ITALIA

Torino, sorveglianza speciale per chi ha combattuto l’Isis

Grave decisione del Tribunale di Torino: è convalidata la richiesta di sorveglianza speciale per Eddi: l’impegno internazionalista viene punito con una norma risalente al fascismo.

Dopo un lungo procedimento giudiziario, è arrivata la sentenza del Tribunale di Torino rispetto alla richiesta, fatta dalla Procura, di sorveglianza speciale per gli attivisti torinesi che avevano partecipato attivamente alla rivoluzione in Rojava.

Il Tribunale non si è ancora espresso ufficialmente ma le indiscrezioni sono giunte alla stampa e pubblicate nel pomeriggio di martedì. Si condanna a due anni di sorveglianza speciale Eddi (Maria Edgarda Marcucci), unica donna del gruppo dei cinque attivisti per i quali era partita la richiesta di provvedimento. Gli altri sono Paolo, Davide, Jacopo, Fabrizio, per loro la richiesta è decaduta in diverse fasi del dibattimento giudiziario.

Più volte su Dinamopress abbiamo raccontato la loro vicenda e l’assurdità di un provvedimento coercitivo, lesivo di diritti di base, risalente al periodo fascista e reazionario nel merito e nel metodo.

Oggi ci troviamo di fronte a questa gravissima decisione finale e alle conseguenze estremamente pesanti per Eddi.

La norma della sorveglianza speciale, di origine fascista, prevede gravi limitazioni della libertà di espressione, riunione, movimento, azione e comunicazione con l’esterno da parte dei soggetti interessati. Fatto ancora più grave, la norma viene applicata in assenza di reato, ma come valutazione soggettiva del magistrato riguardo la presunta “pericolosità” (definita secondo motivi politici e di opinione) del sorvegliato speciale.

Come spesso hanno ribadito gli imputati, quello che si vuole colpire è il dissenso, in quanto le accuse si basano sulla partecipazione a iniziative pubbliche (presidi, azioni), senza che queste si siano trasformate in denunce ma solo in segnalazioni della Digos.

Eddi è stata considerata «socialmente pericolosa» perché dopo la sua esperienza in Rojava avrebbe partecipato ad altre iniziative politiche considerate “reato”.

Eddi, viene oggi punita per la sua storia di militante del movimento No Tav e delle lotte anticapitaliste nella città di Torino. In particolare tra le motivazioni vi sarebbe la sua partecipazione a un’iniziativa di protesta pacifica presso la Camera di Commercio di Torino contro la vendita di armi alla Turchia.

Nel comunicato stampa i cinque coinvolti nel procedimento giudiziario affermano «È scandaloso che a una persona come Eddi si dia una misura del genere (seguendo una procedura che non assicura le garanzie di uno stato di diritto e deriva dal ventennio fascista) per essersi impegnata politicamente in Italia, contestando un sistema politico ed economico che oggi mostra tutte e sue fragilità e i suoi limiti: la gente sta morendo in alcuni casi senza cure per i tagli fatti in questi anni alla sanità. Scandaloso che lo si sia saputo dalla stampa. Chiamiamo alla mobilitazione di tutte e tutti per Eddi e per i curdi, gli arabi e gli altri popoli del Rojava e della Siria del nord che l’America, l’Europa e l’Italia hanno lasciato e lasciano massacrare dopo il contributo dato per la libertà e la sicurezza di tutti».

La sentenza cade, paradossalmente, un giorno prima del primo anniversario della morte di Lorenzo Orsetti, Tesoker, combattente partigiano della rivoluzione del Rojava, come è stata Eddi, ucciso in battaglia in Siria il 18 marzo 2018.