EUROPA

Le femministe ungheresi: «Orbán ha usato il virus per attaccare le donne»

Con la mancata ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne, la maggioranza del Parlamento ungherese ribadisce la sua ideologia anti-gender. Intervista a Rita Antoni, attivista del collettivo femminista ungherese Nőkért Egyesület

«Il governo Orbán ha abusato dell’emergenza coronavirus per diffondere la sua ideologia anti-gender. Prima della legge speciale [i cosiddetti “pieni poteri”, che dovrebbero essere ritirati nei primi giorni di giugno ndr] non si era mai arrivati al punto di respingere una convenzione così. Vogliono la donna subordinata all’uomo. I diritti delle donne potrebbero essere in grave pericolo». Rita Antoni è un’attivista del collettivo femminista ungherese Nőkért Egyesület (“Associazione per le donne”) e non usa mezzi termini per descrivere il “no” dello scorso 5 maggio da parte del suo Parlamento alla ratifica della Convenzione di Istanbul. Il documento, adottato dal Consiglio d’Europa nel 2011 e approvato in prima battuta dalla stessa Ungheria nel 2014, si concentra sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica.

 

 

Il Governo dice che il testo ha «un approccio ideologico contrario alla legge ungherese» in riferimento al gender e che «velocizza e semplifica» l’immigrazione in Europa. Non è che Orbán non vuole accogliere le rifugiate perseguitate per l’orientamento sessuale o il genere?

È proprio così. Il governo ha paura che dopo la ratifica l’Ungheria sarà costretta ad accettare un gran numero di rifugiate che subiscono discriminazioni di genere (come il matrimonio infantile, l’omicidio d’onore o le mutilazioni genitali femminili). Ma pochissime donne e ragazze sono in grado di fuggire da paesi e comunità che presentano tali minacce per loro. Tra l’altro il nostro Paese ha già accettato alcune di queste rifugiate, come l’adolescente somala che è diventata modella con il nome di Rea Milla, una ragazza di cui dovremmo essere piuttosto orgogliosi. Ma l’esecutivo vuole mantenere il proprio potere attraverso la xenofobia (con l’immagine di Orbán “eroe nazionale” che ci protegge da folle di migranti aggressivi).

Hanno sempre cercato di giustificare l’uguaglianza dei sessi in Ungheria, purtroppo inesistente, riferendosi al fatto che, poiché siamo un paese cristiano, per fortuna mancano le pratiche barbariche sopra menzionate. Hanno cercato di mettere a tacere le organizzazioni per i diritti delle donne sostenendo molte volte che i migranti musulmani che arrivano rappresentano la “vera minaccia” per le donne (senza considerare le donne ungheresi già maltrattate nel Paese). Dove sono i valori cristiani?

 

 

Il partito di Orbán, Fidesz, sostiene però che la legge ungherese contiene già tutti gli strumenti per proteggere le donne vittime di violenza domestica.

Questa è una bugia! Esiste una legge del 2013, ma è poco efficace: il testo sancisce il reato di violenza domestica, ma il governo ha rifiutato di ascoltare i consigli degli esperti civili che si occupano quotidianamente delle vittime. Nella legge non c’è nulla sulle misure preventive. L’uguaglianza di genere e la risoluzione dei conflitti non violenti non sono integrate nel curriculum scolastico, non ci sono campagne informative statali. Le donne maltrattate si auto-incolpano invece di ricevere l’aiuto delle autorità. Gli ordini restrittivi contro i violenti sono puramente formali, praticamente nulla costringe il malfattore a stare lontano dalla vittima e ogni anno ci sono diversi omicidi nonostante l’intervento giuridico. Le sentenze giudiziarie sono ridicole e non hanno alcun effetto dissuasivo: è molto facile cavarsela con una condanna sospesa, una multa di circa 800-1000 euro, o un paio di anni di galera per un omicidio. A peggiorare le cose, poi, i criminali condannati per violenza domestica non devono prendere parte a nessun programma per prevenire ulteriori reati.

Parallelamente i media di propaganda del governo attaccano in modo offensivo le donne dei partiti di opposizione, così come le femministe. Vogliono distruggere le donne che non seguono il “principio femminile”, cioè che non sono subordinate a un singolo uomo, così come agli uomini del governo. Diventare madre non è abbastanza, le donne che soddisfano il “principio femminile” non devono volere nient’altro dalla vita. Tranne se sei una politica di Fidesz, ovviamente.

 

E nel frattempo, durante il lockdown, sono raddoppiati i casi di violenza dentro casa, vero?

Anche i dati ufficiali (seppure sottostimati) riconoscono un significativo aumento, ma la maggioranza rifiuta ancora la ratifica della Convenzione, perché ritiene che la sua opposizione ideologica sia più importante della vita delle donne.

 

Perché prima approvare la Convenzione e ora respingerla?

Il governo ha abusato dell’emergenza coronavirus per diffondere con più forza la sua ideologia “anti-gender” tra i cittadini. Prima dell’Atto di Emergenza non sono mai arrivati ​​al punto di respingere la ratifica di una convenzione così. Non combattono contro il coronavirus, ma contro il loro uomo nero “gender”. Vogliono eliminare gli studi di genere, il femminismo e i diritti LGBTQ: tutto ciò che mette in discussione la subordinazione delle donne agli uomini. Nel 2014 la Convenzione fu firmata grazie alle pressioni delle organizzazioni femminili. Ma già un anno dopo il ministro delle Risorse umane aveva pubblicato un piano strategico che descriveva la violenza domestica come un «conflitto di relazione» e il risultato di «assenza di abilità vitali essenziali». Da allora sospettavamo che non sarebbero mai stati disposti a riconoscere la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e una discriminazione basata sul genere. Tra l’altro ora, attraverso la legislazione speciale, stanno portando via il diritto delle persone transgender di cambiare il loro genere legale – identificano l’”ideologia gender” con le loro libertà. Sono preoccupata, nel prossimo futuro i diritti delle donne potrebbero essere in grave pericolo.