Saqueos in Argentina

Tra questione sociale e repressione.

La settimana scorsa l’Argentina è stata scossa da una serie di assalti ai supermercati, espropri e scontri violenti durante diverse notti: in un primo momento scoppiati nella città di Bariloche in Patagonia, i saqueos si sono propagati anche a Rosario e nell’area metropolitana di Buenos Aires. La diseguaglianza sociale, l’inflazione crescente e l’insufficienza delle politiche sociali sono le vere ragioni di una malessere che è esploso pochi giorni fa, ma che ha sia ragioni profonde che complesse radici. La violenta repressione poliziesca ha causato due morti durante gli scontri, e un ferito morto nei giorni successivi in ospedale, mentre diverse centinaia sono i feriti e gli arrestati: contemporaneamente sono scoppiate forti polemiche tra il governo kirchnerista e le opposizioni sindacali e politiche, sia provenienti da destra che dalla sinistra e dai movimenti sociali.

Abbiamo tradotto in italiano due articoli che riteniamo molto interessanti per restituire il clima politico e l’urgenza delle questioni sociali in Argentina: due articoli pubblicati sul quotidiano online marcha.org.ar, “uno sguardo popolare sull’Argentina e sul mondo” esperimento editoriale sul web, legato ai movimenti sociali, un portale di comunicazione, un programma radio, con un numero mensile in forma cartacea: un progetto collettivo per una informazione e una comunicazione che guarda alla trasformazione, nato poco meno di un anno fa.

Articoli tratti da marcha.org.ar – introduzione e traduzione a cura della redazione di dinamo press

Saccheggi e redistribuzione della ricchezza in Argentina

La versione spagnola

Di Ulises Bosia – L’ondata di saccheggi scoppiata nel paese sembra essere terminata. Appunti per la politica e i media che non si fanno carico del problema principale: la questione sociale.

Secondo la Confederazione argentina delle medie imprese (CAME) 292 locali sono stati saccheggiati in 40 città dell’Argentina. Bariloche, città segnata da una brutale diseguaglianza sociale, è stato il primo epicentro di un movimento che si è poi esteso alla provincia di Santa Fè e, tra gli altri, in varie località dell’area metropolitana di Buenos Aires. Inoltre questa organizzazione padronale ha stimato in 26,5milioni di pesos le perdite causate dai saccheggi. D’altro canto, a testimoniare la violenza, nei quartieri poveri di Rosario vi sono stati due morti: Silvia Barnachea, si presume perché dissanguata da un taglio causato da un vetro, e Luciano Carrizo, colpito da un’arma da fuoco, al momento non è chiaro se sparato dalle forze repressive o da un commerciante.

Risposte della politica e dei media.

Di fronte a questa situazione, il dibattito politico e mediatico ha riguardato principalmente due questioni. In primo luogo, quali sono gli organizzatori dei saccheggi. Inizialmente il governo nazionale ha accusato Moyano e Micheli, leader dei sindacati CGT e CTA. Ovviamente, non è mancata la replica dei sindacalisti, che in conferenza stampa sono arrivati ad accusare il governo di aver organizzato i saccheggi per presentarsi come vittima. Non sono nemmeno mancati settori dell’opposizione che hanno cercato di approfittare della situazione per portare acqua al proprio mulino. Cercano di paragonare la situazione sociale attuale con quella del 2001, ignorando i cambiamenti importanti che sono avvenuti e costruendo infine un discorso funzionale al kirchnerismo, che non incontra grandi difficoltà per argomentare che non siamo nella stessa situazione di dieci anni fa. In secondo luogo, si discute della azione repressiva delle forze di sicurezza e poi della Giustizia. Il capo dei fiscales della provincia di Buenos Aires, il procuratore Maria del Carmen Falbo, ha dichiarato inuna intervista a Pagina 12 che “a prima vista, i delitti sono furto aggravato e rapina aggravata, in entrambii casi per essere avvenuti in gruppo”. E a seguire che “la rapina aggravata prevede un minimo di sei anni di carcere, è un reato molto grave”. Tra parentesi, non smette di stupirci il fatto che sia proprio questo giornale a pubblicare queste dichiarazioni, tenendo in conto che in questo stesso giornale Falbo è stata denunciata varie volte da Horacio Verbistky per il suo ruolo rispetto alla disumana politica carceraria nella provincia di Buenos Aires e lo scandalo sulla corruzione che chiama in causa il giudice responsabile della pulizia del Riachuelo.

Le condizioni sociali

Al di là dei possibili responsabili o istigatori dei saccheggi, è evidente che non può darsi un fenomeno di tali dimensioni senza le condizioni sociali che lo rendano possibile. In questo senso si apre un dibattito importante rispetto al discorso kirchnerista, che omette qualunque riferimento alla continuità della povertà strutturale nel nostro paese. A questo va aggiunta l’inflazione crescente e la perdita di valore del salario reale dei lavoratori, unito all’insufficienza dei piano sociali “Argentina trabaja” ( Piani sociali del governo per combattere la disoccupazione ndr.) e delle politiche sociali in generale. Tenendo in conto gli alti livelli di lavoro nero o precario, è evidente che non solo i disoccupati vivono sotto la soglia di povertà, ma anche dei settori importanti che lavorano tutti i giorni , spesso con ritmi estenuanti. Se a questo aggiungiamo i recenti aumenti delle tasse e dei trasporti, ci troviamo di fronte ad una situazione in cui arrivare alla fine del mese diventa più difficile per sempre più argentini. Per questa ragione, le soluzioni repressive, che mostrano come per una parte dell’opinione pubblica il diritto alla proprietà privata sia più importante del diritto all’alimentazione, alla casa o alla vita stessa, sono destinate a fallire nuovamente, riempendo le carceri di poveri, mentre cresce l’abisso sociale, economico e culturale della diseguaglianza nella società argentina.

