ROMA
        Roma Heroes Rewritten: rassegna internazionale del teatro Rom
Nel cuore di Roma, allo Spin Time Labs, andrà in scena dal 6 all’8 novembre una delle esperienze teatrali più radicali e necessarie del panorama europeo contemporaneo: la rassegna internazionale dedicata al teatro Rom, organizzata da Rampa Prenestina aps con il sostegno di Spin Time Labs, del Tavolo Cultura e di una rete di realtà europee impegnate nella promozione dell’arte come strumento di emancipazione
L’evento, co-finanziato dalla Comunità Europea, nasce come un mese di programmazione diffusa che unisce compagnie e artistə provenienti da diversi paesi: Italia, Ungheria, Romania, in un percorso che attraversa linguaggi diversi: teatro, musica, performance, stand up comedy e incontri pubblici. L’obiettivo è chiaro e ambizioso: restituire spazio, voce e rappresentazione alla comunità Romanì, troppo spesso esclusa dai luoghi della cultura e della narrazione ufficiale.
Riscrivere come forma di disobbedienza
Il titolo stesso, Rewritten, racchiude il cuore del progetto. Riscrivere non significa soltanto reinterpretare la propria storia o modificarne i contorni: è un atto politico e poetico di disobbedienza linguistica, un modo per liberarsi da narrazioni imposte e riappropriarsi del proprio racconto.
«Riscrivere è un gesto di resistenza» spiegano gli organizzatori. «È dire al mondo che non accettiamo più di essere oggetto di rappresentazione, ma vogliamo essere soggetto, voce, autore del nostro sguardo».
L’Europa, oggi, avrebbe dovuto essere uno spazio di convivenza e pace. Eppure, accanto ai nuovi nazionalismi e alle guerre che si riaccendono ai suoi confini, persistono discriminazioni e segregazioni che affondano le radici nella storia.
Tra queste, quella della comunità Rom, che ancora oggi, in molti paesi, vive ai margini delle città in condizioni di precarietà e invisibilità voluta dalle istituzioni e dal pregiudizio comune.
In questo scenario, Roma Heroes – Rewritten si pone come un atto di contro-narrazione: una piattaforma per le nuove generazioni Rom che, attraverso l’arte, rifiutano stereotipi e divisioni, e rivendicano il diritto di esistere pienamente.
Il teatro come casa e spazio di cura
Il progetto prende corpo in modo emblematico con Ko Sem Me? – in lingua romanì “Chi sono io?” – in scena il 6 novembre alle ore 19.00. Si tratta di una performance nata dal laboratorio condotto da Rampa Prenestina insieme ai giovani delle comunità del campo di via Gordiani e via di Salone. Per quasi un anno, tra il 2024 e il 2025, un gruppo di ragazze e ragazzi ha lavorato su identità, corpo, lingua e appartenenza, attraverso giochi teatrali, improvvisazioni, scrittura, danza e musica.
«Per me il teatro è un mezzo potente di riscoperta di se stessə, del proprio corpo e della propria identità», racconta Gemila Durmis, l’artista e artivista che insieme ad altri artisti guida il laboratorio teatrale. «Viviamo in una società che ci vuole produttivə, uniformatə, sempre di corsa. Il laboratorio è nato come gesto di resistenza a tutto questo: uno spazio sicuro dove riscoprire la leggerezza, la possibilità di essere ascoltatə, l’arte del gioco. Un luogo dove l’incontro diventa cura e il teatro diventa casa».
Lo spettacolo è una restituzione collettiva, una “traccia viva” del percorso laboratoriale: attraversa Shakespeare e le storie personali dei partecipanti, le lingue che li abitano e le lotte quotidiane di chi ancora si chiede «Essere, o non essere?». Una domanda che, per molti, non è solo esistenziale ma sociale, politica, culturale.
