EUROPA

Tassonomia, dal parlamento UE uno schiaffo al clima

Il lungo percorso del provvedimento UE si conclude nel peggiore dei modi, la lobby del fossile continua a controllare lo scacchiere politico anche a Strasburgo

La lunga vicenda della Tassonomia Europea volge al termine nel peggiore dei modi possibili.

Su dinamopress avevamo a lungo spiegato la genesi del provvedimento, deciso dalla Commissione Europea dopo una lunga trattativa nel mese di gennaio, giusto prima dello scoppio della guerra in Ukraina.

La Commissione aveva decretato che potevano essere inseriti nella Tassonomia verde, ossia la tipologia tra progetti finanziabili con fondi pubblici  anche quelli riguardanti gas fossile e nucleare in quanto considerati “green”.

La decisione era frutto di un compromesso al ribasso tra Germania e Francia. La prima non voleva rinunciare al gas, la seconda al nucleare, il compromesso era legare le due fonti energetiche e sostenerle entrambe.

La scelta doveva poi essere ratificata dal parlamento in seduta a Strasburgo, e si è arrivate così alla giornata del 6 luglio, dopo mesi febbrili di proteste e di pressione politica per bloccare la decisione.

Da lunedì 4, per tre giorni, fuori dal parlamento ci sono state azioni e mobilitazioni di ogni tipo, che però non sono servite a evitare il peggio.

Il Parlamento ha votato a favore, 328 contro 278, tutta la destra e i partiti popolari e liberali si sono schierati in massa per l’approvazione.

Vi sono svariati paradossi vergognosi in questa situazione, a partire dal fatto che per mesi si è discusso della necessità di liberarsi dalla dipendenza dalla Russia per il gas e il provvedimento permetterà investimenti in impianti a gas, proveniente da molti paesi ma pure in buona parte ancora dalla Russia.

Non a caso, proprio mentre il Parlamento votava, Draghi era in Turchia a negoziare, tra l’altro, per nuovi approvvigionamenti di gas.

La coalizione Not My Taxonomy ha commentato in questo modo «Questo è un grave passo indietro nella lotta contro il greenwashing e un passo indietro dal futuro sostenibile che l’Europa ha promesso, ma non siamo sconfitti, il movimento continuerà a lottare per il nostro futuro collettivo».

Altre associazioni ecologiste hanno sottolineato che per questa scelta inevitabilmente si ridurrà la quantità di investimenti a favore delle rinnovabili per continuare a promuovere il gas fossile.

Greenpeace ha preannunciato una azione legale contro la decisione, mentre Greta Thunberg ha detto che la scelta «ritarderà il nostro bisogno disperato di una vera transizione sostenibile e approfondirà la nostra dipendenza dai combustibili russi»

La rete italiana “Fuori dal Fossile” parla di pagina nera che promuoverà impianti fortemente dannosi come la preannunciata centrale a gas di Piombino o l’ulteriore esplorazione di trivelle in Adriatico.

Attiviste della Laboratoria Berta Caceres, presenti alle azioni di Strasburgo nei giorni precedenti hanno scritto «Le lobby del gas fossile e della falsa soluzione nucleare hanno nuovamente riaffermato la loro intenzione a non lasciare la scena e non consentire neanche l’approvazione delle misure minime di decarbonizzazione necessarie per contenere i danni del cambiamento climatico. Questa è la loro idea di risorse rinnovabili, risorse che depauperano i territori, derubano i popoli della possibilità di decidere sulle terre consegnandole al profitto delle multinazionali del fossile. Le istituzioni europee sono ufficialmente complici nella consegna delle risorse naturali che appartengono alla collettività nelle mani del capitale privato».

Difficile non ricordare in un momento simile i morti sul ghiacciaio della Marmolada, crollato per i cambiamenti climatici. Situazioni simili si presenteranno sempre più spesso, ma a Strasburgo hanno deciso impunemente di non agire.

Immagini da pagina facebook LEA Berta Cáceres