MONDO

Turchia, nella notte attacchi contro postazioni militari

Missili contro le caserme e scontri armati nelle città sotto coprifuoco.

È stata una notte di fuoco quella che ha vissuto ieri la Turchia. Sebbene le notizie siano poche e a volte discordanti, diverse agenzie confermano una serie di attacchi coordinati in sette città.

Nei luoghi principali dell’assedio e delle stragi perpetrate in queste settimane dall’esercito turco, le YPS (Unità di Difesa dei Cittadini) hanno risposto ai militari. A Van, dove pochi giorni fa sono stati giustiziati sommariamente 12 giovani (che oggi si è scoperto appartenere al PKK), si sono registrate esplosioni e scontri armati. Anche a Cizre, nel distretto di Şırnak, ci sono stati scontri durante tutta la notte. In questo quartiere, le YPS hanno attaccato i carri-armati che assediano la zona da 32 giorni, impedendo loro di avanzare. Gli scontri sarebbero ancora in corso.

A Batman è stato fatto esplodere un veicolo blindato.

Due stazioni di polizia sarebbero state attaccate con esplosivi anche nelle città di Istanbul e Izmir.

Gli attacchi più duri hanno colpito le caserme di Çinar (a Diyarbakir) e Midyat. Nel primo caso, un’autobomba e un missile hanno sventrato gli uffici e la residenza dei militari (foto in copertina). Alle esplosioni sarebbero seguiti scontri armati per quasi un’ora. Fonti governative parlano di sei morti e circa 40 feriti. Fonti non ufficiali sostengono che potrebbero essere molti di più.

Un altro missile ha colpito la caserma di Midyat (foto a sinistra). Anche in questo caso, dopo l’esplosione si sarebbero verificati scontri con armi da fuoco. Non ci sono notizie sull’esito dell’attacco e i militari hanno immediatamente circondato la zona.

Il governo turco sembra intenzionato a minimizzare la portata di questi duri scontri, forse per prevenire un ulteriore malcontento tra i militari, che iniziano a manifestare segni di insofferenza verso la guerra lanciata contro i civili curdi, o per non riconoscere la consistenza assunta dalla resistenza curda. A fronte degli attacchi contro i civili, che hanno provocato centinaia di morti, si sono diffuse mobilitazioni di massa, disobbedienza al coprifuoco e rifiuto dello stato d’assedio da parte di migliaia di persone, in particolare giovani. Questo movimento sta portando ad una estensione e anche ad una radicalizzazione della resistenza.

La risposta militare arriva dopo mesi intensi e tragici: tregue dichiarate unilateralmente dai curdi, ma senza alcun risultato; centinaia di civili uccisi, inclusi donne, vecchi e molti bambini; settimane di assedi e coprifuoco; quartieri interi rasi al suolo; emigrazione forzata di migliaia di persone.

Al momento non ci sono rivendicazioni ufficiali. Fonti turche attribuiscono la responsabilità degli attacchi al Pkk, che però al momento non ha ancora preso parola (ascolta un approfondimento di Luigi su Radio Onda d’Urto). Per adesso, non è dato sapere se ieri notte è stata aperta una nuova fase politico-militare, o si è trattato soltanto di una dimostrazione di forza. Di sicuro, non mancheranno le rappresaglie e un ulteriore inasprimento della strategia criminale di Erdogan. Già questa mattina si sono registrati numerosi arresti a Van, Muş, Şirnak e Amed in raid che hanno colpito associazioni della società civile e sedi del BDP, il Partito delle Regioni. La sede del BDP di Çınar è stata data completamente alle fiamme. Intanto, sempre stamattin, sono stati ritrovati i corpi di due persone giustiziate all’interno della loro casa a Cizre.

Nel frattempo, si registrano segnali contradditori anche sul fronte ISIS. Il Califfato ha rivendicato gli attentati di Jakarta, poche ore dopo le esplosioni, ma continua a tacere sul kamikaze di Istanbul, sebbene siano trascorsi già due giorni. E oggi il Ministro dell’Interno tedesco, Thomas De Maiziere, di ritorno dalla Turchia, ha dichiarato che “non ci sono certezze sull’identità del terrorista”.