Alcuni mesi fa la presidentessa disse a Scioli che “molte volte bisogna discutere, quando si governa nel nome del popolo: bisogna confrontarsi con interessi diversi, bisogna sempre prender parte, perché in economia, e lo sanno bene gli imprenditori, nulla è neutro, ciò che si dà ad uno lo mette qualcun altro”. In effetti, i saccheggi riaprono il dibattito sulla redistribuzione della ricchezza, che non è altro che i ricchi mettano ciò che i poveri devono ricevere. In questo senso ha più senso che mai una riforma che sgravi l’IVA dagli alimenti, che aumenti le tasse per le imprese diminuite da Cavallo (ministro dell’economia del primo governo neoliberista di Menem, e ministro del governo De La Rua fino all’insurrezione del dicembre 2001, ndr.) che colpisca le attività dei grandi monopoli locali e multinazionali come la rendita finanziaria, l’estrazione mineraria, il commercio di grano etc. Inoltre, tenendo in conto che i grandi supermercati controllano buona parte della vendita degli alimenti e dei prodotti di prima necessità, è necessaria una politica di controllo dei prezzi e di distribuzione diretta degli alimenti nei quartieri popolari, organizzata dallo stato con la partecipazione dei movimenti sociali. Allo stesso modo, gli assegni sociali come l’Asignaciòn Universal (forma di reddito minimo che spetta a ciascuna famiglia in base al numero dei figli,introdotta dal primo governo di Nestor Kirchner ndr.) devono avere un meccanismo di aumento automatico, mentre altri piani come Argentina Trabaja devono aumentare il loro ammontare ed estendersi a tutto il paese. Comunque è importante comprendere come senza colpire la rendita dei settori arricchitosi con l’attuale sistema economico non è possibile farla finita con la povertà e la miseria strutturale, e dunque il dramma dei saccheggi, per quanto si possano incarcerare centinaia di persone.

Bariloche: saccheggi e criminalizzazione

Leggi la versione in spagnola

Di Javier Torres Molina, da Río Negro. Il governatore Alberto Weretilneck ha accusato diverse organizzazioni politiche e sociali di aver organizzato i saccheggi dello scorso 20 dicembre a Bariloche e che sono accaduti anche in altre città e province del paese.

Per il governatore, i saccheggi sono stati organizzati da settori dell’ Unione Civica Radicale, l’associazione di impiegati del commercio e la Cooperativa 1° de Mayo, – senza che tra queste organizzazioni esistano collegamenti – e ha chiesto al governo nazionale l’invio della gendarmeria, che adesso pattuglia la città di Bariloche. A sua volta, la polizia provinciale ha reso noto attraverso un comunicato stampa di aver recuperato parte della mercanzia saccheggiata nei supermercati di Bariloche e di aver arrestato uno dei referenti della Cooperativa 1° de Mayo conosciuto come il Mohicano. Secondo quanto Marcha ha constatato, sono state perquisite molte case dei soci della cooperativa, anche se nessuno degli elettrodomestici prelevati dai supermercati è stato ritrovato e l’unico elemento compromettente sequestrato è stata una pianta di marijuana. Lo stesso giovedì in cui sono accaduti i saccheggi gli attivisti della cooperativa stavano consegnando una lettera ai padroni del supermercato per chiedere 90 borse con prodotti natalizi – questione che andava avanti da due mesi – quando un gruppo non identificato è entrato a forza nel supermercato. Questa organizzazione è stata stigmatizzata dal potere politico provinciale quando hanno portato avanti una mobilitazione a Bariloche reclamando quote per i piani sociali di Argentina Trabaja e quando hanno provato a rovesciare il monumento del genocida Roca.

La questione poliziesca.

L’azione della polizia provinciale è stata criticata da più parti. Dalla municipalità di Bariloche e dai proprietari dei supermercati per l’intervento tardivo e per non aver avuto abbastanza forze per intervenire, mentre le associazioni dei diritti umani hanno criticato l’uso eccessivo della forza. Secondo quanto ha detto Alberto Weretilneck in conferenza stampa, il ritardo nell’arrivo presso i supermercati era dovuto al fatto che avevano ricevuto informazioni dall’intelligence su una possibile rivolta nel carcere, per cui il personale del Corpo di Operazioni Speciali si trovava in prefettura. Questa rivolta non ha avuto luogo, né si sono verificati saccheggi domenica alle 17 a Viedma, nonostante la polizia abbia fatto il giro dei negozi sollecitando i negozianti a chiudere dato che avevano ricevuto delle (im) precise informazioni al riguardo. Di certo vi è che lo stesso governatore ha riconosciuto che diversi poliziotti in servizio hanno tirato pietre con fionde contro chi saccheggiava i supermercati, anche se l’atto più grave l’ha commesso un poliziotto che ha colpito più volte un minore una raffica di pallottole di gomma senza prestargli soccorso quando è rimasto incosciente al suolo, fatto che è stato denunciato alla giustizia e riconosciuto dal segretario dei diritti umani della provincia Nestor Busso, aspetto non tenuto in conto dal governatore quando ha annunciato l’aumento del numero di poliziotti che pattuglieranno la città di Bariloche con la Gendarmeria.