ROMA

San Lorenzo: tra densificazione dello spazio e complessità delle relazioni

A Roma il quartiere San Lorenzo continua a costruire relazioni sociali e proposte alternative capaci di far fronte alle nefaste conseguenze del Piano Casa e della legge sulla Rigenerazione Urbana

In un luminoso pomeriggio di primavera un’assemblea, che ha come sfondo le grida dei bimbi, si confronta sulla carenza di verde a San Lorenzo e di spazi e servizi per i più piccoli. Si intrecciano le esigenze immediate e le analisi complessive, le esperienze di chi da tempo si muove su questa porzione di città e quelle di chi vi è approdato più di recente. È un quartiere che cambia e che mantiene persistenze: cambia nella sua composizione sociale, con lo svuotamento delle attività artigianali, sostituite soprattutto dal commercio, non solo di somministrazione. Cambia nelle forme dell’abitare, che si caratterizzano sempre più come residenza temporanea e che vengono proposte come “investimento”.

Il cambiamento ha avuto un’accelerazione negli ultimi anni, grazie alla sostanziale indifferenza dell’Amministrazione Comunale e Municipale e con l’intervento diretto della Regione, attraverso il Piano Casa o l’attuale Legge della Rigenerazione.

Il dibattito che in questi mesi si è aperto a Roma sulla demolizione-ricostruzione dei villini che caratterizzano tante porzioni della Città Storica, i cittadini di San Lorenzo lo propongono da tempo, per focalizzare quanto stava avvenendo sul proprio territorio. Con l’alibi della riqualificazione si sta, infatti, mettendo a rendita ogni metro quadro disponibile; la “valorizzazione” viene dall’Amministrazione intesa come risultato finanziario immediato. Così questo quartiere, che ha un’identità e una storia popolare, viene “consumato” e stravolto, spingendo molti dei residenti e degli artigiani storici ad andarsene.

Le situazioni-simbolo che, negli anni, hanno visto i cittadini impegnati nella difesa degli interessi comuni sono le ex-fonderie Bastianelli e il cortile di via dei Sardi, dove sono, però, alla fine prevalsi gli interessi dei privati, nonostante l’intero quartiere ricada nella Città Storica e nella Carta della Qualità. Mobilitandosi per le ex-fonderie si voleva salvaguardare la memoria dell’identità artigianale di San Lorenzo, attraverso il manufatto d’inizio novecento che ben conservava le preziose capriate in legno e le tipiche strutture in ferro [Carta dell’Agro e Archeologia industriale ID (87)] e che aveva segnato, con la propria produzione, l’arredo della nuova capitale del regno.

 

Tutto è stato frettolosamente e pesantemente distrutto, tanto da creare danni anche al condominio confinante, che è stato costretto a fare causa (vincendola) per vederli riconosciuti, ma che ancora versa in una condizione di assoluta precarietà sul limite di un’enorme buca del cantiere, che con le recenti piogge ha accresciuto l’apprensione, per il timore che potesse replicarsi quanto si è verificato alla Balduina.

 

A via dei Sardi si è cercato di difendere la vivibilità legata allo spazio fisico. «Riprendiamoci la luce e l’aria» recitava la locandina affissa nel quartiere: il risultato, a seguito dell’intervento della Procura, è stata una piccola riduzione dell’edificato e l’attuale ripresa dei lavori, dopo il passaggio ad una proprietà estera, per realizzare residenze temporanee (anche perché, probabilmente, nessuno potrebbe abitare stabilmente in miniappartamenti con poche finestre che si affacciano sui muri di un cortile con un limitato distacco).

I cittadini di San Lorenzo hanno così visto crescere palazzi negli spazi che il PRG individua come Ambiti del Progetto Urbano, in cui realizzare i servizi di cui si riconosceva la mancanza. Hanno anche visto disattese le elaborazioni dei percorsi di partecipazione, che sono apparsi, a più riprese, più uno strumento per far decantare la protesta che una reale capacità di governare la trasformazione della città a partire dalle esperienze di chi la città la vive. Gli unici bisogni, infatti, che l’Amministrazione si mostra impegnata a garantire sono quelli dell’interesse finanziario. L’aumento della pressione antropica, e quindi del consumo di spazio e di vivibilità, risulta così accresciuto, senza i servizi e gli standard conseguenti.

