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Un atlante per raccontare le guerre e i conflitti

È arrivata nelle librerie la nona edizione dell'”Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo”. Grazie al lavoro di giornalisti e attivisti, l’annuario fa la mappa dei conflitti in corso raccontando dove si combatte, quali motivazioni portano a crisi, a guerre e conflitti di alta o bassa intensità. Un bilancio di quell’orrore che si chiama guerra

Ho chiesto a Dinamopress di ospitare la presentazione del lavoro di una piccola redazione che da 11 anni confeziona l’Atlante delle guerre e dei conflitti. Un lavoro con molte sfaccettature ideato dall’associazione 46mo Parallelo di cui vogliamo dare conto e che riassumiamo in una frase: Rivendichiamo il diritto a essere partigiani, cioè di parte. Siamo contro la guerra.

Facciamo un brutto lavoro: contiamo le guerre. Da una decina d’anni a questa parte pubblichiamo un volume che si chiama Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo. Un annuario della morte. Un bilancio dell’orrore che si chiama guerra. Non è ovviamente solo un lavoro da becchini contabili. Cerchiamo di far sapere dove si combatte, quali motivazioni portano a una crisi, a guerre e conflitti di alta o bassa intensità. In questi giorni, ad esempio, facciamo i conti in tasca all’Europa sulla questione dell’invasione curda. E facciamo tutto questo grazie al lavoro di giornalisti e attivisti e al sostegno di istituzioni, associazioni e anche di qualche imprenditore che mette i suoi soldi al servizio della società civile. Il 19 ottobre a Trento presentiamo la nona edizione dell’Atlante e tre importanti novità che si devono al sostegno di due associazioni attive nel settore delle emergenze e della difesa delle vittime di guerra e a quello di un imprenditore illuminato, che anziché investire in pubblicità sostiene l’associazionismo e il volontariato italiano.

Facciamo un lavoro difficile e che va documentato anche con le immagini. Così la prima novità è l’inaugurazione della mostra Wars, un concorso fotografico la cui premiazione è già avvenuta il 5 ottobre a Ferrara all’interno del Festival di Internazionale. La giuria internazionale del premio – diretto da Fabio Bucciarelli e dall’ideatore del progetto Atlante Raffaele Crocco – ha vagliato le oltre cento proposte di reportage arrivate da 36 Paesi. Hanno vinto una fotografa francese, un fotoreporter spagnolo e uno kashmiro. Un fotografo palestinese ha ricevuto una menzione speciale. La mostra girerà per l’Italia in diverse città ma anche piccoli Comuni, magari parlando ogni volta di una guerra diversa: anche di quelle fuori dai riflettori della cronaca delle trenta che abbiamo contato assieme a 18 situazioni di crisi.

La seconda novità è un’edizione speciale in inglese dell’Atlante che vedrà la luce a febbraio 2020. Si tratta di un’edizione ridotta, ma che ci consentirà di cominciare a far conoscere l’Atlante anche all’estero. Infine, accanto alla collaborazione con singoli giornalisti e fotoreporter e alle associazioni di giornalisti, Atlante ha anche un antico sodalizio con le Ong italiane, che sono spesso preziose fonti primarie dal terreno. Da quest’anno la terza novità è la collaborazione con Intersos, specializzata in emergenze. Ci rende possibile integrare le schede Paese, gli articoli sul sito e le infografiche che costituiscono i pilastri sui cui si basa il nostro lavoro redazionale.

Alla fine facciamo anche un bel lavoro. Ai conflitti documentati continuiamo a legare – da un paio d’anni – un “tentativo di pace”, non sempre e non solo istituzionale: esperienze positive legate alla situazione in corso e che vengono segnalate dagli studenti del corso in Sviluppo economico, cooperazione internazionale e gestione dei conflitti coordinati da Giovanni Scotto (Scienze Politiche, Firenze). E’ un legame importante con l’università che per noi è prezioso. Come preziosi restano i contributi e le analisi di Unhcr, Banca Etica, Amnesty International, del Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, dell’Associazione nazionale vittime civili di guerra e dell’Associazione indipendente di giornalisti “Lettera22”. È il modo di trasformare l’aritmetica della guerra in una speranza per cui val la pena di continuare a lavorare.

 

Emanuele Giordana è direttore editoriale di atlanteguerre.it