ROMA

Roma, macelleria sociale e resistenze

Arrivano i primi effetti del commissariamento “morbido” imposto alla Capitale con il decreto “Salva Roma”. L’amministrazione per far quadrare i conti punta a sforbiciare il salario integrativo nelle buste paghe dei dipendenti comunali, che vedono i loro salari bloccati da molti anni mentre nella crisi prelievo fiscale e costo della vita sono aumentati. Non c’è da stupirsi come ieri il centro della città sia stato paralizzato da migliaia di dipendenti del Campidoglio, esondando dalla semplice e un po’ rituale convocazione sindacale. Blocchi stradali, rabbia e determinazione.

Non ci stanno i dipendenti pubblici ad essere l’agnello sacrificale della spending review: dovrebbero ricevere aumenti e non vedersi togliere i soldi che consentono a molti di arrivare a fine mese. Sarebbe facile fare la Cassandra se la il quadro che abbiamo di fronte non fosse così pesante, se l’attacco alle condizioni di vita materiale di migliaia di lavoratori non fosse così brutale. Probabilmente Marino e i suoi faranno marcia indietro, ma i soldi da qualche parte andranno trovati per quest’anno e i prossimi, quindi nella morsa del debito e dell’implacabile violenza del pareggio di bilancio prima o poi stipendi, servizi, aziende pubbliche, spesa sociale finiranno nella tagliola. Intanto si vende anche il patrimonio pubblico per fare cassa, ma riempire la voragine del debito vendendo la cosa pubblica è come svuotare il mare con un cucchiaino

Nessun buon governo, nessuna via socialdemocratica dei governi locali. Oltre la bufala dei Fori Imperiali la maggioranza di Ignazio Marino è ostaggio della realtà, dei vorrei ma non posso dal giorno dopo l’elezione e la corsa in bicicletta sulla salita del Campidoglio. Lo spostamento degli equilibri del nuovo corso renziano rischiano poi di travolgere la Giunta, ridimensionando anche il ruolo di Sel, con un rimpasto all’orizzonte dopo le europee. E non basterà dire “si ma l’alternativa era Alemanno e i saluti romani”, l’alternativa è il governo dei beni comuni, la disobbedienza alle politiche di austerità. Questo vuol dire essere realisti, fare i conti con le condizioni date, al di fuori di questo ci sono amministratori che fanno spallucce di fronte al vicolo cieco che imboccano come se non ci fosse alternativa.

Gli enti locali sono l’ultimo anello su cui si scaricano i tagli lineari e per questo possono essere formidabili punti di resistenza e di costruzione di coalizioni sociali efficaci. Se Roma sarà uno dei laboratori della macelleria sociale dei prossimi facciamo in modo che sia anche un laboratorio del conflitto e delle resistenze. La campagna per i referendum cittadini deLIBERIAMO Roma e le manifestazioni della prossima settimana, il 12 fin sotto il Campidoglio promossa dai movimenti per il diritto all’abitare, centri sociali e realtà territoriali, e poi il 17 con la manifestazione nazionale in difesa dei beni comuni e contro le privatizzazioni saranno già un’occasione.