ROMA

San Lorenzo resiste all’assedio

Gli spazi sociali del quartiere, circondato da territori oramai completamente trasformati dalla gentrificazione, vanno smantellati perché rappresentano un argine alla speculazione finanziaria, allo sfruttamento del territorio e costruiscono un’altra idea di città, basata sulla cooperazione, la solidarietà e il mutualismo

Forse nessun quartiere di Roma ha un’immagine fisica così definita, racchiuso com’è da confini geografici invalicabili. Le mura Aureliane, il fascio dei binari, il cimitero del Verano, la città universitaria chiudono in una morsa San Lorenzo e definiscono il disegno di quel mezzo chilometro quadrato, dove abitano novemila persone.  Sono però molte di più quelle che vivono il quartiere. Il peso dell’università si è sempre riversato fra quelle vie, attraversate ogni giorno da migliaia di studenti de La Sapienza e lavoratori del vicino Policlinico.

Una mappa a scala maggiore ci consente di capire, però, che è in corso un assedio a questa cittadella e che quei solidi confini potrebbero non bastare.  Da est preme il quartiere umbertino dell’Esquilino, nato subito dopo l’unità d’Italia su ville, orti e vigne lottizzate dai proprietari per realizzare enormi rendite immobiliari dalla costruzione di abitazioni per la nuova borghesia impiegatizia. Oggi l’intero quartiere Esquilino è interessato da un processo di trasformazione, con conseguente espulsione degli ultimi abitanti storici rimasti, come quelli delle case comunali su via Giolitti.

Il valore immobiliare è salito a più di seimila euro al metro quadro e chi paga quelle cifre per abitare qui si mobilita per non avere senza tetto sotto i portici di piazza Vittorio.

Targhe che ricordano il bombardamento di San Lorenzo del 19 luglio 1943, realizzate dalla Libera Repubblica di San Lorenzo

A sud il Pigneto, che da Porta Maggiore si estende fra la via Casilina e la via Prenestina, ha subito un pesante processo di gentrificazione. Nato come quartiere popolare alla fine dell’Ottocento, come San Lorenzo fu colpito dai bombardamenti alleati del 1943. L’immagine del quartiere è stata costruita attorno al brand di Pasolini che lo scelse per girare Accattone. Da qui la trasformazione lenta, inesorabile in quartiere alla moda, con il proliferare di locali per mangiare e bere, accanto a librerie indipendenti e centri culturali. I prezzi si impennano senza che corrisponda a questo un reale miglioramento degli edifici, che restano di bassa qualità. La vita della notte prende il sopravvento su quella del giorno. La comunità senegalese che viveva da 25 anni a via Fanfulla viene sfrattata.

Una pressione ancora più forte su San Lorenzo viene da ovest dove la vasta area Tiburtina è interessata da un processo di valorizzazione immobiliare a partire dalle aree ferroviarie.

Accanto alla stazione saranno realizzati un hotel e spazi commerciali, poco distante è stata inaugurata la sede della Bnl e sorgeranno due torri per uffici, una delle quali ospiterà la direzione delle Ferrovie dello Stato. Si delinea la costruzione di un nuovo quartiere direzionale con una superficie utile totale di 240mila metri quadri fra la stazione e Pietralata, in quell’area che avrebbe dovuto ospitare lo Sdo, secondo il piano del 1962. Una zona dove La Sapienza intende realizzare uno studentato e l’Istat la sua nuova sede. Alla luce di questo programma si inquadra l’espulsione di Officine Zero a Casal Bertone, la multifactory che dal 2012 aveva recuperato i capannoni abbandonati dell’ex Rsi, dove un tempo si riparavano i treni notte. La zona va ripulita da chi non rientra nel programma, come i tanti che a piazzale Spadolini hanno trovato rifugio e assistenza. Sono fenomeni definiti dall’amministrazione “di bivacco” da combattere con l’Urban green garden, cioè fioriere gigantesche a disposizione dei cittadini che possono prendersene cura, perché il Comune non fa neanche questo.

Residence De Lollis, “nuovissimi appartamenti servizi all-inclusive” per studenti e turisti

San Lorenzo, stretto nella morsa, prova a resistere, anche se da anni oramai ci sono segnali della trasformazione in atto. Il quartiere, operaio prima e degli studenti poi, è stato invaso da turisti ospiti dei mini-appartamenti offerti su Airbnb, le botteghe storiche hanno lasciato il posto a locali dove si somministrano cibi e bevande scadenti notte e giorno, cantieri edilizi, più o meno legittimi, si sono moltiplicati. Le Fonderie Bastianelli sono state demolite per far posto a mini-appartamenti, un lussuoso albergo sta per essere inaugurato a via De Lollis, case e casette sono comparse in lotti ancora liberi, le officine artigiane hanno lasciato il posto a nuove residenze e l’attività sembra inarrestabile.

Non si sono fermati neanche i sogni e lotte del protagonismo sociale, dei comitati, delle associazioni, dei cittadini e commercianti che resistono all’ invasione dei progetti di finanza grandi e piccoli che stanno planando sul quartiere. Dando vita a pratiche di resistenza agli sfratti, al taglio delle utenze. Partecipando con proposte ai progetti voluti dall’Amministrazione. Innervando il quartiere di una capillare attività di mutualismo che è riuscita nel tempo a costruirsi come una vera e propria pratica di autogoverno.

Piazza dei Sanniti, iniziativa della Libera Repubblica di San Lorenzo

È il motivo per cui devono essere allontanati dal quartiere. Il Cinema Palazzo è stato sgomberato da un anno e ha lasciato un buio enorme. Si tenta di porre fine all’esperienza di Esc Atelier con una sentenza del tribunale interrompendo un’esperienza che per 17 anni ha garantito produzione culturale indipendente e gratuita e presidio di socialità, non solo per il quartiere. I locali occupati da Communia saranno venduti all’asta e sarà la fine di uno spazio che ha rappresentato l’unico presidio contro la vergogna dell’abbandono da parte dei proprietari dell’area di via dei Lucani. Si vuole demolire il campo di calcio dei Cavalieri di Colombo per sostituirlo con campi di padel e allontanare l’Atletico San Lorenzo che garantisce pratica sportiva aperta a chiunque.

Tutto questo mentre il quartiere è lasciato in stato d’abbandono, in mano alla criminalità che gestisce lo spaccio e si appropria dei locali in crisi dopo le restrizioni dovute alla pandemia.

Non succede a caso. Lasciare il territorio in queste condizioni consentirà di far accettare agli abitanti qualunque intervento spacciato per “recupero e risanamento”. San Lorenzo assediata è pronta a difendere i suoi confini. Potrà farlo grazie all’immensa galassia di pratiche che si sono sviluppate da anni attorno a quegli spazi sociali che si vogliono smantellare perché rappresentano nuove strutture sociali della vita quotidiana e una nuova geografia della città.

Tutte le immagini da DINAMOpress