che resiste collettivamente.È una Caracas invisibile per l’altra città ma reale per le comunità, i vicini, il tessuto sociale. È qui che risiedono il chavismo invisibile e una variabile fondamentale: la legittimità dei dirigenti popolari e delle comuni, che sostengono giorno dopo giorno il sogno di qualcosa di diverso.

 

Pubblicato il 3 settembre 2019 su Marcha.org.ar