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Il valore della cura e del lavoro domestico nella pandemia in Argentina

La nuova legge di bilancio con prospettiva di genere in Argentina, dove il lavoro domestico e di cura corrisponde al 16% del Pil, è un traguardo importante ma non sufficiente. Un reportage fotografico sul lavoro di cura nello spazio domestico per riflettere sulle strutturali diseguaglianze di genere

Cosa accade quando il lavoro non remunerato per le donne non è una possibilità ma un obbligo? Come prima risposta, possiamo dire che genera una diseguaglianza tale da limitare la loro autonomia e che questa stessa struttura riproduce un circuito di violenza.

Tra le strategie per frenare questa disuguaglianza in Argentina, il Ministero dell’Economia ha mostrato recentemente, con il rapporto “Lavoro di cura, un settore economico strategico”, come  nove donne su dieci portano avanti il lavoro di cura, ovvero il lavoro riproduttivo, quel lavoro il cui valore non viene riconosciuto nel mercato capitalistico globale; sono occupate in queste attività in media 6,4 ore al giorno, tre volte più degli uomini; infine se inquadriamo queste attività dal punto di vista macroeconomico, vediamo che costituiscono un apporto pari al 16 per centro del PIL dell’economia argentina, più dell’industria nazionale (13,2%), del commercio (13%) e del mercato immobiliare (9,9%).

 

Un modo per misurare l’apporto delle attività domestiche e di cura non remunerate al sistema produttivo è quello di calcolare quanto costerebbero se fossero pagate.

 

Questa stima, realizzata per la prima volta dallo Stato Nazionale in Argentina, colloca al centro dell’agenda e del dibattito pubblico il valore economico delle attività che si realizzano all’interno dello spazio domestico, con l’obiettivo di rendere visibile gli aspetti centrali della diseguaglianza che colpisce e condiziona la vita delle donne e delle diversità sessuali.

«L’obiettivo di questo lavoro è fare in modo che quando parliamo di settori produttivi, cominciamo a parlare del settore del lavoro di cura, quando parliamo di recupero dell’economia, comprendiamo che la cura è un anello della catena produttiva e che, se non risolviamo la questione del lavoro di cura, avremo problemi nel tentare di recuperare la produttività dell’attività economica», ha segnalato la titolare della direzione del settore Economia, Uguaglianza e Genere, Mercedes D’Alessandro, responsabile della redazione del rapporto.

 

Fotoreportage di Irupé Tentorio

 

 

Secondo i dati forniti dalla Commissione Economica per l’America Latina CEPAL, a fine marzo 37 paesi della regione avevano chiuso le scuole come misura preventiva per la pandemia. Questa misura ha comportato che 113 milioni di bambini, bambine e adolescenti sono rimaste a casa, e così il carico di lavoro di cura si è moltiplicato esponenzialmente per le famiglie e in particolare per le donne.

In un panorama globale segnato da una pandemia opprimente, il movimento femminista in Argentina ha affermato che è «esplosa» l’economia della cura e che è urgente che lo Stato riconosca con un salario femminista questo lavoro e infine che la legge di bilancio prevista per il 2021 sia basata su una prospettiva di genere.

 

Proprio a partire da queste rivendicazioni delle reti, assemblee e organizzazioni femministe il ministro dell’Economia Martín Guzmán ha presentato al Congresso Nazionale un progetto di legge per una finanziaria con prospettiva di genere.

 

Questa legge prevede un investimento su questioni legate alla parità di “Genere e Diversità Sessuale” di 6.205 milioni di pesos, che comparato con quella del 2019 mostra un incremento del 1350%.

Si tratta di un’altra conquista del movimento femminista dato che le leggi di bilancio con prospettiva di genere sono strumenti che permettono fin dalla loro definizione sviluppare una analisi delle risorse da destinare alle politiche di genere, valutando le politiche fiscali rispetto all’impatto che tali risorse, per azione diretta o per omissione, hanno sull’uguaglianza di genere.

Anche se in alcuni paesi i lavori di cura non retribuiti sono contemplati economicamente nella legge di bilancio annuale, non è questa una condizione sufficiente per saldare quella diseguaglianza strutturale che ricade principalmente sul lavoro delle donne, lesbiche e trans all’interno della struttura sociale patriarcale/capitalistica, che non permette nemmeno agli uomini di immaginarsi da una prospettiva differente. Crediamo che occorre decostruire il sistema attuale per costruire una uguaglianza più giusta.  Infine, crediamo che ripensare l’economia con una particolare attenzione alla prospettiva di genere sia una questione importante ma non sufficiente.

Traduzione in italiano di Alioscia Castronovo per DINAMOpress.

Immagine di copertina: Mariana. Foto di Irupé Tentorio