Roma, Profondo Rosso

La giunta Marino immobilizzata dai conti che non tornano

Marino e i suoi sono immobili, tanto immobili che l’ultima seduta del consiglio comunale non si è neanche tenuta: nessuna delibera all’ordine del giorno. Il governo di Roma è in palla, ostaggio dell’incubo del commissariamento e dei conti che non tornano, vive alla giornata provando a metterci una pezza come accaduto con i tre milioni e spicci che arriveranno ai municipi per coprire gli scoperti degli ultimi tre o quattro mesi e di tirare avanti forse fino all’inizio di novembre. E poi? E poi speriamo che i soldi dal governo arrivino, altrimenti dicono tutti e quindici i minisindaci, i servizi sociali essenziali , come l’assistenza domiciliare ad anziani e portatori di handicap, potrebbero non essere garantiti da un giorno all’altro.

Ma questi quattrocento o cinquecento milioni dal governo arriveranno o no? Alla fine è probabile di si ma la strada è in salita, dall’incontro dello scorso martedì tra il Ministro dell’economia Saccomanni e il Marino praticamente nulla è trapelato. Un incontro lungo e top secret che segnala la difficoltà del governo delle larghe intese di licenziare un decreto ‘Salva Roma’. In ogni caso i soldi, se arriveranno, non basterebbero comunque a coprire il buco di ottocento e passa milioni di euro.

Così ecco la squadrone che sta affrontando l’emergenza bilancio, composto dall’assessore Daniele Morgante, il vicesindaco Luigi Nieri, il caposegretaria Enzo Foschi e alcuni “tecnici”, cosa ha pensato: prima di simulare il pagamento dell’Imu sulla prima casa, in maniera di avere un sostanziale rimborso dal governo, proposta bocciata dal governo, e poi di mandare in prepensionamento un bel po’ di dipendenti comunali, anche perché “bisogna far largo ai giovani”, anche questa ipotesi bocciata anticipatamente dai lavori del Senato che escludono il prepensionamento per i dirigenti degli enti locali. E allora? Che si fa? Si vende il patrimonio pubblico. O meglio, probabilmente si svenderà il patrimonio pubblico, singoli appartamenti o interi palazzi in disuso, 597 immobili in tutto di cui 295 residenziali, per rimediare più di duecentomilioni di euro con cui poi costruire. Dando per buono che la vendita di case tutelerà i ceti più deboli, che idea di città e del suo sviluppo ha la giunta Marino? La perdita di questo patrimonio un giorno non potrà mai essere recuperata e cosa ci faranno gli acquirenti e con quali criteri saranno venduti non è dato saperlo. Non è difficile immaginare che i nuovi proprietari pretenderanno per acquistare il cambio di destinazione d’uso, aprendo la strada ad una nuova offensiva della rendita e della speculazione a Roma.

Certo, per l’immagine di Marino e della sua giunta è meglio vendere gli immobili che aumentare le tasse comunali o privatizzare i servizi sociali, ma quello che è evidente è che questo se non si cambia direzione è solo il primo passaggio. Lo abbiamo spiegato e ripetuto le nuove enclousures si stanno dando sul terreno delle città, dei servizi, dei beni comuni, il pareggio di bilancio e le politiche d’austerità sono il grimaldello per metterci le mani sopra. E’ vero che la giunta Alemanno ha mal governato Roma, che parte del deficit è responsabilità dei meccanismi di corruttela e gestione privatistica della cosa pubblica che ha segnato l’ultima stagione del centrodestra a Roma, ma è altrettanto vero che il problema non è tutto qua. Che il buongoverno è impossibile se non rompe questa logica, che le promesse della campagna elettorale il centrosinistra capitolino semplicemente non le potrà mantenere.