Aspettando Bo: tra Beckett e il campo
Il giorno successivo, venerdì 7 novembre, sarà la volta di Aspettando Bo, una produzione originale di Rampa Prenestina. Ispirato liberamente al celebre Aspettando Godot di Samuel Beckett, lo spettacolo racconta l’attesa di due giovani Rom alla ricerca di un lavoro, di una casa, di un posto nel mondo. È un’attesa ironica, surreale, a tratti clownesca, in cui si alternano musica dal vivo, poesia e frammenti di vita reale.
Nell’opera si riflette la precarietà esistenziale di una generazione che, pur immersa nel XXI secolo, continua a fare i conti con il peso dei pregiudizi. Eppure, in mezzo a tutto questo, resta la capacità di ridere, di resistere, di non smettere di sognare. «Aspettando Bo – spiega Spinella – è una metafora di un’attesa infinita, ma anche della forza di chi, nonostante tutto, continua a esserci. È il nostro modo di dire che l’assenza, quando condivisa, può diventare presenza».
Cannibals: la memoria come atto politico
La trilogia teatrale si chiude sabato 8 novembre con Cannibals, potente produzione dell’Independent Theater Hungary. Lo spettacolo rievoca un episodio storico dimenticato: nel 1782, nella contea di Hont, in Ungheria, 131 Rom furono condannati – 41 giustiziati pubblicamente – per un crimine mai commesso. Il corpo della vittima, un macellaio, non fu mai trovato. Le confessioni, estorte sotto tortura, servirono solo a giustificare un massacro.
Cannibals restituisce voce e dignità a quella memoria negata, trasformando la violenza storica in un atto di consapevolezza collettiva. La regia di Emília Boda-Novy costruisce un’esperienza immersiva, fatta di testimonianze, canzoni e immagini evocative. È un teatro che non consola, ma interroga; che riporta la Storia sul palco per chiedere giustizia, per ricordare che le radici del razzismo sono ancora vive, anche nel presente.
Oltre il palco: musica, stand-up e comunità
Roma Heroes – Rewritten non si limita al teatro. Il 20 novembre, all’interno della rassegna “HOMING – Fare casa del mondo” al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, si terrà un intervento musicale di Sebastiano Spinella e dei Musici del Teatro Rom, con la presentazione del progetto Teatro Rom a Roma. Un incontro che unisce ricerca sonora e narrazione, per esplorare il legame tra musica e identità migrante.
La rassegna culminerà poi nella Stand Up Rom, due giornate dedicate alla comicità come strumento di liberazione.
Domenica 23 novembre, al LSA Centocelle, “Sorsi di Stand Up Rom” aprirà un palco di poesia, musica e open mic, dove artistə come Nedzad Husovic, Gemila Durmis, Mattia Alberghetti ed Erik Nikolic daranno vita a una serata di ironia e libertà. Martedì 25 novembre, invece, sarà la compagnia Giuvlipen (Romania) a chiudere la rassegna con Get Up, Stand Up, un’esplosiva performance di stand-up femminista e rom, che ribalta i codici di un genere spesso dominato da razzismo e sessismo.
«La comicità è un’arma potente – spiega Mihaela Dragan, una delle fondatrici di Giuvlipen – perché permette di ridere del potere e di disinnescare la paura. Ridere insieme è un atto di libertà».
L’arte come spazio politico
L’intera programmazione di Roma Heroes – Rewritten è attraversata da un filo rosso: l’idea che l’arte non sia evasione, ma strumento di resistenza. Ogni spettacolo, ogni incontro, ogni risata diventa un frammento di una più ampia riscrittura collettiva, in cui la comunità Romanì non è più oggetto di narrazione, ma protagonista del proprio destino.
Nel linguaggio del teatro, riscrivere significa riconnettere: con sé stessə, con la propria storia, con la città che si abita. È un modo per riappropriarsi del tempo, dello spazio, della parola. In un mondo che ci vuole veloci, efficienti e sempre uguali, il teatro diventa lentezza, ascolto, differenza.
«Raccontarci è già un atto politico», afferma infine l’artista Gemila Durmis. «Riscriverci, insieme, è libertà».
La copertina è di Rampa prenestina (pagina Facebook)
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