Via dei Liguri, lo Schema di Assetto Preliminare elaborato dai cittadini e dai tecnici comunali proponeva di «realizzare, nell’area attualmente recintata all’incrocio tra via dei Liguri e via dei Campani uno spazio pubblico collegato con largo Talamo,» e i suoi resti archeologici, ma l’Amministrazione ha preferito riempirlo con un condominio di 8 piani di bicamere (40mq) con posto auto.

A via dei Bruzi, una nuova gru (per un nuovo edificio) si aggiunge alla palazzina frettolosamente innalzata tra un palazzo di 10 piani e l’ampio distributore di benzina e ironicamente denominata greenlife.

A via dei Reti, sempre Ambito di valorizzazione, si alzano due nuovi edifici o si sventrano capannoni registrati nella Carta dell’Agro, oltre alla crescita di cubature sui terrazzi, di cui nessuno sembra accorgersi.

A via De Lollis, le edificazioni già avviate proseguono, come a piazzale del Verano (ancora Ambito di valorizzazione), dove si verrà così a modificare la prospettiva di quello che è il Cimitero Monumentale della capitale.

 

A via dei Galli e a via dei Piceni, il Comune (e il Municipio) hanno regalato pezzi di strade, per garantire gli interessi dei privati e i cittadini, che pacificamente protestano, ricevono denunce.

Nell’Ambito di via dello Scalo l’ulteriore espansione della Sapienza sembra saldarsi con gli sviluppi ipotizzati per la Dogana (uno Student Hotel a capitale olandese) e sembra incrementare l’asservimento del quartiere all’Università ed a residenti comunque temporanei, a scapitodel concetto stesso di quartiere e di chi ci abita stabilmente.

I progetti di trasformazione previsti inoltre, con l’aumento di tipologie residenziali destinate agli studenti o comunque all’affitto temporaneo, non faranno che aumentare la presenza di giovani che la sera sostano nelle strade e nelle piazze a ridosso dei locali, provocando rumore e lasciando rifiuti che creano grave disagio ai residenti.

I cittadini hanno a lungo creduto che il quartiere fosse protetto dalla Carta della Qualità, nella sua morfologia di fine ‘800 inizio ‘900 e nella possibilità di salvaguardare i diversi manufatti tutelati dalla Carta dell’Agro. Ma hanno sperimentato che i nuovi provvedimenti, tesi a realizzare volumi dove è più conveniente per i costruttori, possono risultare strumenti distruttivi di spazi vitali e luoghi simbolici, perché si possono applicare in difformità da ogni previsione di Piano.

L’assessore all’urbanistica capitolino, Montuori, ha formulato, attraverso una Memoria di Giunta, osservazioni sulla Legge di Rigenerazione urbana e sulla sostanziale continuità con il precedente Piano Casa.

Riuscirà la nuova Amministrazione a fare scelte che risultino in discontinuità con le precedenti?  

I cittadini di San Lorenzo continuano, caparbiamente, a incontrarsi, a costruire relazioni e a proporre lo strumento del Progetto Urbano, con la sua visione d’insieme, all’Amministrazione. Convinti che per una reale “valorizzazione” sia determinante l’interesse per la qualità della vita che un assetto urbano propone. Infatti sono le persone con i loro tempi, attività, emozioni, interessi e relazioni a costruire i luoghi. Scambiare esperienze e saperi significa costruire e praticare relazioni in cui riconoscere i rispettivi bisogni cercando insieme le possibili soluzioni.

Riusciranno quanti vivono o attraversano San Lorenzo a contenere i danni irrimediabili che i provvedimenti degli ultimi anni stanno producendo attraverso la demolizione-ricostruzione, per costruire una valorizzazione urbana come risultato socio-economico, con una prospettiva di lungo termine?