ITALIA

Tette Fuori: se la poster art libera il seno

A Bologna Cheap invade lo spazio urbano con poster giganti di tette di tutte le forme. Con un messaggio semplice quanto liberatorio: basta con la sessualizzazione sui corpi delle donne

«Quando il seno diventa tetta? A otto anni quando compare il bottone mammario? Quando ti vengono le mestruazioni? Quando inizia l’adolescenza? Quando ti metti il primo reggiseno? Quando ti dicono “copriti”? Quando ti copri?». Questa una delle domande sui poster di CHEAP, progetto di public art attivo a Bologna dal 2013. So rispondere a questa domanda in maniera precisa: era l’estate dei miei dieci anni, ero al mare con le amichette, e ci siamo tolte il pezzo di sopra del costume, ho visto per la prima volta occhi di madri sui nostri petti, ce lo hanno lasciato fare, ma i loro sguardi ci stavano dicendo che sarebbe stata l’ultima volta.

 

Foto di Margherita Caprilli

 

L’intervento del collettivo CHEAP si chiama “Tette Fuori” ed è firmata in partnership con School of Feminism, ancora una volta l’intervento artistico nello spazio urbano intreccia messaggi politici che escono dai muri sui quali vengono affissi.

 

Come nel 2019 con l’intervento “Ringrazia Una Femminista”, sempre in collaborazione con la School of Femminism, e nel 2020 con il progetto “La Lotta è FICA”, sviluppato con l’artista canadese MissMe.

 

Così enormi poster con tette di tutti i tipi invadono le strade di Bologna perché come si legge in uno dei poster «the power of breast is the diversity of breast», il potere del seno è la diversità dei seni.

 

Foto di Margherita Caprilli

 

Avrei voluto vedere queste immagini nei miei viaggi in metro da adolescente, quando nascondevo il mio seno dietro maglie enormi, per non far vedere che era cresciuto, invece che incrociare continuamente foto di donne perfette, con tette che sfidano ogni legge di gravità. Spero che molte adolescenti bolognesi si fermino di fronte questi poster e riconoscano il proprio seno in queste tante e diverse foto di tette.

«La sessualizzazione del seno femminile non è una verità universale». Scritta bianco su nero. Le grafiche, i testi e le fotografie che compongono i poster, sono tratte dal libro Pechos Fuera, edito nel 2020 in Spagna da Zenith. Facebook ha subito censurato i post di CHEAP dove fosse possibile vedere dei capezzoli perché considerati dall’algoritmo dei contenuti erotici.

 

Foto di Margherita Caprilli

 

«Nipples have no gender», i capezzoli non hanno genere. Questi poster ci spiegano invece come sia lo sguardo maschile sul corpo delle donne che sessualizza il seno femminile e i suoi capezzoli.

 

Il primo sguardo di uomo sul mio seno ce l’ho stampato in mente, salivo sull’autobus che mi portava verso il centro, e non capivo cosa non andasse con i miei vestiti. Ho capito dopo anni che il problema non erano né i miei vestiti né le mie taglie di reggiseno.

 

Tettona, come fai a muoverti con quelle bocce, ma riesci a dormire a pancia in giù, certo hai delle tette proprio grandi… E potrei scriverne ancora di commenti che ho ricevuto in questi decenni vissuti con una quarta di reggiseno. Eppure in un cerchio di donne ho scoperto che tutte le donne hanno problemi con il proprio seno: piatto, basso, a pera, troppo grande, troppo piccolo, non sodo. Lo sguardo maschile taglia i nostri corpi, li costringe e definisce a proprio gusto, e a nostro pericolo.

 

Foto di Margherita Caprilli

 

Questo intervento di CHEAP è quindi «un invito a rompere i meccanismi di censura sul seno, uno strumento in più per rivendicare il diritto all’autodeterminazione, che evidentemente, passa anche dalla liberazione dei capezzoli». Liberare, quindi, non solo i capezzoli, ma tutte le tette, in tutte le loro età e forme. Insomma semplicemente Tette Fuori, per quanto difficile possa sembrare, rischia di essere liberatorio.

 

Immagine di copertina di Margherita Caprilli (modificata)