EUROPA

Spagna: la legge sulla casa minaccia l’oligopolio degli affitti

Tra le leggi che il recente cambio di governo a Madrid potrebbe riattivare, c’è quella sulla casa proposta dalla PAH, esito delle lotte sociali degli ultimi anni in Spagna. Se approvata, potrebbe rappresentare un cambio di direzione per l’aumento incontrollato dei prezzi degli affitti.

Una delle conseguenze della mozione di sfiducia che ha fatto decadere Mariano Rajoy da capo del Governo è la riattivazione dell’iter parlamentare di tutte le iniziative legislative che la maggioranza conservatrice aveva tenuto bloccate. Tra queste, c’era la cosiddetta “Legge della Casa della PAH”, ammessa adesso da parte della nuova maggioranza del Congresso che ha reso possibile la salita al potere di Pedro Sánchez.

Il testo di questa legge è stato redatto dalla stessa Plataforma de Afectados por la Hipoteca [PAH Piattaforma delle Vittime dei Mutui – ndt], fatto già di per sé degno di nota, mentre la proposta formale è stata presentata dal Gruppo Parlamentare di Unidos Podemos [coalizione di cui fanno parte Podemos, Izquierda Unida e Unidad Popular – ndt]. Fatta eccezione per il PSOE, la proposta di legge ha ricevuto l’appoggio dell’ERC [Esquerra Republicana de Catalunya – ndt] e del PDeCAT [Partit Demòcrata Europeu Català – ndt] oltre ai deputati di Compromís e EH-Bildu [Euskal Herria Bildu – ndt]. Da parte loro, sia il PP che Ciudadanos hanno votato contro la proposta perché la consideravano troppo interventista, mentre l’astensione del PNV [Partido Nacionalista Vasco – ndt] ha spostato l’ago della bilancia a favore della PAH.

 

Oltre ad essere una nuova dimostrazione della possibilità di arrivare ad accordi parlamentari durante quel che resta della legislatura, l’accettazione del testo legislativo della PAH presuppone il riconoscimento dello sforzo compiuto dalla Piattaforma negli ultimi dieci anni per garantire il diritto costituzionale ad un’abitazione dignitosa.

 

Anche se in realtà non si tratta solo di riconoscimento. La casa rimane un problema di primo piano in Spagna, con cifre sugli sfratti che superano le 60.000 unità nel 2017 (ultimi dati del Consiglio Generale del Potere Giudiziario [assimilabile al Consiglio Superiore della Magistratura italiano – ndt]), con un calo di appena il 3,6% rispetto all’anno precedente. I dati mostrano come già l’anno passato si stesse verificando un cambio vertiginoso nella tipologia degli sfratti, con un aumento considerevole delle espulsioni dagli appartamenti in affitto (più 4%), mentre diminuivano quelle per insolvenza delle ipoteche (meno 15,4%).

 

 

Questo cambiamento nella natura degli sfratti risponde coerentemente alla profonda trasformazione che sta vivendo il mercato immobiliare negli ultimi anni. Si parla già di una vera e propria bolla degli affitti, maturata nel contesto protetto della riqualificazione dei centri urbani in appartamenti per il turismo intensivo. Il portale Fotocasa riportava nel suo ultimo report sui prezzi degli affitti, un aumento annuo del 4,3%, con cifre al metro quadro vicine a quelli degli anni del boom economico.

Prima di questa situazione, poteva sembrare che il conflitto tra la turistificazione delle città e la risposta popolare sotto forma di turismofobia fosse inevitabile, però questa è una maniera semplicistica e di parte di affrontare il problema.

 

La realtà è che l’aumento dei prezzi degli affitti è collegato, a vario titolo, con l’accumulazione di immobili da parte di grandi gruppi di investimento, i cosiddetti fondi avvoltoio, così come con la loro conseguente trasformazione in appartamenti turistici.

 

Le banche, principali proprietari di immobili in Spagna, hanno venduto negli ultimi anni grandi pacchetti di immobili ai fondi di investimento internazionali, i quali hanno indirizzato la loro attenzione sulla redditività del mercato degli affitti spagnolo. Da soli, controllano entrambi l’80% delle abitazioni in affitto, costituendo un oligopolio in incognito se pensiamo che, in molte occasioni, le stesse banche sono azioniste di questi fondi.

 

 

La mossa è senza dubbio perfetta. Queste banche, salvate con denaro pubblico, vendono oggi i propri appartamenti a lotti da 3.000 unità a prezzi molto inferiori al valore che si trova a pagare una persona qualsiasi in cerca di una casa di proprietà (Goldman Sachs ha acquistato 3.000 appartamenti con affitti calmierati per legge della CAM [Comunidad Autónoma de Madrid – ndt] in una «operazione inquinata da irregolarità», secondo la procura spagnola). Accumulano talmente tanti appartamenti che riescono a generare scarsità in alcuni quartieri, provocando un aumento esponenziale dei prezzi, siano essi degli affitti o dei mutui. Si arriva al macabro paradosso per il quale famiglie riallocate in abitazioni popolari vengono sfrattate da questi nuovi proprietari perché non riescono a pagare l’affitto una volta scaduti i termini di legge che imponevano un tetto massimo alle locazioni.

La proliferazione negli ultimi anni di app di intermediazione tra proprietari e inquilini (come Airbnb, Idealista, Pisos.com, ecc) chiude il cerchio e ci mostra la faccia amorevole del nuovo capitalismo speculativo, allo stesso tempo produttore del problema e della “soluzione”.

Per tutto ciò, la Legge sulla Casa della PAH sancisce la necessità di affrontare il problema tenendo conto questi cinque strumenti, conosciuti come “i 5 della PAH”: che non vengano eseguiti sfratti senza un’alternativa abitativa; regolamentazione del prezzo degli affitti; la datio in solutum (dazione in pagamento) retroattiva; ricollocamento temporaneo per famiglie in emergenza abitativa in appartamenti vuoti di proprietà della banca; combattere la povertà energetica. È una questione di giustizia e di volontà politica. Secondo le parole del portavoce della PAH,«l’iter di legge richiede che le persone che sono state elette per risolvere i problemi dei cittadini si diano da fare in fretta; non sono cifre che ci siamo inventati ma vengono dal Consiglio Generale del Potere Giudiziario: il dramma continua ad esistere e vediamo come le Socimis  [Sociedad Cotizada Anónima de Inversión en el Mercado Inmobiliario – ndt] e i fondi speculativi accumulino case a piene mani mentre nessuna amministrazione pubblica sta facendo alcunché per costruire un patrimonio pubblico di abitazioni».

 

Articolo apparso sul sito El Salto

Traduzione a cura di Michele Fazioli per DINAMOpress